Valentina Di Paola

I gamberetti opossum sentono l’odore di casa

(17 Settembre 2024)

Roma –  I Mysida, una specie di gamberetti che abita nelle grotte e nelle caverne subacquee, riescono a riconoscere l’odore della propria casa e si orientano nel vasto oceano grazie ai segnali chimici delle diverse composizioni. A questa curiosa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science, condotto dagli scienziati del Centre national de la recherche scientifique (CNRS). Il team, guidato da Thierry Pérez, ha analizzato il comportamento degli Hemimysis margalefi, chiamati anche gamberetti opossum o misidi. La capacità di orientamento degli animali, spiegano gli esperti, è un curioso meccanismo osservato in moltissime specie, che sfruttano vari accorgimenti per ritrovare la strada di ‘casa’. È stato ad esempio ipotizzato che alcuni animali siano in grado di spostarsi attraverso la luce o il campo magnetico terrestre. I misidi sono in grado di ritornare nella propria caverna seguendo i segnali chimici e districandosi attraverso le grotte sottomarine. “I paesaggi marini distintivi – spiega Pérez – aiutano questi animali a ritrovare la propria caverna dopo le migrazioni in cerca di alghe detriti e zooplancton”. Nell’ambito del lavoro, il gruppo di ricerca ha raccolto campioni di acqua di mare da tre grotte nel Parco nazionale delle Calanques al largo della Francia meridionale, chiamate ‘Fauconnière’, ‘3PP’ e ‘Jarre’. Queste strutture si trovano tra 11 e 24 metri sott’acqua e tra 8 e 20 chilometri di distanza l’una dall’altra. I ricercatori hanno catturato centinaia di H. margalefi adulti dalle grotte di Fauconnière e Jarre. Per confronto, gli esperti hanno anche raccolto esemplari di un’altra specie di misidi, del genere Leptomysis, che vive in acque poco profonde vicino alla stazione di Endoume, dove è stato condotto lo studio. Per valutare le capacità degli animali, gli scienziati hanno posizionato gli esemplari in un canale con un bivio, a forma di Y. Ogni braccio era collegato a un serbatoio da 10 litri riempito con acqua di mare da una delle grotte. In totale, i ricercatori hanno testato 286 misidi, 230 dei quali appartenevano alla specie H. margalefi. Stando a quanto emerge dall’indagine, i gamberetti erano in grado di riconoscere l’acqua della propria caverna, dirigendosi nel braccio selezionato 16 volte più spesso rispetto al sentiero di controllo. Al contempo, i misidi acquatici non mostravano preferenze per un tipo di acqua rispetto a un altro. I ricercatori hanno utilizzato la cromatografia liquida ad altissime prestazioni abbinata alla spettrometria di massa ad alta risoluzione (UHPLC-HR-MS) per rivelare differenze nei metaboliti presenti all’interno delle grotte. L’approccio del team ha dimostrato che il paesaggio marino era composto principalmente da peptidi naturali, acidi grassi, steroidi e alcaloidi, nonché da inquinanti antropici. La firma chimica dell’acqua di Jarre era altamente distinta da quella dell’acqua di Fauconnière, mentre 3PP presentava caratteristiche in comune con entrambi gli ambienti. “Il nostro lavoro – commenta Pérez – suggerisce che qualsiasi cambiamento nella qualità dell’acqua o nella fauna sessile all’interno delle grotte può alterare il paesaggio marino chimico a cui gli animali sono abituati. Questo potrebbe avere effetti negativi sul funzionamento dell’intero ecosistema. Ciò è davvero preoccupante, perché, a causa del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature medie globali, stiamo assistendo a episodi di mortalità di massa di spugne e coralli, il che potrebbe alterare notevolmente il profilo chimico delle grotte”. “Nei prossimi step – conclude – cercheremo di correlare i paesaggi marini chimici di diverse grotte con la biodiversità degli organismi sessili che vi vivono, concentrandoci sul ruolo dei metaboliti di spugne e coralli”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).