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Nel 79 d.C del Vesuvio l’eruzione fu estremamente violenta anche a causa dei terremoti

(18 Luglio 2024)

Roma – La sismicità che si verificò nel 79 d.C. potrebbe aver influenzato direttamente l’eruzione del Vesuvio, rendendola ancora più mortale e pericolosa. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Earth Science, condotto dagli scienziati dell’Osservatorio Vesuviano, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Parco archeologico di Pompei. Il team, guidato da Domenico Sparice, ha scoperto delle caratteristiche peculiari incoerenti con gli effetti dei fenomeni vulcanici descritti finora nella letteratura scientifica dedicata alla città. Il gruppo di ricerca ha individuato due scheletri, che presentavano segni di gravi traumi e fratture. Poco dopo la più famosa eruzione della storia del Vesuvio, spiegano gli esperti, Plinio il Giovane scrisse delle lettere, descrivendo i fenomeni naturali a cui aveva assistito, l’eruzione e una serie di terremoti. Quando eventi vulcanici e sismici si sovrappongono, aggiungono gli studiosi, ricostruire la dinamica dei processi che li hanno provocati può essere piuttosto complicato. “Abbiamo dimostrato – sostiene Sparice – che la sismicità verificatasi durante l’eruzione ha avuto un ruolo significativo nella distruzione di Pompei, e potrebbe anche aver influenzato le scelte degli abitanti della città, che hanno affrontato una terribile, ma inevitabile, morte”. “Riconoscere correttamente la relazione causa-effetto – precisa Fabrizio Galadini, geologo e ricercatore senior presso l’INGV – è fondamentale per ricostruire l’interazione tra fenomeni vulcanici e sismici, e per capire i loro effetti su edifici, infrastrutture e esseri umani”. Secondo le ricostruzioni attuali, la pioggia di lava e lapilli durò per circa 18 ore, che furono seguite da violenti scosse sismiche. “Uno dei due corpi che abbiamo analizzato sembra essere stato schiacciato dal crollo di un frammento di muro – afferma Valeria Amoretti, del Parco archeologico di Pompei – l’altro, invece, potrebbe aver cercato di proteggersi con quello che sembra un oggetto di legno rotondo. Dalle analisi effettuate, non sembra che i due pompeiani siano deceduti a causa dell’inalazione di cenere e calore, il che suggerisce che entrambi siano sopravvissuti alla prima fase dell’eruzione”. Non ci sono stime affidabili sul numero di vittime dovute all’attività vulcanica e ai sismi. “Capire cosa è successo a Pompei – conclude Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei – ci permette di avvicinarci alla quotidianità degli abitanti della città, prima della sua distruzione”. (30science)

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