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Nature: scoperta causa principale delle malattie intestinali

(5 Giugno 2024)

Roma – Identificato nuovo percorso biologico fra i principali fattori scatenanti delle malattie infiammatorie intestinali, IBD, e delle condizioni ad esse correlate, che può essere preso di mira con i farmaci esistenti. A scoprirlo i ricercatori del Francis Crick Institute, in collaborazione con l’UCL e l’Imperial College di Londra. I risultati, riportati su Nature, offrono speranza a circa il 5% della popolazione mondiale, che risulta attualmente colpito da IBD. Solo nel Regno Unito, una persona su dieci è affetta da una malattia autoimmune, come le IBD, che comprende il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Queste malattie stanno diventando sempre più comuni, con oltre mezzo milione di persone affette da IBD nel Regno Unito nel 2022, quasi il doppio rispetto alle 300.000 persone stimate in precedenza. Nonostante tale aumento, i trattamenti attuali non funzionano in tutti i pazienti e i tentativi di sviluppare nuovi farmaci spesso falliscono a causa delle scarse conoscenze sulle cause delle IBD. A tal proposito, gli scienziati si sono addentrati in un “deserto genico”, un’area del DNA che non codifica per le proteine, che è stato precedentemente collegato all’IBD e a diverse altre malattie autoimmuni. I ricercatori hanno scoperto che questo deserto genico contiene un “enhancer”, una sezione di DNA simile ad un quadrante di volume per i geni vicini, in grado di aumentare la quantità di proteine che producono. La squadra di ricerca ha scoperto che questo particolare enhancer era attivo solo nei macrofagi, un tipo di cellula immunitaria nota per essere importante nelle IBD, e potenziava un gene chiamato ETS2, i cui livelli più elevati sono correlati a un rischio maggiore di malattia. Utilizzando l’editing genetico, gli scienziati hanno dimostrato che ETS2 è essenziale per quasi tutte le funzioni infiammatorie dei macrofagi, comprese alcune che contribuiscono direttamente al danno tissutale nelle IBD. Gli scienziati sono rimasti sopresi dal fatto che il semplice aumento della quantità di ETS2 nei macrofagi a riposo li ha trasformati in cellule infiammatorie molto simili a quelle dei pazienti con IBD. La squadra di ricercatori ha anche scoperto che molti altri geni, precedentemente collegati alle IBD, fanno parte del percorso ETS2, fornendo ulteriori prove che si tratta di una delle cause principali delle IBD. Non esistendo farmaci specifici che bloccano l’ETS2, il gruppo di ricerca ha cercato farmaci che potessero ridurre indirettamente la sua attività. Gli scienziati hanno scoperto che gli inibitori di MEK, farmaci già prescritti per altre patologie non infiammatorie, erano in grado di disattivare gli effetti infiammatori di ETS2. I ricercatori hanno messo alla prova questo principio e hanno rilevato che questi farmaci non solo riducevano l’infiammazione nei macrofagi, ma anche in campioni di intestino di pazienti con IBD. Poiché gli inibitori di MEK possono avere effetti collaterali in altri organi, i ricercatori stanno ora collaborando con LifeArc per trovare il modo di somministrare gli inibitori di MEK direttamente ai macrofagi. “L’IBD si sviluppa solitamente in età giovanile e può causare sintomi gravi che interrompono l’istruzione, le relazioni, la vita familiare e il lavoro”, ha detto James Lee, Group Leader del Genetic Mechanisms of Disease Laboratory al Crick e consulente gastroenterologo al Royal Free Hospital e all’UCL, che ha guidato la ricerca. “Sono necessari e urgenti trattamenti migliori”, ha continuato Lee. “Utilizzando la genetica come punto di partenza, abbiamo scoperto un percorso che sembra svolgere un ruolo importante nelle IBD e in altre malattie infiammatorie”, ha spiegato Lee. “Abbiamo dimostrato che questo percorso può essere mirato terapeuticamente e ora stiamo lavorando per garantire che questo approccio sia sicuro ed efficace per il trattamento delle persone in futuro”, ha precisato Lee. “L’IBD e altre patologie autoimmuni sono davvero complesse, con molteplici fattori di rischio genetici e ambientali; quindi, trovare una delle vie centrali e dimostrare come questa possa essere disattivata con un farmaco esistente è un enorme passo avanti”, ha affermato Christina Stankey, dottoranda al Crick e prima autrice insieme a Christophe Bourges e Lea-Maxie Haag. I partecipanti volontari della NIHR BioResource, con e senza IBD, hanno fornito campioni di sangue che hanno contribuito a questa ricerca. La ricerca è stata finanziata da Crohn’s and Colitis UK, Wellcome Trust, MRC e Cancer Research UK, e i ricercatori hanno lavorato con collaboratori in tutto il Regno Unito e in Europa. “Ogni anno, più di 25.000 persone vengono informate di avere una malattia infiammatoria intestinale”, ha sottolineato Ruth Wakeman, Direttore dei servizi, dell’advocacy e delle prove di Crohn’s & Colitis UK. “La malattia di Crohn e la colite sono patologie complesse che durano tutta la vita e per le quali non esiste una cura, ma ricerche come questa ci aiutano a rispondere ad alcune grandi domande sulle cause”, ha proseguito Wakeman. “Più riusciamo a capire sulle malattie infiammatorie intestinali, più probabilità abbiamo di aiutare i pazienti a vivere bene con queste condizioni”, ha notato Wakeman. “Questa ricerca compie un passo davvero entusiasmante verso la possibilità di avere un giorno un mondo libero da Crohn e Colite”, ha concluso Wakeman. (30Science.com)

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