Lucrezia Parpaglioni

I post sui social media offrono una diagnosi precoce di disturbo post-traumatico da stress dopo il Covid-19

(24 Settembre 2024)

Roma – Il virus COVID-19 ha avuto un notevole impatto sulla salute mentale delle persone che lo hanno contratto, sottolineando la necessità di una diagnosi precoce e di un intervento per il disturbo post-traumatico da stress, o PTSD. Lo rivela uno studio internazionale, guidato da Mark Lee, dell’Università di Birmingham, pubblicato su Scientific Reports. Gli scienziati hanno analizzato milioni di tweet per identificare le persone affette da disturbo post-traumatico da stress, PTSD dopo aver sperimentato il COVID-19, dimostrando l’efficacia dell’uso dei dati dei social media come strumento di screening e intervento precoce. I ricercatori hanno costruito un set di dati di 3,96 milioni di post sull’ex Twitter, ora noto come X, di utenti che hanno indicato nella loro timeline di essere positivi al COVID in un momento compreso tra marzo 2020 e novembre 2021. Utilizzando classificatori di apprendimento automatico, tra cui Support Vector Machine, SVM, Naïve Bayes, K-Nearest Neighbor e Random Forest, la squadra di ricerca ha classificato i post come positivi o negativi al PTSD, ottenendo un’accuratezza dell’83,29% con SVM. “I nostri risultati dimostrano che i dati dei social media possono fornire un mezzo prezioso per identificare le persone a rischio di PTSD, consentendo uno screening precoce e un’azione medica tempestiva”, ha detto Lee. “Con ulteriori ricerche, le tecniche di apprendimento automatico qui utilizzate potrebbero essere applicate per fornire una diagnosi precoce di altri problemi di salute”, ha continuato Lee. Analizzando i tweet, gli scienziati hanno identificato l’infezione da COVID-19 come un evento scatenante. Gli scienziati hanno poi cercato i sintomi in base a fattori chiave quali il rivivere, l’iperarousal e il comportamento di evitamento, cercando una serie di parole chiave tra cui: flashback, incubi, pensieri intrusivi, panico, sogni vividi; agitazione, spavento, ipervigilanza, irritabilità; comportamenti di evitamento, ansia, depressione, pensieri suicidi, appetito eccessivo, trauma, stanchezza e altri sintomi. I tweet che riportavano sia lo stato COVID-19 sia una delle parole chiave PTSD sono stati considerati “PTSD positivi”. I tweet che menzionavano le parole chiave PTSD ma in relazione ad altri eventi piuttosto che alla COVID-19 sono stati considerati “PTSD negativi”. “Abbiamo acquisito una maggiore comprensione del comportamento degli utenti nel postare dopo la diagnosi di COVID-19”, ha affermato Mubashir Ali, dell’Università di Birmingham e coautore dello studio. “La nostra analisi indica che la pandemia ha avuto ripercussioni sulla salute mentale delle persone, evidenziando il possibile impatto di sintomi come ansia, insonnia e incubi che dilagano tra i sopravvissuti alla COVID-19”, ha proseguito Ali. Il PTSD è un tipo di disturbo d’ansia che può svilupparsi in individui che hanno vissuto un evento traumatico, come un incidente d’auto, una guerra, un abuso fisico, emotivo o sessuale, una catastrofe naturale o qualsiasi altra esperienza che altera la vita.  L’OMS e l’Associazione Psichiatrica Americana, APA, riconoscono entrambi il PTSD come una condizione legittima. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.