Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Canada: particelle ultrafini legate a oltre 1.000 decessi all’anno

(6 Agosto 2024)

Roma – Le particelle ultrafini sono collegate a oltre 1.000 decessi all’anno nelle due città più grandi del Canada. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università McGill, pubblicato sull’ American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine. Lo studio unico nel suo genere ha collegato circa 1.100 morti premature all’anno a un inquinante atmosferico non regolamentato: le particelle ultrafini (UFP) che provengono principalmente dalle emissioni dei veicoli e dalle attività industriali. I governi federali e provinciali del Canada non hanno stabilito limiti di concentrazione per le UFP, come hanno fatto per le particelle fini più grandi note come PM2.5. “Le particelle ultrafini sono incredibilmente piccole, il che consente loro di penetrare in profondità nei polmoni ed entrare nel flusso sanguigno. Prove sempre più numerose suggeriscono che questi inquinanti potrebbero contribuire a malattie cardiache e polmonari, nonché ad alcune forme di cancro”, ha affermato il ricercatore principale Scott Weichenthal, professore presso il Dipartimento di epidemiologia, biostatistica e salute sul lavoro di McGill. “Tuttavia, fino ad ora, gli studi non avevano esaminato gli impatti delle UFP sulla mortalità in Canada”. Il team di ricerca ha monitorato i livelli di inquinamento atmosferico dal 2001 al 2016 nei quartieri di Montreal e Toronto che ospitano 1,5 milioni di adulti. Utilizzando modelli all’avanguardia che combinano metodi di apprendimento automatico con misurazioni a livello del suolo, informazioni sull’uso del suolo e immagini aeree, i ricercatori hanno stimato quante delle minuscole particelle erano presenti nell’aria in vari momenti. Quindi, hanno utilizzato metodi statistici per calcolare la connessione tra esposizione e rischio di morte. I risultati, associano l’esposizione a lungo termine alle UFP a un aumento del 7,3 percento del rischio di morte non accidentale. I decessi per cause respiratorie hanno registrato l’aumento più elevato, pari al 17,4 percento, seguiti da un aumento del 9,4 percento dei decessi per coronaropatia. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla