Emanuele Perugini

Il Governo Meloni punta forte su Einstein Telescope in Sardegna

(7 Giugno 2023)

Roma – “Voglio offrire con la mia presenza la dedizione che il governo italiano intende mettere sulla candidatura dell’Italia per l’Einstein Telescope”. Lo ha detto ieri il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni alla conferenza stampa di presentazione della candidatura ufficiale dell’Italia a ospitare la nuova infrastruttura di ricerca europea, l’Einstein Telescope. La Presidente del Consiglio ha tenuto molto a presenziare all’evento per rimarcare con forza la proposta che ha individuato nella miniera di Sos Enattos, a Lula, nel cuore della Barbagia, la realizzazione di questo impianto che, a conti fatti, dovrebbe arrivare a costare 1,7 miliardi di euro. Insieme a lei anche il Ministro degli Esteri, Antonio Taiani, quello della Ricerca, il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone e il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian SolinasNella sede dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), già Osservatorio Astronomico di Monte Mario, che ha ospitato la presentazione, sono anche intervenuti Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica e presidente del Comitato Tecnico Scientifico per la Candidatura Italiana per Einstein Telescope (ET) e Antonio Zoccoli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto che coordina la cordata scientifica nazionale per la candidatura italiana per ET.

Presenti, inoltre, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano ed Ettore Sequi, Ambasciatore e Capo delegazione italiana nel Board of Governmental Representatives di Einstein Telescope  

Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica e presidente del Comitato Tecnico Scientifico per la Candidatura Italiana per Einstein Telescope (ET) e Antonio Zoccoli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN)

 

“Il governo italiano è concentrato su questa candidatura. È il simbolo dell’Italia che vuole guardare verso l’alto. Noi siamo capaci di grandi imprese. C’è un’Italia capace di pensare in grande, a volte c’è mancata consapevolezza. Dobbiamo essere all’altezza di quelle persone che hanno fatto la grandezza dell’Italia. A noi non manca niente. Oltre ad avere le competenze scientifiche abbiamo il luogo perfetto per ospitare questa infrastruttura straordinaria. L’area dismessa di Sos Enattos, in Sardegna, è perfetta. Einstein Telescope è soprattutto un enorme balzo in avanti nella nostra capacità di comprendere il cosmo e il modo di far tornare la ricerca italiana e europea centrale. È una grande opportunità dal punto di vista dell’indotto”, aggiunge la premier.

“Questa sfida è alla nostra portata se torniamo ad essere l’Italia capace di sognare. È l’Italia che vogliamo recuperare e che negli ultimi tempi abbiamo un po’ perso. Tutti possono fare la propria parte – conclude il presidente del Consiglio – Dobbiamo provare ad attrarre ricercatori, l’Italia ha grandi attrattive. Dalla presidenza del Consiglio a tutti i livelli coinvolti nel progetto ce la metteremo tutta”.

“L’investimento per l’Einstein Telescope ci sarà” e l’impegno del governo in questo progetto «è chiaro e palese», ha detto la ministra per l’Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini. Da parte dei Paesi Bassi, ha aggiunto, “non c’è un appostamento di bilancio, ma un impegno pari a quello italiano”.

Certamente l’Italia dovrà affrontare una “concorrenza agguerrita”», ha osservato il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, riferendosi alla candidatura dei Paesi Bassi a ospitare lo strumento. È una gara aperta, sulla quale si deciderà nel 2025, dopodiché il governo italiano dovrà pensare a un investimento per questo progetto dal costo stimato in 1,9 miliardi di euro e la cui realizzazione richiederà nove anni.

L’Einstein Telescope riuscirà a osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore delle infrastrutture di ricerca attuali. Permetterà di studiare i segnali di onde gravitazionali con grandissima precisione. Consentirà di studiare la storia dell’universo andando indietro nel tempo, avvicinandosi quasi al Big Bang. Einstein Telescope è questo e tanto altro. Sarà il futuro rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione in Europa. Molto più sensibile degli attuali rivelatori della precedente generazione, i due interferometri gemelli Ligo negli Stati Uniti e il rivelatore Virgo in Italia. E riuscirà a osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore. ET permetterà di studiare i segnali di onde gravitazionali con grandissima precisione, aprendo opportunità straordinarie per la fisica fondamentale, l’astrofisica e la cosmologia.

Con Einstein Telescope sarà possibile studiare la storia dell’universo andando indietro nel tempo, avvicinandosi quasi al Big Bang. E questo grazie alla rivelazione sulla Terra delle onde gravitazionali prodotte da eventi cosmologici, come la fusione di buchi neri o di stelle di neutroni, a distanze inimmaginabili. Proprio per il suo enorme potenziale di scoperta e di conoscenza, la comunità scientifica considera Einstein Telescope come un progetto di impatto mondiale.

