Lucrezia Parpaglioni

Esposizione all’inquinamento nell’infanzia legata a scarsi guadagni da adulti

(9 Settembre 2024)

Roma – Le persone esposte a livelli più elevati di inquinamento atmosferico da particolato fine, PM2,5, durante l’infanzia hanno avuto guadagni economici più bassi in età adulta rispetto a quelli esposti a livelli più bassi di PM2,5. Lo rivela un nuovo studio della Harvard T.H. Chan School of Public Health, della Harvard John A. Paulson School of Engineering and Applied Sciences e dell’Università Europea di Roma, pubblicato su The Proceedings of the National Academy of Sciences. L’associazione negativa tra PM2,5 e mobilità economica era più forte nel Sud e nel Midwest. Lo studio è il primo a indagare il PM2,5 e la mobilità economica utilizzando dati granulari a livello di tratto di censimento e metodi all’avanguardia per aggiustare le variabili che possono portare a una distorsione dei risultati. Secondo i ricercatori, i risultati indicano la necessità di standard di qualità dell’aria più severi per proteggere non solo la salute pubblica, ma anche le opportunità economiche, e suggeriscono che le misure per ridurre l’esposizione al PM2,5 sarebbero ancora più efficaci se adattate a regioni specifiche.“Questo studio compie un grande passo avanti nel colmare il vuoto di conoscenze sul legame cruciale tra fattori ambientali e risultati economici a lungo termine”, ha Francesca Dominici, Clarence James Gamble Professor di Biostatistica, Popolazione e Scienza dei dati presso la Harvard Chan School e direttrice di facoltà della Harvard Data Science Initiative. “I risultati suggeriscono che l’inquinamento atmosferico può avere impatti duraturi al di là degli effetti sulla salute, e che questi impatti variano a seconda delle regioni e delle popolazioni”, ha continuato Dominici, che è anche autrice corrispondente. La ricerca si basa su precedenti indagini sulla relazione tra l’esposizione al PM2,5 e le opportunità economiche, utilizzando dati più granulari e metodi di inferenza causale all’avanguardia per aggiustare i fattori confondenti socioeconomici e demografici. I ricercatori hanno analizzato i dati sull’esposizione al PM2,5 e sui guadagni economici dell’86% di tutti i tratti di censimento degli Stati Uniti, piccole suddivisioni statistiche di una contea, dal 1980 al 2010. Si sono concentrati sulle persone nate tra il 1978 e il 1983, analizzando i loro guadagni medi tra il 2014 e il 2015, quando avevano un’età compresa tra i 31 e i 37 anni. Per misurare la mobilità economica, hanno utilizzato una statistica chiamata mobilità ascendente assoluta, o AUM, definita come il livello medio di reddito in età adulta dei bambini nati da famiglie che si trovano nel 25% della distribuzione del reddito nazionale. Lo studio ha rilevato che più alta è l’esposizione di una persona al PM2,5 durante l’infanzia, più bassi sono i suoi guadagni in età adulta. A livello nazionale, in media, un aumento dell’esposizione al PM2,5 di un microgrammo per metro cubo (μg/m3) nel 1982 è stato associato a un AUM inferiore dell’1,146% nel 2015. La ricerca ha inoltre rilevato che l’esposizione al PM2,5 ha avuto un impatto maggiore sull’AUM in specifiche regioni degli Stati Uniti, in particolare nel Midwest e nel Sud. “I nostri risultati sottolineano la necessità di attuare standard di qualità dell’aria rigorosi a livello nazionale”, ha dichiarato Luca Merlo, ricercatore dell’Università Europea di Roma e coautore dello studio. “Suggeriscono anche la necessità di interventi su misura a livello locale per mitigare l’inquinamento atmosferico e di politiche integrate che affrontino sia le disuguaglianze ambientali che quelle economiche”, ha concluso Merlo.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.