Valentina Di Paola

Scoperto nuovo fattore di rischio e farmaco contro malattie cardiovascolari

(30 Agosto 2024)

Roma – L’emopoiesi clonale, una particolare condizione innescata da mutazioni acquisite nelle cellule staminali del sangue, potrebbe rappresentare un fattore di rischio significativo per le malattie cardiovascolari, ma potrebbe essere limitato dal farmaco antinfiammatorio colchicina. Questi, in estrema sintesi, sono i risultati di una coppia di studi, pubblicati sulla rivista Nature Medicine e sull’European Heart Journal, condotti dai ricercatori del Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares (CNIC). Il primo team, guidato da Javier Fuster e Valentín Fuster, ha valutato i dati ottenuti dall’indagine Progression of Early Subclinical Atherosclerosis (PESA)-CNIC-Santander, che ha coinvolto oltre 4000 partecipanti di mezza età. I volontari sono stati sottoposti a esami periodici attraverso tecnologie di imaging avanzata per rilevare presenza e progressione dell’aterosclerosi asintomatica. L’emopoiesi clonale, spiegano gli esperti, si aggiunge ai già noti fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, come ipertensione, colesterolo alto, diabete, peso in eccesso, fumo e inattività fisica. Questa condizione era stata già associata a eventi cardiovascolari, ma finora non era chiaro se fosse una causa o una conseguenza di queste problematiche. Durante l’età adulta, le persone producono centinaia di migliaia di cellule del sangue ogni giorno, e l’alto tasso di divisione cellulare comporta inevitabilmente l’accumulo di mutazioni nel DNA. Note come mutazioni somatiche acquisite, non ereditarie. “La maggior parte di questi cambiamenti è innocuo – afferma Fuster – eppure, in alcuni casi le cellule ottengono un vantaggio competitivo che le porta a espandersi e accumularsi progressivamente, fino a generare popolazioni clonali di cellule mutate”. L’indagine PESA, commentano gli scienziati, fornisce un quadro ideale per analizzare la relazione tra ematopoiesi clonale e aterosclerosi. Il gruppo di ricerca ha utilizzato la tecnologia di sequenziamento del DNA ad alta sensibilità per rilevare mutazioni somatiche nei campioni di sangue. L’analisi dimostra chiaramente che i partecipanti che presentavano mutazioni legate all’ematopoiesi clonale all’inizio dello studio erano associati a probabilità maggiori di sviluppare aterosclerosi negli anni successivi. Al contrario, presenza ed estensione dell’arteriosclerosi non sembravano influenzare l’espansione delle cellule del sangue mutate. “Questi dati – commenta Miriam Díez-Díez, altra firma dell’articolo – indicano che le mutazioni contribuiscono allo sviluppo dell’aterosclerosi ma non ne sono una conseguenza. Resta comunque possibile che altri fattori possano modulare gli effetti dell’ematopoiesi clonale. Per questo è necessario progettare ulteriori approfondimenti, anche se l’emopoiesi clonale sembra davvero costituire un importante fattore di rischio cardiovascolare. Bloccare gli effetti delle mutazioni potrebbe contribuire a prevenire le malattie cardiovascolari”. Nel secondo lavoro, il team ha collaborato con Pradeep Natarajan, del Broad Institute di Boston, per esplorare la possibilità di prevenire questo fattore di rischio attraverso il farmaco antinfiammatorio colchicina. Lo stesso gruppo di ricerca aveva dimostrato che le mutazioni nel gene TET2 accelerano lo sviluppo dell’aterosclerosi nei modelli animali. In questo studio, gli autori hanno dimostrato che gli individui con mutazioni TET2 trattati con colchicina erano associati a un rischio inferiore di infarto miocardico rispetto ai pazienti che non avevano ricevuto il farmaco. I preparati vegetali contenenti colchicina sono stati utilizzati per migliaia di anni nella medicina tradizionale e il farmaco è utilizzato nella medicina moderna per trattare condizioni infiammatorie come la gotta. “La colchicina è una soluzione economica e facilmente disponibile in tutto il mondo – commenta María Ángeles Zuriaga, prima autrice dell’articolo apparso sull’European Heart Journal – approvato per la prevenzione delle malattie cardiovascolari dagli enti regolatori per i farmaci. Non vi è quindi alcun ostacolo importante al suo utilizzo in questo ambito”. “Nell’ematopoiesi clonale – conclude Fuster – ogni gene mutato agisce attraverso meccanismi diversi e quindi richiederà probabilmente interventi specifici per indirizzarne gli effetti. Questo studio getta le basi per l’uso della colchicina per la prevenzione delle malattie cardiovascolari in caso di mutazioni TET2. Saranno tuttavia necessari nuovi studi clinici per dimostrare in modo conclusivo l’efficacia del farmaco in questo settore”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).