Lucrezia Parpaglioni

Gli ormoni sessuali modulano il sistema immunitario e influenzano il diverso rischio di malattia di uomini e donne

(5 Settembre 2024)

Roma 5 set. – Gli ormoni sessuali umani influenzano il sistema immunitario, impattando sul rischio di malattie e sugli esiti di salute negli uomini e nelle donne. A dimostrarlo, per la prima volta, uno studio condotto dagli scienziati del Karolinska Institutet in Svezia e dell’Imperial College di Londra, pubblicato sulla rivista Nature. È ampiamente dimostrato che le malattie possono colpire uomini e donne in modo diverso, a causa di sottili differenze nei nostri sistemi immunitari. Ad esempio, la condizione immunitaria lupus eritematoso sistemico ha nove volte più probabilità di colpire le donne, o con il COVID-19, è noto che gli uomini hanno un rischio maggiore di infezioni acute per la prima volta, mentre le donne hanno un rischio maggiore di Long Covid. Ma, si è rivelato difficile capire l’influenza diretta della genetica, degli ormoni e del comportamento sul sistema immunitario umano, quali elementi ne siano influenzati e come questo influisca sul rischio di malattie successive. Ora, in uno studio clinico che ha coinvolto 23 uomini transgender sottoposti a terapia ormonale, i ricercatori sono riusciti a distinguere gli elementi del sistema immunitario regolati dinamicamente dagli ormoni sessuali dagli elementi assegnati dalla nostra genetica. I risultati rivelano come l’aumento del testosterone e la riduzione dei livelli di estrogeni alterino l’equilibrio tra due sistemi di segnalazione immunitaria cruciali che hanno implicazioni dirette sul modo in cui il sistema immunitario risponde alle infezioni e alle malattie: l’interferone antivirale di tipo 1 (IFN-1) e i segnali proinfiammatori come il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α). Secondo i ricercatori, i risultati aiutano a spiegare, per la prima volta, i meccanismi alla base delle differenze nel rischio di infezioni, malattie autoimmuni e tumori tra maschi e femmine, ma potrebbero anche aprire potenziali strade per nuovi trattamenti più mirati. Il lavoro sottolinea, inoltre, l’importanza di garantire un follow-up clinico a lungo termine per le persone trans sottoposte a terapia ormonale e l’impatto a lungo termine che il trattamento può avere sul loro sistema immunitario e sul rischio di malattie. “Questi risultati hanno implicazioni per tutti noi”, ha detto Petter Brodin, titolare della cattedra Garfield Weston e professore di immunologia pediatrica presso l’Imperial College di Londra, che ha guidato il lavoro mentre si trovava al Karolinska Institutet. “Per la prima volta – ha continuato Brodin – siamo stati in grado di identificare quali parti del sistema immunitario di una persona sono regolate direttamente dagli ormoni sessuali piuttosto che dalle differenze genetiche di sesso”. “Questo potrebbe avere un impatto significativo non solo sulla comprensione di come le diverse malattie colpiscano in modo diverso maschi e femmine, ma anche sullo sviluppo di nuovi trattamenti che potrebbero essere d’aiuto in tutto, dalle malattie immunitarie al cancro”, ha sottolineato Brodin. Nell’ultimo studio, i ricercatori clinici del Karolinska Institutet hanno reclutato 23 uomini transgender, registrati come ‘femmine’ alla nascita e sottoposti a trattamento con testosterone. L’équipe ha raccolto campioni di sangue dai pazienti prima del trattamento e poi dopo tre mesi e un anno di trattamento con testosterone, analizzando le differenze nelle cellule immunitarie e nelle proteine presenti nel sangue. L’analisi ha rivelato diversi elementi chiave del sistema immunitario che sono cambiati in seguito al trattamento, compresi i percorsi per le risposte infiammatorie alle infezioni e alle malattie. Tra questi, TNF-α e IFN-1, che svolgono ruoli critici nell’infiammazione, nel riconoscimento degli invasori microbici e nella modulazione delle risposte immunitarie a danni, malattie e minacce. Per verificare se i cambiamenti osservati fossero direttamente dovuti all’aumento del testosterone o indirettamente alla riduzione degli estrogeni, il gruppo di ricerca ha analizzato il sangue di 11 donatrici. I campioni sono stati trattati con bloccanti del recettore per dimostrare che l’effetto era direttamente dovuto alla segnalazione del testosterone, piuttosto che alla perdita di segnalazione dell’estradiolo. Secondo i ricercatori, i risultati sono importanti per comprendere le conseguenze immunologiche dirette della terapia ormonale nelle persone trans e ritengono che le modifiche agli elementi di regolazione immunitaria osservate con la terapia ormonale possono anche spiegare perché uomini e donne rispondono in modo diverso alle infezioni e perché i maschi hanno maggiori probabilità di sperimentare “tempeste di citochine” e un aumento del rischio di mortalità rispetto alle femmine con il COVID-19 e altre infezioni gravi. Brodin sta ora proseguendo il lavoro presso il Medical Research Council Laboratory for Medical Science, MRC LMS, ospitato nel Campus Hammersmith dell’Imperial. Ulteriori studi prevedono l’analisi di campioni di sangue per scoprire quali elementi e vie del sistema immunitario potrebbero essere oggetto di terapie. “Siamo estremamente grati alle persone che hanno contribuito a questo studio: le persone trans sono un gruppo estremamente sottorappresentato e poco servito in medicina”, ha evidenziato Brodin. “Oltre alle preziose intuizioni immunologiche che abbiamo scoperto in questa sede, il coinvolgimento di questo piccolo gruppo di persone ci consentirà di acquisire conoscenze più approfondite che potranno aiutare la salute a lungo termine delle persone trans in tutto il mondo”, ha aggiunto Brodin. (30Scence.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.