Roma – Da quando i lupi si sono allontanati dai parchi americani dell’Ovest, alci e altri ungulati hanno svolto un ruolo centrale nell’influenzare gli impatti ecologici della regione. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista BioScience, condotto dagli scienziati dell’Oregon State University e del Conservation Biology Institute. Il team, guidato da William Ripple, ha valutato le implicazioni legate all’assenza di grandi predatori sulle comunità vegetali e animali e sulle funzioni dell’ecosistema. I risultati, commentano gli autori, richiamano l’attenzione sui cambiamenti di riferimento, in cui le condizioni sempre più degradate sono percepite come il riflesso dello stato storico di un determinato luogo.
“Negli anni ’30 – spiega Ripple – i lupi erano in gran parte assenti dall’Ovest americano, ma la maggior parte delle ricerche ecologiche relative alla regione sono avvenute in un periodo successivo alla presenza dei lupi, fornendo un quadro incompleto della situazione. Tali dati sottolineano il potenziale impatto dello spostamento delle linee di base sulla nostra comprensione della successione delle comunità vegetali, delle dinamiche delle comunità animali e delle funzioni dell’ecosistema”.
I ricercatori hanno considerato i parchi nazionali di Yellowstone, Olympic e Wind Cave, tutti caratterizzati da una presenza nulla o scarsa di lupi. Stando a quanto emerge dall’indagine, alci e altri ungulati hanno provocato impatti ecosistemici sostanziali dopo l’allontanamento dei predatori, influenzando le comunità vegetali e i processi ecologici. Il lavoro evidenzia la necessità di caratterizzare il contesto storico e le condizioni di riferimento quando si esplorano aree in cui i grandi predatori, come i lupi, sono assenti o persistono in comunità significativamente ridotte. “Oltre alla perdita o allo spostamento dei grandi predatori – aggiunge Robert Beschta, altra firma dell’articolo – è importante valutare fattori come la soppressione degli incendi, l’invasione di piante e animali esotici e il pascolo eccessivo da parte del bestiame”. Per affrontare gli effetti della perdita dei predatori e di altri potenziali fattori, i ricercatori suggeriscono di indagare sugli archivi dei parchi, analizzando informazioni e dati storici. Questi database possono permettere agli scienziati di ricostruire le dinamiche alla base dello spostamento delle linee ecologiche.
“Studiare gli ecosistemi alterati senza riconoscere come o perché il sistema è cambiato nel tempo a causa dell’assenza di un predatore – osserva Ripple – potrebbe avere implicazioni importanti sulla gestione della fauna selvatica, la conservazione della biodiversità e il ripristino degli ecosistemi”. “Il nostro lavoro – concludono gli autori – potrebbe rappresentare la base per l’analisi della conservazione di lupi e altri predatori. Speriamo che questo studio possa diventare uno strumento importante per le organizzazioni ambientaliste e le agenzie governative per identificare gli obiettivi di gestione degli ecosistemi”. (30science.com)