Valentina Di Paola

Il Virtual Telescope Project osserva un quasar ai confini dell’Universo

(15 Aprile 2024)

Roma – Il Virtual Telescope Project è riuscito a immortalare il quasar SDSS J114816.64+525150.3, il corpo celeste in assoluto più remoto del cielo boreale osservabile alle lunghezze d’onda della luce visibile, a 12.9 miliardi di anni luce di distanza dalla Terra. Lo rendono noto gli scienziati del progetto in un comunicato stampa, enfatizzando l’importanza di questo rilevamento da Guinness. Il quasar è stato individuato dallo strumento robotico da 356 mm di diametro del telescopio. Collocato nella costellazione dell’Orsa Maggiore, questo oggetto cosmico rappresenta un risultato storico, che è stato possibile anche grazie alla qualità del cielo notturno di Manciano (GR), dove sono installati gli strumenti del Virtual Telescope Project. In questa regione, spiegano gli autori, l’inquinamento luminoso è a livelli molto bassi, che permettono agli astronomi di osservare il cosmo senza troppe interferenze. Scoperto per la prima volta nel 2003, SDSS J114816.64+525150.3 è stato considerato il quasar più distante nelle lunghezze d’onda della radiazione visibile.

Il quasar SDSS J114816.64+525150.3 ripreso tramite il Virtual Telescope Project tra marzo e aprile 2024. CREDITS: Virtual Telescope Project

“A causa dell’espansione dell’Universo – commenta Gianluca Masi, astrofisico e direttore scientifico del Virtual Telescope Project – la radiazione elettromagnetica sperimenta il cosiddetto redshfit, un effetto cosmologico che determina uno spostamento verso il rosso della lunghezza d’onda osservata, tanto più marcato quanto più la sorgente è lontana. I pochissimi quasar più lontani di questo elemento sono osservabili solo nell’infrarosso”. “Mai fino a ora uno strumento di diametro inferiore ai 430 mm aveva spinto il proprio sguardo così lontano – aggiunge l’astrofisico – non è solo l’incredibile distanza da record superata con questa osservazione a restituire una straordinaria emozione, ma anche il significato di quella flebilissima luce catturata dagli occhi attenti del Virtual Telescope Project. Quel punto quasi impercettibile, che nel cielo della Terra appare un miliardo di volte più debole della Stella Polare, si trova così lontano nel tempo che, all’epoca, l’Universo attraversava la cosiddetta ‘Era della Reionizazione’, tra 150 milioni e un miliardo di anni dopo il Big Bang. Ciò significa che il quasar potrebbe essere antico come le prime stelle e galassie formatesi in quel Cosmo primordiale”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e quest’anno ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).