Lucrezia Parpaglioni

Nuova tecnologia fa sì che persone con diabete di tipo 1 possano correre una maratona

(13 Settembre 2024)

Roma  – Una nuova tecnologia, nota come Advance-Hybrid Closed-Loop, che consiste in un algoritmo su un microinfusore di insulina che comunica con il tradizionale monitoraggio continuo del glucosio, dove il sistema di monitoraggio del glucosio in tempo reale regola le dosi di insulina ogni 5 minuti in base ai livelli di zucchero nel sangue, ha permesso a tre adulti con diabete di tipo 1, DT1 di correre le maratone di Tokyo, Santiago e Parigi. Lo rivela uno studio guidato da Maria Onetto, dell’Universidad Católica Chile di Santiago del Cile. I risultati sono presentati alla riunione annuale dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete, EASD, che si tiene quest’anno, a Madrid dal 9 al 13 settembre. Il primo caso riguarda un uomo di 40 anni con DT1, che da 4 anni corre la maratona di Santiago in meno di 5 ore. Il secondo riguarda un uomo di 40 anni che ha vissuto con il DT1 negli ultimi quattro anni e ha partecipato alla maratona di Santiago, in Cile, nel maggio 2023, completando la gara in 4 ore e 56 minuti. Il giorno della gara l’uomo non ha ridotto la dose di insulina a colazione, ma ha ridotto del 100% la dose di insulina applicata allo spuntino pre-gara. Durante la maratona, ha consumato gel di glucosio al ritmo di 0,42 g/kg/ora, per un totale di 120 g. L’uomo ha trascorso il 100% della maratona all’interno dell’intervallo di glucosio corretto, con una glicemia media di 110 mg/dl, sottolineando la capacità del sistema di monitoraggio del glucosio di rispondere in tempo reale. La terza relazione descrive una donna di 34 anni che ha vissuto con il DT1 per 27 anni prima di completare la maratona di Parigi nell’aprile 2023 in 3 ore e 56 minuti. La mattina della maratona, la donna non ha ridotto la dose di insulina a colazione, ma ha ridotto dell’83% la dose di insulina applicata allo spuntino pre-gara. Durante la maratona, ha consumato gel di glucosio al ritmo di 0,5 g/kg/ora, con 115 g consumati in totale. Ha trascorso l’intera maratona ben al di sopra dell’intervallo di glucosio target, con una glicemia media di 271 mg/dl, ben al di sopra della glicemia media inferiore a 154 mg/dl raccomandata negli adulti. “È probabile che la donna sia rimasta iperglicemica durante la gara per una serie di motivi: potrebbe aver mangiato troppi carboidrati prima della gara senza insulina, ma non ha nemmeno disattivato il target temporaneo di glucosio del sensore perché non si è resa conto che scollegandolo avrebbe riattivato i boli di autocorrezione”, ha detto Onetto. “Speriamo che questi casi di studio forniscano spunti per gli operatori sanitari che assistono gli atleti con diabete di tipo 1 che utilizzano sistemi di somministrazione automatica di insulina durante le attività fisiche intense”, ha continuato Onetto. “È fondamentale i sia una formazione specializzata, una pianificazione e ì approcci personalizzati”, ha aggiunto Onetto. “Questa ricerca sottolinea le notevoli opportunità che la tecnologia di somministrazione automatica di insulina offre alle persone con diabete di tipo 1, consentendo loro di condurre una vita attiva”, ha proseguito Onetto. “È bello vedere che i progressi della tecnologia per il diabete si concretizzano e migliorano la vita delle persone”, ha dichiarato Onetto. “Questa tecnologia cambierà le carte in tavola, consentendo a un maggior numero di persone con diabete di avere una vita più sicura, più sana e più attiva”, ha concluso Onetto.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.