30Science.com

PNAS: svelata la biochimica del sargassum

(27 Maggio 2024)

Roma  – Svelata la composizione biochimica del sargassum, un’alga prolifica che sta sommergendo le coste dei Caraibi e dell’Africa occidentale e che sta causando ingenti danni ambientali ed economici. A individuarla uno studio condotto dai ricercatori delle Università di York e Southampton, insieme ai colleghi dell’Università delle Indie Occidentali, in Giamaica e alle Barbados, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences. Sebbene l’alga sia composta da una biomassa abbondante, i suoi possibili usi sono limitati a causa dell’elevato contenuto di arsenico. Ora, i ricercatori hanno rilevato che la composizione biochimica dell’alga è rimasta costante durante tutto l’anno e hanno testato diversi metodi per la sua lavorazione, tra cui l’essiccazione all’ombra o il congelamento, scoprendo che il contenuto proteico dell’alga è rimasto invariato. Tuttavia, il metodo di lavorazione ha influenzato i livelli di altri componenti come l’alginato, che può avere applicazioni, come nel caso dei biomateriali. La presenza dell’alga blocca i pescherecci, minaccia il turismo, disturba i siti di nidificazione delle tartarughe, le barriere coralline e le mangrovie e rilascia gas tossici che hanno un impatto sulla salute umana e danneggiano le apparecchiature elettriche. Segnalati per la prima volta da Cristoforo Colombo nel quindicesimo secolo, i tappeti galleggianti di sargassum sono presenti da tempo nell’Atlantico settentrionale. Tuttavia, dal 2011, una popolazione galleggiante si è stabilita tra l’Africa occidentale e il Sud America ed si è espansa fino a formare la “grande cintura atlantica di sargassum”, una fioritura macroalgale lunga 9.000 km, visibile dallo spazio e stimata in 35 milioni di tonnellate. Si ritiene che le massicce fioriture di sargassum siano dovute all’inquinamento da nutrienti e al riscaldamento dei mari e che ogni anno vaste quantità di queste alghe finiscano in discarica. Il gruppo di ricerca ha deciso di approfondire la composizione della biomassa del sargassum per sbloccare il suo potenziale di utilizzo per la produzione di prodotti sostenibili.

Sargassum in Giamaica, agosto 2021
CREDITO
Dale Webber.

“Le piccole quantità di sargassum che si depositavano a riva nei Caraibi fornivano un habitat per tartarughe, granchi e pesci e contribuivano alla formazione delle spiagge con la loro decomposizione, ma le vaste fioriture di sargassum dell’ultimo decennio sono un problema globale che continuerà a crescere e ad avere un forte impatto nei Paesi colpiti”, ha detto Carla Machado, ricercatrice associata presso il Dipartimento di Biologia e prima autrice dello studio. “Questo progetto di ricerca ha riunito ricercatori internazionali specializzati nella composizione della biomassa e nelle immagini satellitari per tracciare, campionare e studiare il sargassum, fornendo nuove conoscenze cruciali su questa macroalga poco conosciuta”, ha continuato Machado. “Per poter essere utilizzata, una biomassa deve essere coerente nella sua composizione; questo garantisce che possa essere lavorata in modo efficiente e che si comporti in modo prevedibile durante la produzione”, ha spiegato Machado. Per lo studio, i ricercatori hanno raccolto campioni di sargassum in Giamaica, per tutto il 2021, in coincidenza con l’eruzione dell’aprile 2021 di La Soufrière, sull’isola caraibica di Saint Vincent.Utilizzando i modelli di deriva, gli autori hanno calcolato che i campioni di sargassum, raccolti nell’agosto 2021 avrebbero trascorso circa 50 giorni esposti alle ceneri dell’eruzione e hanno scoperto che le alghe, che probabilmente erano state a contatto con la cenere vulcanica, contenevano meno arsenico, ma avevano accumulato altri elementi, tra cui nichel e zinco. “Comprendere la risposta del sargassum alle condizioni ambientali è fondamentale per sbloccare la sua biologia e il suo valore potenziale”, ha affermato Thierry Tonon del Dipartimento di Biologia dell’Università di York e autore principale. “Con la grande cintura di sargassum che riceve ulteriori nutrienti dalla polvere del Sahara che soffia attraverso l’Atlantico, enormi quantità di alghe che si riversano sulle coste sembrano destinate a diventare la nuova normalità”, ha evidenziato Tonon. Secondo i ricercatori, c’è ancora molto lavoro da fare per migliorare la comprensione del sargassum e di come si comporterà negli anni a venire ma, ritengono che lo studio potrà fornire un corpo di prove che potrebbe informare una risposta internazionale ai problemi che pone alle persone e all’ambiente e trasformarlo in qualcosa di utile. (30Science.com)

30Science.com
Agenzia di stampa quotidiana specializzata su temi di scienza, ambiente, natura, salute, società, mobilità e tecnologia. Ogni giorno produciamo una rassegna stampa delle principali riviste scientifiche internazionali e quattro notiziari tematici: Scienza, Clima & Natura, Salute, Nuova Mobilità e Ricerca Italiana contatti: redazione@30science.com + 39 3492419582