Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Cop28 chiama il nucleare risponde, il futuro è nei minireattori

(9 Gennaio 2024)

Roma – Per raggiungere gli obiettivi climatici in vista del 2050 il nucleare ha un ruolo strategico. È quanto emerge dal recente accordo di Dubai che viene calato in una realtà industriale e scientifica dell’energia atomica in profonda evoluzione, caratterizzata da una forte spinta verso la riduzione delle dimensioni degli impianti e dei relativi costi. Tra terza e quarta generazione, stato delle scorie, mini reattori e reattori modulari, si rischiano grandi confusioni con riguardo al panorama attuale di questo contestato comparto dell’energia: per questo 30Science.com ha fatto il punto con l’ausilio di Emilio Santoro, fisico nucleare, ex-direttore responsabile del reattore di ricerca TRIGA RC-1 del Centro Enea Casaccia. Innanzi tutto alcuni dati: al momento, stanti gli aggiornamenti del World Nuclear Industry Status Report, ci sono nel mondo 412 reattori nucleari operativi, e 61 in costruzione. Questi ultimi appartengono in buona sostanza a quella che viene definita la III generazione dei reattori nucleari che rispetto a reattori divenuti tristemente celebri come quello di Chernobyl sono costruiti con una filosofia ingegneristica completamente diversa, molto più attenta alla sicurezza e all’efficienza energetica. “ La loro struttura, spiega Santoro, si basa sia sul già sperimentato principio della defense in depth, vale a dire su una serie di ‘strati’ – paragonabili a quelli di una cipolla – che, con diverse soluzioni, sono in grado di porre fino a quattro barriere ad un eventuale rilascio radioattivo nell’ambiente esterno, minimizzandone l’eventualità, sia su alcune soluzioni innovative nell’introduzione e nella gestione dei sistemi di sicurezza attivi e passivi”. Questi reattori di III generazione soffrono ancora di diversi limiti sia in termini di costi – assai elevati – sia in termini di radioattività dei rifiuti che si presenta – paradossalmente – di un circa 15% più alta di quella dei rifiuti nucleari delle centrali di seconda generazione, pur a fronte di una efficienza energetica dei reattori di III generazione considerevolmente superiore. Per ovviare a questi problemi, ridurre consistentemente i rifiuti, soprattutto quelli a più lunga radioattività, e aumentare ulteriormente la sicurezza ci si è incamminati verso la IV generazione di reattori che è però ancora di là da venire. “Da un punto di vista di reattori ‘commerciali’ al momento non ne esistono di quarta generazione – continua Santoro – ve ne sono alcuni di tipo dimostrativo, ma a livello internazionale non si è ancora trovata la quadra per una soluzione standard di progettazione di questo tipo di reattore, sono ancora in ballo diverse soluzioni”. Una di queste soluzioni, quella del raffreddamento a piombo permette di affrontare un’altra direzione che l’industria nucleare probabilmente imboccherà vale a dire quella delle “piccole dimensioni” “Di recente – aggiunge Santoro – l’attenzione si è concentrato sui reattori modulari cosiddetti ‘small’ (SMR) o addirittura ‘advanced’ (AMR). Questi tipi di reattori, che sono in sviluppo e che costituiranno probabilmente il futuro del nucleare, offrono notevoli vantaggi. Non solo si basano su tecnologie che sono state ampiamente utilizzate nelle navi e nei sommergibili a propulsione nucleare; non solo sono modulari – il che vuol dire che si inizia con parti prefabbricate che poi possono essere assemblate in 3/6 mesi -; ma soprattutto per costi e sicurezza – soprattutto per quel che riguarda gli AMR – fanno un balzo in avanti davvero considerevole, rendendo anche la produzione di rifiuti assai più limitata. Possiamo dire che si tratta di un passo intermedio tra la terza e la quarta generazione – anzi gli AMR già sono nella quarta – col vantaggio dei minori costi”. Proprio la tecnologia di raffreddamento al piombo di cui potrebbero essere dotati gli AMR, potrebbe altresì riportare in prima linea la tecnologia italiana del nucleare grazie al progetto ALFRED, sviluppato, progettato e realizzato in Romania dal consorzio internazionale FALCON (Fostering ALfred CONstruction), costituito da Ansaldo Nucleare, ENEA e ICN (l’Istituto romeno per le ricerche nucleari), che ha al centro proprio un reattore raffreddato al piombo di tipo dimostrativo – che non produrrà scorie radioattive a lunga vita. (30science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla