Roma – L’aggiunta di fibroblasti specifici in alcune zone del corpo caratterizzate da pelle particolarmente sottile potrebbe migliorare notevolmente la resistenza e la resilienza delle zone più delicate. Lo dimostra uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dagli scienziati dell’Università Johns Hopkins. Il team, guidato da Sam Lee, ha valutato l’effetto associato all’iniezione di fibroblasti nelle aree del corpo in cui la pelle è più sottile. I ricercatori hanno utilizzato una combinazione di imaging in tempo reale di cellule, analisi dell’espressione genica, test di pressione meccanica e bioprinting per caratterizzare i fibroblasti specifici e le loro peculiarità correlate alla resilienza alla pressione. L’epidermide sui palmi e sulle piante dei piedi, spiegano gli esperti, è generalmente più dura e robusta, ed è in grado di resistere anche in condizioni di alta pressione. Tali caratteristiche potrebbero rivelarsi particolarmente utili nei monconi degli arti amputati, dato che i punti di contatto con le protesi sono generalmente ricoperti da strati più delicati che invece tendono a danneggiarsi più facilmente. Il gruppo di ricerca sta arruolando partecipanti per valutare l’iniezione dei fibroblasti come terapia per il trattamento dei danni cutanei. Secondo le stime recenti, nel mondo si verificano ogni anno tra 1,5 e due milioni di amputazioni, dovute principalmente al diabete, traumi e vasculopatia. I pazienti sono spesso poco propensi a indossare una protesi a causa del dolore di contatto e delle ferite che tendono a verificarsi nel moncone. Questo lavoro, commentano gli esperti, potrebbe rappresentare una base di ricerca importante per lo sviluppo di terapie mirate per le persone che hanno subito amputazione di un arto.(30Scence.com)
Valentina Di Paola
Iniezione di fibroblasti per aumentare la resistenza della pelle
(5 Settembre 2024)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).