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Nature Microbiology: i microrganismi che deriverebbero dallo scongelamento del permafrost potrebbero aumentare la produzione di gas serra

(28 Maggio 2024)

Roma – Lo scongelamento del permafrost libererebbe dei microrganismi del suolo che potrebbero contribuire in modo negativo alle emissioni di gas a effetto serra. Questa allarmante prospettiva emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Microbiology, condotto dagli scienziati della Colorado State University. Il team, guidato da Bridget McGivern, ha considerato il metabolismo dei microbi contenuti nell’intestino umano per anticipare alcuni degli effetti associati ai microrganismi sepolti nel permafrost. I ricercatori hanno quindi analizzato dei campioni di suolo raccolti in Svezia, per poi comparare le attività delle diverse classi di microbi. Con le temperature medie globali in costante aumento, gli scienziati sono da tempo preoccupati per la possibilità che i gas serra nocivi fuoriescano dallo scongelamento del permafrost artico. Stime recenti suggeriscono che entro il 2100 le regioni polari potrebbero produrre quantitativi di anidride carbonica e metano paragonabili a quelli associati ai paesi industrializzati. Nell’ambito del nuovo lavoro, gli esperti temono che questi calcoli siano addirittura troppo ottimisti. I microrganismi, spiegano gli autori, saranno responsabili del processo che genererà gas serra dallo scongelamento delle torbiere settentrionali, che contengono circa il 50 per cento del carbonio contenuto sul suolo mondiale. Attualmente, molte di queste forme di vita si trovano in uno stato inattivo, congelati nel permafrost. Con lo scioglimento delle calotte, però, i microbi potrebbero riprendere la loro attività, smuovendo il carbonio nel terreno. I ricercatori spiegano che i microbi del suolo incorporati nel permafrost potrebbero inoltre attaccare i polifenoli, una classe di composti precedentemente ritenuti inadatti al loro metabolismo. “Era stato ipotizzato – osserva Kelly Wrighton, altra firma dell’articolo – che l’aggiunta di polifenoli al permafrost artico in scioglimento avrebbe potuto lasciare inattivi i microrganismi, intrappolando una massiccia quantità di carbonio potenzialmente problematico nel terreno. Le nostre indagini suggeriscono che tale approccio non sarebbe applicabile, perché in realtà i microbi possono basare la propria attività anche sui polifenoli”. Il gruppo di ricerca ha raccolto informazioni relative a diverse famiglie di enzimi e microbi, per poi confrontare i risultati con le sequenze genetiche espresse dai microbi nei campioni provenienti dalla Svezia. “Abbiamo scoperto che i microrganismi contengono geni associati al metabolismo dei polifenoli – conclude McGivern – sarà comunque necessario proseguire le ricerche per capire se esistono fattori rilevanti legati alla quantità delle emissioni di gas serra che deriverebbero dallo scioglimento del permafrost. L’obiettivo finale è quello di ottenere dei modelli più accurati per descrivere la crisi climatica. Solo conoscendo approfonditamente la minaccia che affrontiamo possiamo individuare le strategie più efficaci per contrastarla”. (30science.com)

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