Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Nuovo studio conferma che i pesticidi stanno decimando le api

(28 Agosto 2024)

Roma – Sono in effetti i pesticidi che stanno decimando le api, mettendo a grave rischio la loro funzione di impollinatori. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’University of Southern California (UCS) pubblicato su Nature Sustainability. La ricerca rivela un netto calo nel numero di avvistamenti di api selvatiche, con apparizioni di alcune specie in calo fino al 56 per cento nelle aree con un elevato uso di pesticidi rispetto alle aree senza uso di pesticidi. Lo studio evidenzia i pesticidi come un fattore significativo nel declino delle api selvatiche e suggerisce che metodi alternativi di controllo dei parassiti, come quelli proposti dall’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, potrebbero ridurre i danni. La perdita di api selvatiche potrebbe sconvolgere interi ecosistemi, colpendo non solo le piante ma anche la fauna selvatica che dipende da quelle piante per il cibo e l’habitat. Anche l’industria agricola potrebbe soffrirne; le api selvatiche, insieme alle api mellifere, svolgono un ruolo cruciale nell’impollinazione di tre quarti delle colture alimentari e di quasi il 90 per cento delle specie di piante da fiore. Riconoscendo l’urgente minaccia rappresentata dal declino della popolazione di api, Laura Melissa Guzman dell’USC Dornsife College of Letters, Arts and Sciences, insieme a un team internazionale di ricercatori, ha deciso di indagare l’impatto dei pesticidi sulle api selvatiche. Hanno anche esaminato gli effetti delle pratiche agricole e come la presenza di colonie di api mellifere potrebbe influenzare le popolazioni di api selvatiche. Hanno esaminato i registri museali, le indagini ecologiche e i dati scientifici raccolti tra il 1996 e il 2015 negli Stati Uniti contigui. Utilizzando metodi computazionali avanzati, hanno esaminato più di 200.000 osservazioni uniche di oltre 1.000 specie, che rappresentano un terzo di tutte le specie di api conosciute negli Stati Uniti, per valutare la frequenza con cui specie diverse venivano osservate in varie località. Inoltre, hanno analizzato dati provenienti da diverse fonti governative, come il National Land Cover Database e il Pesticide National Synthesis Project dell’US Geological Survey . Il primo tiene traccia dei tipi di copertura del suolo degli Stati Uniti (colture, urbane, foreste, zone umide, ecc.) con istantanee scattate ogni due o tre anni dal 2001 al 2016, mentre il secondo fornisce dati dettagliati sull’uso di pesticidi per contea dal 1992 al 2021. Integrando queste risorse, i ricercatori hanno messo in correlazione fattori quali l’uso del suolo, l’applicazione di pesticidi, la presenza di colonie di api mellifere e i tipi di colture agricole con gli avvistamenti di api selvatiche negli ultimi due o tre decenni. La ricerca fornisce prove convincenti che l’uso di pesticidi è un fattore importante nel calo del numero di api selvatiche. Lo studio ha trovato una forte correlazione tra l’uso di pesticidi e un minor numero di avvistamenti di api selvatiche, suggerendo un collegamento diretto tra l’esposizione ai pesticidi e il calo della popolazione di api. Alcuni scienziati hanno ipotizzato che certe colture potrebbero avere effetti negativi sulle api selvatiche. Tuttavia, la Guzman e il team hanno scoperto prove del contrario. Tra le colture frequentate dagli impollinatori, hanno trovato altrettante api selvatiche nelle contee con molta agricoltura rispetto a quelle con poca. È interessante notare che lo studio ha lasciato intendere che la presenza di colonie di api mellifere, una specie invasiva, non ha avuto quasi alcun effetto sulle popolazioni di api selvatiche, nonostante alcune prove contrarie. I ricercatori avvertono, tuttavia, che hanno bisogno di dati più dettagliati e di ulteriori studi per confermare questa conclusione. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla