Roma – Gli eventi climatici estremi causati dalle anomalie del El Niño, l’oscillazione oceanica meridionale, potrebbero aver favorito la diffusione di un nuovo ceppo di colera all’inizio del XX secolo. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Neglected Tropical Diseases, condotto dagli scienziati dell’Instituto de Salud Global de Barcelona. Il team, guidato da Xavier Rodo e Mercedes Pascual, ha applicato una varietà di strumenti statistici e computazionali ai registri storici delle condizioni climatiche e dei decessi per colera in varie regioni dell’ex India britannica durante la sesta pandemia della malattia, durata dal 1899 al 1923. Dal 1961, riportano gli esperti, oltre un milione di persone sono decedute a causa del colera. I fattori scatenanti delle passate epidemie di colera non erano ben chiari, ma è stato ipotizzato che le condizioni climatiche anomale possano agire in sinergia con le alterazioni genetiche del Vibrio cholerae, il batterio che causa la malattia.
I ricercatori hanno scoperto che modelli anomali di decessi per colera dal 1904 al 1907 si sono manifestati in concomitanza con temperature stagionali e livelli di precipitazioni fuori dal comune. La tempistica di questi eventi sembra direttamente correlata all’istituzione di un nuovo ceppo invasivo di colera durante la sesta pandemia. Questi risultati, commentano gli studiosi, supportano la possibilità che eventi climatici anomali possano contribuire allo sviluppo di nuovi ceppi di colera. Il gruppo di ricerca ha anche valutato la correlazione tra la variabilità climatica del prossimo futuro, i cambiamenti climatici estremi e il rischio di nuovi ceppi. “Saranno necessari ulteriori approfondimenti – concludono gli autori – ma il nostro lavoro mostra chiaramente che la variazione delle condizioni climatiche in relazione al cambiamento evolutivo di un patogeno possono costituire fattori scatenanti e sinergici per la diffusione di epidemie e pandemie”.(30Science.com)