Lucrezia Parpaglioni

Long-Covid: è il dolore il sintomo dominante

(28 Agosto 2024)

Roma – Il dolore potrebbe essere il sintomo più diffuso e grave riferito dai soggetti affetti da Long-Covid. Lo rivela un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’University College London, UCL, pubblicato su JRSM Open. Lo studio ha preso in esame i dati di oltre 1.000 persone in Inghilterra e Galles che hanno registrato i loro sintomi su un’App tra novembre 2020 e marzo 2022. Il dolore, tra cui mal di testa, dolori articolari e mal di stomaco, è stato il sintomo più comune, riportato dal 26,5% dei partecipanti. Gli altri sintomi più diffusi erano problemi neuropsicologici come ansia e depressione, con il 18,4%, affaticamento, con il 14,3% e dispnea, con il 7,4%. L’analisi ha rilevato che l’intensità dei sintomi, in particolare del dolore, è aumentata in media del 3,3% ogni mese dalla registrazione iniziale. Lo studio ha anche esaminato l’impatto dei fattori demografici sulla gravità dei sintomi, rivelando disparità significative tra i diversi gruppi. Gli individui più anziani hanno riscontrato un’intensità dei sintomi molto più elevata, con i soggetti di età compresa tra i 68 e i 77 anni che hanno riportato il 32,8% di sintomi più gravi e quelli di età compresa tra i 78 e i 87 anni che hanno registrato un aumento dell’86% dell’intensità dei sintomi rispetto al gruppo di età compreso tra i 18 e i 27 anni. Anche le differenze di genere hanno avuto un impatto significativo, con le donne che hanno riportato il 9,2% di sintomi più intensi, compreso il dolore, rispetto agli uomini. L’etnia ha influenzato ulteriormente la gravità dei sintomi, in quanto i soggetti non bianchi affetti da Long-Covid hanno riportato il 23,5% di sintomi più intensi, compreso il dolore, rispetto ai soggetti bianchi. Lo studio ha anche esplorato la relazione tra livelli di istruzione e gravità dei sintomi. I soggetti con titoli di studio superiori, come un diploma di laurea o un tipo d’istruzione superiore, hanno manifestato sintomi significativamente meno gravi, compreso il dolore, con riduzioni del 27,7%, 62,8% e 44,7% rispettivamente per il grado d’istruzione, rispetto a quelli con livelli di istruzione inferiori. Anche lo status socioeconomico, misurato dall’Indice di deprivazione multipla, IMD, ha influenzato l’intensità dei sintomi. I partecipanti provenienti da aree meno povere hanno riportato sintomi meno intensi rispetto a quelli provenienti da contesti più svantaggiati. Tuttavia, il numero di sintomi non variava significativamente in base allo status socioeconomico, suggerendo che, sebbene lo svantaggio economico possa esacerbare l’intensità dei sintomi, non porta necessariamente a una gamma più ampia di sintomi. “Il nostro studio evidenzia il dolore come sintomo predominante auto-riferito nei pazienti con Long-Covid, ma mostra anche come i fattori demografici sembrino giocare un ruolo significativo nella gravità dei sintomi”, ha detto David Sunkersing, dell’UCL Institute of Health Informatics e autore principale dello studio. “Con la continua comparsa del Covid-19, ad esempio, attraverso le varianti LB.1 o D-FLiRT, la possibilità che si verifichino altri casi di Long-Covid rimane una preoccupazione pressante”, ha continuato Sunkersing. “I nostri risultati possono aiutare a definire interventi mirati e strategie di supporto per le persone più a rischio”, ha proseguito Sunkersing. Nel documento, i ricercatori invitano a sostenere le cliniche che si occupano del trattamento del Long-Covid e a sviluppare strategie di cura che diano priorità alla gestione del dolore, oltre che ad altri sintomi prevalenti come i problemi neuropsicologici e la fatica. Dato l’impatto significativo dei fattori demografici sulla gravità dei sintomi, lo studio ha sottolineato la necessità di politiche sanitarie che affrontino queste disparità, garantendo un’assistenza equa a tutti gli individui affetti da Long-Covid. Le limitazioni dello studio includono la mancanza di informazioni su altre condizioni di salute che i partecipanti potevano avere e la carenza di dati sulla storia sanitaria. I ricercatori hanno avvertito che lo studio potrebbe aver escluso le persone con Covid molto grave e quelle che incontrano barriere tecnologiche o socioeconomiche nell’accesso a un’applicazione per smartphone. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.