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Ovociti di topo anziano riprendono vigore sei impiantati nei follicoli di topi giovani

(9 Settembre 2024)

Roma – Gli ovociti di topo invecchiati sembrano migliorare il loro potenziale di sviluppo quando vengono impiantati nei follicoli di topi giovani, secondo uno studio su Nature Aging . Questa ricerca evidenzia l’importanza del microambiente follicolare nell’invecchiamento ovarico.

Gli ovociti (cellule uovo immature) crescono e maturano in un involucro di cellule somatiche, chiamato follicolo. Le cellule follicolari formano contatti diretti con l’ovocita e forniscono importanti nutrienti e supporto per lo sviluppo dell’ovocita. Durante l’invecchiamento, gli ovociti diminuiscono in quantità e qualità. Sebbene le tecnologie di riproduzione assistita (come la crioconservazione di ovociti giovani) siano utili, non esistono strategie clinicamente valide per ripristinare il potenziale di sviluppo negli ovociti vecchi.

Rong Li e colleghi dell’Università nazionale di Singapore hanno valutato il contributo del microambiente follicolare all’invecchiamento degli ovociti nei modelli di topi sviluppando un sistema di coltura chiamato follicolo chimerico ricostituito in 3D. Hanno impiantato un ovocita invecchiato in un follicolo ricevente di un giovane topo, il cui ovocita era stato rimosso, per esplorare se ristabiliva la comunicazione naturale. Hanno dimostrato che gli ovociti di topi anziani coltivati ​​all’interno di follicoli di topi giovani migliorano il loro potenziale di sviluppo. Questi ovociti anziani coltivati ​​all’interno di follicoli giovani hanno una migliore interazione con le cellule somatiche, una migliore funzione mitocondriale e una migliore segregazione dei cromosomi durante la maturazione degli ovociti.

Questa ricerca evidenzia l’importante ruolo del follicolo nell’invecchiamento degli ovociti e fornisce una prova di concetto per la reversibilità di alcuni aspetti dell’invecchiamento degli ovociti, che potrebbe migliorare il potenziale di sviluppo degli ovociti vecchi e aiutare a trattare l’infertilità legata all’età. Gli autori concludono che sono necessarie ricerche future per valutare se queste scoperte possano essere estese agli esseri umani.(30Science.com)

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