30Science.com

Salute: nuovo biomarcatore diagnostica l’Alzheimer in fasi asintomatiche

(16 Maggio 2024)

Da sinistra a destra: Rosalina Gavín, José Antonio del Río e Dayaneth Jácome nei laboratori IBEC.
CREDITO
Istituto di Bioingegneria della Catalogna (IBEC)

10.1016/j.bbadis.2024.167187 

(AGI) – Roma 16 mag. – Identificato nuovo biomarcatore in grado di rilevare la malattia di Alzheimer nelle fasi asintomatiche. La scoperta dei ricercatori di Neurobiotecnologia Molecolare e Cellulare dell’Istituto di Bioingegneria della Catalogna, IBEC, e dell’Università di Barcellona, riportata su Biochimica et Biophysica Acta (BBA) – Molecular Basis of Disease, apre le porte alla diagnosi precoce della malattia di Alzheimer. La molecola è il miR-519a-3p, un microRNA direttamente collegato all’espressione della proteina prionica cellulare o PrPC, che è deregolata nelle persone affette da alcune malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. La ricerca di biomarcatori stabili e facilmente rilevabili nei biofluidi, come i microRNA, offre la speranza di individuare la malattia di Alzheimer nelle sue fasi precoci e asintomatiche. La diagnosi precoce potrebbe migliorare significativamente la diagnosi e il trattamento di questa malattia, che colpisce più di 35 milioni di persone in tutto il mondo. È noto che l’espressione di alcuni microRNA è deregolata nei pazienti affetti da Alzheimer. Tuttavia, è la prima volta che questo microRNA è stato specificamente collegato alla diminuzione della produzione cellulare di proteina prionica durante la progressione della malattia. “Attualmente, i test per la diagnosi della malattia di Alzheimer vengono effettuati di solito dopo la comparsa dei sintomi, quando è già presente un deterioramento cognitivo di base”, ha detto José Antonio del Río, professore ordinario presso la Facoltà di Biologia e l’Istituto di Neuroscienze dell’Università di Barcellona e co-leader dello studio. “Riteniamo – ha continuato del Río – che il rilevamento di questo microRNA possa aiutare a stabilire criteri aggiuntivi per una diagnosi più accurata nelle prime fasi della malattia”. Lo studio ha analizzato anche la presenza del biomarcatore in campioni di altre malattie neurodegenerative. “Se il nostro obiettivo è utilizzare miR-519a-3p come biomarcatore per rilevare la demenza, tipica dell’Alzheimer, in persone ipoteticamente sane, è essenziale assicurarsi che i suoi livelli non siano alterati in altre malattie neurodegenerative”, ha spiegato Rosalina Gavín, ricercatrice senior dell’IBEC, professore associato dell’UB e co-leader dello studio. “Nel nostro studio abbiamo confrontato i livelli di questo biomarcatore in campioni provenienti da altre tauopatie e dal Parkinson, confermando che le alterazioni del miR-519a-3p sono specifiche della malattia di Alzheimer”, ha dichiarato Gavín. “Stiamo compiendo progressi: Il prossimo passo è convalidare il miR-519a-3p come biomarcatore in campioni di sangue di diverse coorti di pazienti, per iniziare a utilizzarlo nella diagnosi clinica della malattia di Alzheimer in campioni periferici”, ha aggiunto Dayaneth Jácome, ricercatrice del gruppo di del Río e prima autrice dello studio. (AGI)Lucrezia Parpaglioni

 

30Science.com
Agenzia di stampa quotidiana specializzata su temi di scienza, ambiente, natura, salute, società, mobilità e tecnologia. Ogni giorno produciamo una rassegna stampa delle principali riviste scientifiche internazionali e quattro notiziari tematici: Scienza, Clima & Natura, Salute, Nuova Mobilità e Ricerca Italiana contatti: redazione@30science.com + 39 3492419582