Lucrezia Parpaglioni

Scoperto nuovo virus trasmesso dalle zecche che attacca il cervello

(10 Settembre 2024)

Roma – Per la prima volta è stato scoperto nell’uomo un nuovo virus trasmesso dalle zecche che può scatenare infezioni cerebrali mortali.  Come riportato sul New England Journal of Medic, si ritiene che l’uomo non identificato, proveniente dalla Cina, sia stato infettato dopo essere stato morso dalle zecche durante la visita a un parco in Mongolia. Diffusa dalle zecche e dagli animali da allevamento, l’infezione potenzialmente fatale si aggiunge a una lunga serie di malattie trasmesse da piccoli parassiti, come la malattia di Lyme e la malaria. L’infezione è stata individuata per la prima volta in un paziente ospedaliero di 61 anni, in cura a Jinzhou nel 2019. Ma i medici hanno reso noto il rapporto solo questo mese. Diffusa dalle zecche e dagli animali da allevamento, l’infezione potenzialmente mortale si aggiunge a una lunga serie di malattie trasmesse da piccoli parassiti, come la malattia di Lyme e la malaria. I sintomi riportati dal paziente, che includevano febbre, mal di testa, vomito, scarso appetito e linfonodi ingrossati, si sono sviluppati cinque giorni dopo la visita e gli sono stati prescritti antibiotici. Solo quando i sintomi non si sono attenuati, i medici hanno capito che l’uomo era affetto da un’infezione virale e non batterica. Gli esami del sangue hanno quindi identificato un orthonairovirus precedentemente sconosciuto, un gruppo di virus correlati, molti dei quali sono trasmessi dalle zecche. La febbre emorragica di Crimea-Congo, CCHF, uno degli orthonairovirus più noti, può rivelarsi fatale fino al 40% dei casi. Le persone si infettano dopo il contatto con il sangue o i tessuti del bestiame infetto.  Può anche diffondersi tra gli esseri umani attraverso i fluidi corporei o tra i pazienti degli ospedali se le attrezzature mediche non sono adeguatamente sterilizzate. In seguito a questa scoperta, i ricercatori hanno raccolto circa 14.600 zecche in tutta la Cina settentrionale e hanno scoperto che cinque diverse specie di zecche potevano trasportare il virus. Ma, la zecca Haemaphysalis concinna era la più comune. Dopo aver analizzato i pazienti di un ospedale che avevano sviluppato una febbre simile a quella del sessantunenne non identificato, entro un mese dal morso della zecca, hanno scoperto che 20 erano positivi al virus. Il virus è stato denominato WELV (Wetland Virus), e che ha ormai infettato circa due dozzine di persone. Le persone infettate dal WELV soffrono soprattutto di vertigini, mal di testa, mal di schiena, nausea e diarrea, ma i test hanno anche dimostrato che il virus può causare danni ai tessuti e problemi di coagulazione del sangue. Un paziente infetto da WELV è entrato in coma e ha mostrato un alto livello di globuli bianchi intorno al cervello e al midollo spinale. Tuttavia, secondo i ricercatori, tutti i pazienti si sono ripresi dopo il trattamento e sono stati dimessi entro quattro o 15 giorni. Esperimenti di laboratorio sui topi hanno poi dimostrato che il WELV può causare infezioni gravi, spesso fatali, che colpiscono più organi, tra cui il cervello e il sistema nervoso. Ciò suggerisce che, sebbene il virus possa essere lieve in alcuni casi, potrebbe causare problemi di salute più gravi nei pazienti più vulnerabili. “Nel complesso, questi dati suggeriscono che un orthonairovirus di recente scoperta, il WELV, è patogeno per gli esseri umani e circola tra gli esseri umani, le zecche e vari animali nel nord-est della Cina”, hanno dichiarato i ricercatori. E hanno suggerito. “Migliorare la sorveglianza e l’individuazione degli orthonairovirus emergenti consentirà di comprendere meglio l’effetto di questi virus sulla salute umana”.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.