Roma – La tecnica di editing genetico CRISPR/Cas9 è stata utilizzata per modificare il DNA regolatore di una specie vegetale e alterare l’attività fotosintetica. A riuscirci gli scienziati dell’Università della California a Berkeley, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Science Advances per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il gruppo di ricerca, guidato da Dhruv Patel-Tupper, ha prodotto un aumento dell’espressione genetica in una coltura alimentare, modificandone il DNA regolatore. Per la prima volta, il team ha alterato l’attività fotosintetica di una specie vegetale agendo sui processi che la determinano.
“Strumenti come CRISPR/Cas9 – afferma Patel-Tupper – possono accelerare notevolmente la nostra capacità di alterare l’espressione genetica, piuttosto che semplicemente silenziare o inibire determinati geni”. A differenza delle strategie di biologia sintetica che utilizzano geni di altri organismi per migliorare la fotosintesi, gli autori hanno agito sul processo di fotoprotezione presente naturalmente in tutte le piante. Nell’ambito del progetto RIPE (Realizing Increased Photosynthetic Efficiency), guidato dall’Università dell’Illinois e orientato ad aumentare la produzione alimentare globale, i ricercatori hanno utilizzato lo strumento di editing genetico CRISPR/Cas9 per modificare il DNA a monte del gene bersaglio, che controlla la quantità e la modalità di gene espressa. “I cambiamenti genetici sono stati più elevati di quanto ci aspettassimo – commenta Patel-Tupper – siamo rimasti sorpresi, ma credo che questo dimostri la plasticità delle piante e delle colture. Possiamo sfruttare questo ‘margine’ per apportare grandi cambiamenti e favorire una crescita più efficace e più resiliente”. “Il nostro lavoro – conclude – dimostra la possibilità di utilizzare la forbice genetica per generare varianti nei geni chiave delle colture e ottenere gli stessi progressi derivanti dal processo di selezione delle piante, ma in tempi notevolmente più rapidi. È sicuramente più difficile che utilizzare un approccio basato sulle piante transgeniche, ma modificando tratti esistenti, potremmo prevenire problemi normativi che possono ritardare l’utilizzo di strumenti così rilevanti”. (30science.com)