Roma – Un farmaco per l’Alzheimer potrebbe rallentare il declino cognitivo tipico della demenza a corpi di Lewy, o DLB, un tipo di demenza simile alla malattia di Alzheimer e alla malattia di Parkinson. Lo dimostra un nuovo studio del Karolinska Institutet in Svezia, pubblicato su Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, La malattia a corpi di Lewy, che comprende la demenza a corpi di Lewy e la malattia di Parkinson con e senza demenza, è la seconda patologia neurodegenerativa più comune, dopo la malattia di Alzheimer. La DLB rappresenta circa il 10-15% dei casi di demenza ed è caratterizzata da alterazioni del sonno, del comportamento, della cognizione, del movimento e della regolazione delle funzioni corporee autonome. “Attualmente non esistono trattamenti approvati per la DLB, quindi i medici spesso utilizzano farmaci per la malattia di Alzheimer, come gli inibitori della colinesterasi e la memantina, per alleviare i sintomi”, ha affermato Hong Xu, professore assistente presso il Dipartimento di Neurobiologia, Scienze della Cura e Società del Karolinska Institutet e primo autore del lavoro. “Tuttavia, l’efficacia di questi trattamenti rimane incerta a causa dei risultati incoerenti degli studi e dei dati limitati a lungo termine”, ha continuato Xu. Nello studio attuale, i ricercatori hanno esaminato gli effetti a lungo termine degli inibitori della colinesterasi, ChEI, e della memantina rispetto all’assenza di trattamento per un periodo fino a dieci anni, in 1.095 pazienti con DLB. Dai risultati è emerso che i ChEI possono rallentare il declino cognitivo nell’arco di cinque anni rispetto alla memantina o all’assenza di trattamento. I ChEI sono stati anche associati a una riduzione del rischio di morte nel primo anno dopo la diagnosi. “I nostri risultati evidenziano i potenziali benefici dei ChEI per i pazienti con DLB e supportano l’aggiornamento delle linee guida per il trattamento”, ha dichiarato Maria Eriksdotter, professoressa presso il Dipartimento di Neurobiologia, Scienze della Cura e Società del Karolinska Institutet e autrice del lavoro. A causa della natura osservazionale dello studio, non è stato possibile trarre conclusioni sulla causalità. I ricercatori non disponevano di dati sulle abitudini di vita dei pazienti, sulla fragilità, sulla pressione sanguigna e sulla co-patologia della malattia di Alzheimer, che potrebbero aver influenzato i risultati. Un’altra limitazione dello studio è che, ad oggi, rimane difficile diagnosticare accuratamente la DLB. (30Science.com)