Roma – Il farmaco MED6-189 sembra efficace nel contrastare i ceppi resistenti di Plasmodium falciparum, il parassita responsabile della malaria. Questo incoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati dell’Università della California a Riverside, dell’Università della California a Irvine, e della Yale School of Medicine. Il team, guidato da Karine Le Roch, Choukri Ben Mamoun e Christopher Vanderwal, hanno valutato l’efficacia e la tollerabilità del farmaco MED6-189. Nel 2022, si contano circa 619 mila decessi provocati dal parassita, che da decenni rappresenta una grande sfida per i ricercatori che lavorano per fermare la diffusione della malattia. Stando a quanto emerge dall’indagine, MED6-189 si è rivelato in grado di contrastare i ceppi di i P. falciparum farmaco-sensibili e farmaco-resistenti in vitro e in un modello murino, geneticamente modificato con sangue umano. Il principio attivo, spiegano gli esperti, agisce prendendo di mira e interrompendo l’apicoplasto, un organello presente nelle cellule del parassita, e i percorsi di traffico vescicolare. I ricercatori spiegano che questa duplice modalità di azione impedisce al patogeno di sviluppare resistenza, rendendo il farmaco un composto antimalarico altamente promettente nella lotta contro la malaria. “L’interruzione dell’apicoplasto e del traffico vescicolare blocca lo sviluppo del parassita – afferma Le Roch – per cui ha eliminato l’infezione nei globuli rossi e nel nostro modello murino umanizzato. MED6-189 è risultato efficace anche contro altri parassiti zoonotici della stessa famiglia, come P. knowlesi e P. cynomolgi, che possono infettare le scimmie”. “Nei prossimi step – concludono gli autori – speriamo di continuare a ottimizzare MED6-189 e confermare ulteriormente i meccanismi di azione del composto modificato utilizzando un approccio integrato per comprendere il quadro biologico, esaminando come le cellule interagiscono su scale particolarmente ampie”. (30Science.com)