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Blocchi covid mettono in evidenza impatto zootecnia su qualità aria in Lombardia

(15 Luglio 2024)

Roma – Nonostante la parziale sospensione del settore dei trasporti e delle attività industriali durante i lockdown del 2020 dovuti all’epidemia di COVID-19, i livelli di particolato nell’atmosfera nel nord Italia sono rimasti elevati. Questo evento, sorprendente quanto significativo, evidenzia come l’inquinamento atmosferico da particolato sia una delle principali preoccupazioni  per la salute del pianeta e delle persone. Tuttavia, le politiche che affrontano questo tipo di emissioni tendono a concentrarsi su trasporti e industria, nonostante ci siano prove sempre più evidenti che anche l’agricoltura svolga un ruolo significativo. Nell’ambito del progetto INHALE, in collaborazione con l’organizzazione non profit Legambiente Lombardia e l’Università Bocconi, i ricercatori del CMCC hanno condotto una serie di studi per valutare l’impatto delle attività agricole sulla salute umana nella Pianura Padana, al fine di valutare le principali modalità di inquinamento e i possibili miglioramenti della qualità dell’aria derivanti da riduzioni ipotetiche delle emissioni. In un recente studio del CMCC – The formation of secondary inorganic aerosols: A data-driven investigation of Lombardy’s secondary inorganic aerosol problem – i ricercatori hanno sfruttato la riduzione delle emissioni non agricole durante il lockdown per analizzare la complessa relazione tra emissioni di ammoniaca, biossido di azoto e concentrazioni di aerosol inorganici secondari, utilizzando tecniche di machine learning. I risultati dello studio mostrano che l’agricoltura è il principale produttore di emissioni di ammoniaca nella Pianura Padana e che contribuisce quindi in modo sostanziale alla formazione di particolato secondario e al deterioramento della qualità dell’aria. Questi risultati suggeriscono che le strategie per migliorare la qualità dell’aria dovranno tenere in considerazione simultaneamente la riduzione dei precursori del particolato: ammoniaca e ossidi di azoto.

“Dal punto di vista scientifico, il contributo dell’agricoltura all’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana è chiaro. Questo studio fornisce chiare prove che il settore deve entrare a far parte di una strategia più ampia per la qualità dell’aria”, afferma Francesco Granella, ricercatore presso il CMCC e autore principale dello studio.Oltre all’impatto dell’agricoltura sull’inquinamento atmosferico, un altro nuovo studio, intitolato Impacts of agriculture on PM10 pollution and human health in the Lombardy region in Italy, valuta l’impatto dell’agricoltura sull’inquinamento da PM10, con particolare enfasi sul ruolo dell’agricoltura intensiva sull’inquinamento e la salute pubblica.”Abbiamo dimostrato che lo spargimento di letame in Lombardia contribuisce al deterioramento della qualità dell’aria in inverno, poiché viene rilasciata ammoniaca nell’atmosfera”, afferma Stefania Renna, ricercatrice presso il CMCC, dottoranda presso il Politecnico di Milano e leader dello studio, che si è avvalso anche dei dati di ARPA Lombardia.”Questa ricerca offre informazioni su come ridurre più efficacemente il PM2,5 secondario inorganico e, a differenza della letteratura esistente, si basa esclusivamente su dati misurati a livello del suolo”, afferma Lara Aleluia Reis del CMCC. Il CMCC ha condotto entrambi gli studi come partner del progetto INHALE, finanziato da Fondazione Cariplo, coordinato dall’Università Bocconi e implementato insieme a Legambiente Lombardia.(30Science.com)

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