Roma – Alcuni paesi potrebbero riuscire a soddisfare il proprio fabbisogno totale di elettricità utilizzando pannelli solari fotovoltaici galleggianti. E per le altre nazioni ci sarebbero comunque notevoli benefici. Questa l’interessante prospettiva presentata dagli scienziati dell’Università di Bangor, dell’Università di Lancaster e del Centro britannico per l’ecologia e l’idrologia, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature Water per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Iestyn Woolway, ha calcolato la produzione elettrica giornaliera per il fotovoltaico galleggiante (FPV) su quasi 68mila laghi e bacini artificiali in tutto il mondo, utilizzando i dati climatici disponibili per ogni località. Le stime consideravano fonti d’acqua naturali e artificiali, a non più di dieci chilometri di distanza da un centro abitato, che non congelavano per più di sei mesi all’anno. Gli autori hanno stimato una produzione media sulla base di FPV che coprirebbero il 10 per cento della superficie acquatica, fino a un massimo di 30 chilometri quadrati. La capacità di produzione, riportano gli studiosi, variava a seconda dell’altitudine, della latitudine e della stagionalità, ma raggiungeva in media 1.302 terawattora (TWh), circa quattro volte la domanda annua totale di elettricità del Regno Unito.
I pannelli solari galleggianti presentano diversi vantaggi rispetto agli impianti solari a terra, in quanto lasciano il terreno libero per altri usi e assicurano il raffreddamento dei dispositivi, rendendoli più efficienti. Allo stesso tempo, precisano gli autori, riparano la superficie del lago da sole e vento, riducono la fioritura delle alghe e limitano la perdita d’acqua per evaporazione. Nonostante i risultati preliminari significativamente incoraggianti, gli esperti precisano che sarà necessario condurre ulteriori approfondimenti per valutare l’impatto ambientale complessivo dei FPV. “Non sappiamo ancora esattamente come i pannelli galleggianti potrebbero influenzare l’ecosistema all’interno di un lago naturale – commenta Woolway – il potenziale guadagno nella generazione di energia con questo approccio è piuttosto chiaro, per cui è fondamentale proseguire le ricerche e capire come implementare queste tecnologie in sicurezza”. “Nella nostra analisi – aggiunge – abbiamo valutato la disposizione sul 10 per cento della superficie di un lago come livello di dispiegamento probabile e sicuro, ma potrebbe essere necessario ridurre questa percentuale in alcune situazioni o aumentarla in altre. Le nostre stime indicano che ben cinque nazioni potrebbero soddisfare il loro intero fabbisogno di elettricità con FPV, tra cui Papua Nuova Guinea, Etiopia e Ruanda”. Altri paesi potrebbero generare tra l’87 e il 92 per cento del fabbisogno totale, mentre zone come l’Africa, i Caraibi, il Sud America e l’Asia centrale raggiungerebbero tra il 40 e il 70 per cento del totale. I paesi più in difficoltà sarebbero la Finlandia e la Danimarca, che arriverebbero rispettivamente al 17 e al 7 per cento del proprio fabbisogno energetico. “Il nostro lavoro – conclude Alona Armstrong, della Lancaster University – evidenzia vantaggi che emergerebbero in tutto il mondo, ma le implementazioni devono essere strategiche, considerando le conseguenze per la sicurezza energetica, la natura e la società, nonché per l’azzeramento delle emissioni”. (30science.com)