Emanuele Perugini

Elena Pierazzo, un progetto ERC per riscoprire la letteratura perduta italiana del ‘600 e ‘700

(16 Aprile 2024)

Roma – Elena Pierazzo, 52 anni originaria di Noale, un paese in provincia di Venezia, è una delle poche ricercatrici italiane che hanno vinto, la scorsa settimana un Advanced Grant dello European Research Council (ERC). L’abbiamo raggiunta presso l’Università di Tours (Francia) dove, dal 2022 dirige il Centro Studi Superiori della Renaissance.

Di cosa si occuperà il suo progetto?

La  ricerca mira a studiare i manoscritti moderni prodotti per la circolazione pubblica dopo l’affermarsi della stampa, in un periodo durante il quale la produzione manoscritta di tipo professionale non è recensita.
L’invenzione della stampa nel XV secolo ha contribuito alla perdita di interesse per i testi manoscritti, che sono stati presi meno in considerazione anche se, contrariamente ai pregiudizi che circondano i testi “rimasti” manoscritti, hanno continuato a essere prodotti tra il XVI e il XVIII secolo in modo massiccio e professionale. Infatti, i manoscritti cosiddetti moderni costituiscono fra il 70 e l’80% dei manoscritti conservati nelle biblioteche italiane e contengono testi dei grandissima qualità letteraria e di amplissima diffusione.

L’obiettivo di questo programma di ricerca è quindi quello di capire perché abbiamo continuato a produrne così tanti e come questi manoscritti abbiano contribuito alla cultura di questi secoli.
La ricerca prevede l’analisi di circa 60.000 manoscritti, esaminando sia i testi stessi che la loro materialità, disposizione e iconografia. Le analisi su larga scala, coadiuvate da strumenti di intelligenza artificiale, consentiranno di trascrivere i manoscritti e di raggrupparli (o “clusterizzarli”) in base al periodo in cui sono stati scritti, alla loro impaginazione o al loro genere letterario.
Il progetto collaborerà inizialmente con 4 biblioteche: la biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, la Biblioteca Universitaria di Bologna, La biblioteca Riccardiana di Firenze e l’Archivio storico Gregoriano a Roma, ma altri fondi in altre biblioteche saranno sicuramente aggiunti in seguito.

Ci può fornire qualche esempio di questa letteratura perduta?

Alcuni esempi di testi che abbiamo esaminato nelle fasi di preparazione del progetto sono “Il Capitolo dei Frati“, del quale esistono almeno 200 manoscritti ma ne furono prodotti almeno un migliaio, completamente inedito. Poema satirico in ottava rima scritto alla metà del 600 da Sebastiano Chiesa, gesuita di Reggio Emilia, in cui sbeffeggia i francescani riuniti a Modena per l’elezione del generale dell’ordine.
Un altra opera è “La Cortona convertita“, di Francesco Moneti. Poema satirico in ottava rima scritto poco dopo il precedente da un francescano cortonese, ma impiantato a Firenze contro i gesuiti (alcuni intellettuali dell’epoca hanno detto che si tratta della risposta al Capitolo dei frati di cui sopra). Il testo fu stampato in Inghilterra più di 70 anni dopo la morte dell’autore. Prima di allora aveva circolato in centinaia di esemplari in tutta Italia. Il testo non è mai stato pubblicato modernamente. Tra gli esempi, dobbiamo ricordare “Il Malmantile racquistato” di Filippo Lippi, poema eroicomico in ottava rima. Il testo è conosciuto, studiato e pubblicato, ma solo sulla base della versione stampata, pubblicata 20 anni dopo la morte dell’autore. Esistono pertanto più di 50 esemplari manoscritti che testimoniano di diverse versioni del testo che non sono mai state studiate.
Inoltre abbiamo trovato alcune centinaia di testi teatrali inediti: tragedie, drammi pastorali, libretti d’opera e altri testi per musica, commedie. Una di queste, “La Margheritona” è molto divertente e parla di una contadina piena di brio. Molti di questi testi sono prodotti da vari ordini religiosi e furono rappresentanti durante il Carnevale e altre festività. I gesuiti in particolare erano dei grandi produttori di opere teatrali, ma abbiamo cominciato a trovare anche molti testi teatrali prodotti nei conventi femminili, anche da parte di monche di clausura, come le Clarisse. Alcuni di questi ultimi sono stati recentemente studiati e pubblicati, ma il fenomeno è molto più esteso. Senza parlare poi di centinaia di manuali universitari, di matematica, algebra, geometria, idraulica, astronomia, ecc. oltre a manuali di carattere pratico: come allevare cavalli, come giocare a scacchi, l’arte del duello, ricette di cucina, come distillare liquori, ecc.

