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Tutelare le aree protette è il primo passo per proteggere la biodiversità

(21 Maggio 2024)

Roma – Per raggiungere gli obiettivi globali di biodiversità, gli ambientalisti e i governi devono dare priorità alla creazione e alla gestione efficace di grandi aree protette interconnesse con un’elevata integrità ecologica. Lo rivela uno studio condotto da John G. Robinson, della Wildlife Conservation Society, negli Stati Uniti, e colleghi, pubblicato sulla rivista ad accesso libero PLOS Biology. Il Global Biodiversity Framework o GBF, di Kunming-Montreal, firmato alla Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica di Montreal nel 2022, ha riconosciuto l’importanza di proteggere ampie aree ricche di habitat naturale per mantenere la resilienza e l’integrità degli ecosistemi.  Per arrestare la perdita di biodiversità, queste aree protette e conservate devono essere situate nei posti giusti, collegate tra loro e ben gestite. Uno degli obiettivi del GBF è quello di proteggere almeno il 30% della terra e dell’oceano globale entro il 2030, noto come “obiettivo 30×30”.

Nella roccaforte della natura di Madidi, Bolivia: molteplici giurisdizioni con i territori indigeni di Tacana e Lecos de Apolo in primo piano e, oltre il fiume Tuichi, il Parco Nazionale Madidi.
CREDITO
Omar Torrico (CC-BY 4.0, https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)

Per raggiungere gli obiettivi fissati dal GBF, secondo gli autori, è necessario dare priorità ad aree protette ampie e interconnesse, con un’elevata integrità ecologica, gestite in modo efficace ed equamente governate. I ricercatori sottolineano l’importanza di conservare i paesaggi a scale sufficientemente ampie da comprendere ecosistemi funzionanti e la biodiversità in essi contenuta. In molti casi, ciò richiederà gruppi interconnessi di aree protette gestite assieme. Secondo lo studio, una governance efficace implica il riconoscimento della diversità delle parti interessate e dei detentori di diritti e la condivisione equa dei costi e dei benefici. Gli autori sostengono che, le aree protette e di conservazione che soddisfano tutti e quattro i criteri, che hanno chiamato “roccaforti della natura”, ricopriranno un ruolo decisivo nel processo di conservazione della biodiversità. Esempi di roccaforti, secondo i ricercatori, sono presenti nelle regioni ad alta biodiversità della foresta tropicale dell’Africa centrale e dell’Amazzonia. “Applicando i quattro criteri stabiliti nella ricerca, per identificare le roccaforti della natura in tutto il mondo, i governi e gli ambientalisti potranno coordinare i loro sforzi e affrontare al meglio le minacce alla biodiversità”, hanno dichiarato gli autori. “Le ‘roccaforti della natura’, grandi aree interconnesse, ecologicamente intatte, ben gestite e governate in modo equo, sono state identificate in Amazzonia e in Africa centrale”, hanno spiegato gli scienziati.  “L’approccio offre un modo efficace per conservare la biodiversità su scala globale”, hanno concluso gli esperti. (30Science.com)

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