Quello che ci interessa di questi testi non è solo il loro contenuto, ma anche il loro contenitore, per così dire: chi copiava i testi? Per chi? sono solo copie di uso personale oppure c’è un mercato? Chi insegna ai copisti a scrivere? esistono botteghe laiche o sono solo scriptoria monastici? Su quest’ultimo punto una precisazione: a oggi, non c’è nessuno studio sugli scriptoria monastici del 6-700, per cui anche solo scoprire e studiare questi scriptoria rappresenterà una scoperta importante. Altre questioni che ci interessano sono il tipo di materiale usato: la carta, di cui esistono tipologie sconosciute, ma che preludono alla produzione di carta moderna, la penna e l’introduzioni dei pennini metallici, le varie ricette per l’inchiostro, ecc. Tutti questi aspetti, per i quali esiste una fiorente letteratura per il periodo medievale, sono completamente inesplorati per l’epoca moderna. Essi costituiscono però elementi di fondamentale importanza per localizzare e datare i documenti scritti, oltre per capire la circolazione del know-how scrittorio di epoca moderna.

Quali possono essere le potenziali applicazioni di queste ricerche?

La ricerca ha come obiettivo la creazione di una nuova disciplina scientifica, vale a dire lo studio dei manoscritti moderni  (in inglese “Early Modern Manuscript Studies”). Questa disciplina avrà come sotto discipline la codicologia moderna e la paleografia moderna, ma anche gli studi di ibridazione fra manoscritti e stampa. Il progetto fonderà una nuova rivista scientifica e una nuova collezione editoriale internazionale.

Perché è così importante?

La nostra idea della letteratura ma più in generale della cultura del 600 e 700 è quella di un periodo di crisi in cui la cultura e la letteratura sono provinciali, di scarsa qualità a cause della doppia oppressione della dominazione straniera e dell’Inquisizione. Il progetto svelerà che la cultura che noi consociamo e studiamo non è che una piccola parte di ciò che era stato prodotto e che circolava liberamente. Rivelerà in particolare l’esistenza di scrittori monastici e di botteghe di produzione di manoscritti di cui non si conosceva l’esistenza di centinaia di opere letterarie e scientifiche.
Il progetto ha quindi l’ambizione di riscrivere la storia culturale dell’Italia (ma anche dell’Europa) del ‘6-700, di suscitare l’interesse degli studiosi e del pubblico per dei libri bellissimi sia da un punto di vista della fattura che del contenuto, che si nascondono in piena vista nei magazzini delle biblioteche.

Qual è stato il suo percorso accademico?

Laureata all’Università di Ca’ Foscari a Venezia nel 1996 con una tesi di filologia italiana, ho proseguito i mei studi con il dottorato di ricerca alla Scuola Normale Superiore di Pisa, completata nel 2001. Nel 2006 sono partita per il Regno Unito dove ho lavorato al King’s College di Londra fino al 2014 prima come ricercatrice e poi come professoressa associata di Digital Humanities. Nel 2014 sono stata assunta come professoressa ordinaria di studi italiani e Digital Humanities all’università di Grenoble-Alpes in Francia. Dal 2019 sono all’Università di Tours dove nel 2022 ho preso la direzione del Centre d’Etudes Supérieures de la Renaissance.

Perchè non ha scelto di realizzare il suo progetto in una istituzione di ricerca italiana?

Me ne sono andata da Pisa per l’impossibilità di realizzare le mie aspirazioni professionali in Italia. Lavoravo con contratti precari, di breve durata e sottopagati. All’estero ho trovato il modo di progredire e di realizzare le mie potenzialità. Nonostante le mie ricerche siano di argomento italiano e si centrino su di un corpus di libri conservati nelle biblioteche italiane, non mi è mai venuta la voglia di rientrare, a causa delle condizioni di lavoro ancora difficili, soprattutto per i giovani che lavoreranno con me, ma anche per il sessismo che ancora affligge in modo considerevole le nostre Università. Visto che i miei collaboratori sono quasi tutti delle giovani donne, credo che la Francia e comunque l’Europa possa offrire loro una migliore prospettiva di carriera.

Quali sono i prossimi obiettivi della sua attività di ricerca?

L’obiettivo è quello di contribuire al ripensamento della cultura Italiana, della materialità della sua trasmissione con la stabilizzazione al Centre d’Etudes de la Renaissance di un programma di ricerca di lunga durata sui manoscritti moderni e di stimolare studi e ricerche sui patrimoni manoscritti europei.
I primi passi saranno quindi la digitalizzazione di un numero elevato di manoscritti (l’obiettivo finale è di avere immagini digitali di almeno 10.000 manoscritti) per poter avere dati sufficienti per impiegare algoritmi di intelligenza artificiale per cominciare ad organizzare il vastissimo materiale a disposizione.(30Science.com)

Emanuele Perugini
Sono un giornalista. Sono nato nel 1970 e ho cominciato a scrivere nel 1994. Non ho più smesso. Nel corso della mia carriera ho scritto molto di scienza, di ambiente, di salute cercando di portare la scienza e la profondità dell'analisi scientifiche in ogni ambito di cui mi sono occupato.