 

PERCHÉ LA CANDIDATURA ITALIANA?

 

Grazie a un’esperienza di oltre cinquant’anni nello studio delle onde gravitazionali, l’Italia è riconosciuta a livello internazionale come uno dei Paesi scientificamente più preparati a gestire un osservatorio straordinario quale ET.
L’idea di ET si fonda sui successi degli interferometri Virgo (in Italia) e LIGO (negli Stati Uniti) che, grazie alle osservazioni realizzate a partire dal 2015 (anno della scoperta delle onde gravitazionali) sino ad oggi, hanno rivoluzionato il modo di studiare l’universo, rendendo questo ambito di ricerca fondamentale uno dei più promettenti.
Nel 2020 il progetto inizia a concretizzarsi quando l’Italia, a capo di un gruppo di altri Paesi, ha presentato la candidatura di ET allo European Strategy Forum on Research Infrastructures (ESFRI), che ha riconosciuto il progetto come uno dei principali a livello europeo e inserendolo anche nella sua Roadmap 2021 delle grandi infrastrutture di ricerca su cui è rilevante investire.
Enti di Ricerca, Università, Istituti di Ricerca. A sostenere e a supportare la candidatura italiana è una grande comunità scientifica nazionale con importanti competenze multidisciplinari: Agenzia Spaziale Italiana; Cineca; EGO (Osservatorio gravitazionale europeo); Istituto Nazionale di Astrofisica; Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; Consortium GARR (Rete italiana dell’istruzione e della ricerca); Gran Sasso Science Institute; Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale. E ancora, le Università di: Bologna; Cagliari; ‘Luigi Vanvitelli’ della Campania; Genova; Napoli ‘Federico II’; Padova; Perugia; Pisa; Sapienza di Roma; Tor Vergata di Roma; Sassari.
L’Italia a sostegno della sua candidatura può vantare l’esperienza nella realizzazione e gestione di grandi infrastrutture di ricerca sotterranee, come i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, il più grande laboratorio sotterraneo al mondo dedicato alla fisica astroparticellare.
I Paesi Bassi sono l’altro Paese attualmente candidato per ospitare Einstein Telescope.

 

PERCHÉ LA SARDEGNA?

 

L’area dell’ex miniera di Sos Enattos, a Lula, in provincia di Nuoro, in Sardegna, è stata individuata per ospitare Einstein Telescope. La Sardegna è una regione caratterizzata da una bassissima sismicità naturale. L’area di Sos Enattos, inoltre, è un’area con scarsa antropizzazione e quindi con disturbi legati alle attività umane estremamente ridotti. Per eseguire le misure di grande precisione, è fondamentale che Einstein Telescope sia collocato in un’area immersa nel ‘silenzio’.
Per la Sardegna poter ospitare questa infrastruttura di ricerca vuol dire poter contare anche su ricadute per l’occupazione e per l’indotto delle aziende.
Nella fase di costruzione, secondo le prime stime, il potenziale in termini di occupazione, considerando effetti diretti e indotti, è di 36.085 unità di forza lavoro, che corrispondono a circa 4.000 persone impiegate full time ogni anno per i 9 anni di costruzione ipotizzati. A regime, l’infrastruttura ospiterà personale altamente qualificato, che lavoreranno nel laboratorio e vivranno in loco. Questa comunità comprenderà tanto personale assunto in pianta stabile dalla struttura – circa 160 unità – quanto flussi regolari di ricercatori in visita scientifica.

 

 

Fondamentale è stata l’individuazione del sito geologicamente compatibile per il corretto funzionamento del rilevatore di onde gravitazionali più sensibile al mondo.

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) partner del progetto ET, svolge esperimenti nella miniera di Sos Enattos già dal 2019 e, grazie al progetto MEET, finanziato dal MUR con fondi NextGeneration EU del PNRR, realizzerà le infrastrutture di un nuovo osservatorio geofisico sotterraneo presso la miniera di Sos Enattos, destinato a studiare l’interno della terra da un punto di osservazione privilegiato in cui la quiete sismica e geodinamica contribuiscono a garantire dati geofisici di eccellente qualità.

Nelle parole di Carlo Doglioni, Presidente dell’INGV, “Le ricerche dell’INGV e la caratterizzazione geologica di Sos Enattos sono state fondamentali nelle attività propedeutiche alla candidatura della Sardegna a ospitare l’Einstein Telescope”.

Il progetto Einstein Telescope vede la partecipazione di molti Ricercatori e Tecnologi dell’INGV che operano nell’ambito delle ricerche geoscientifiche, collaborando attivamente con oltre 1300 ricercatori da tutto il mondo impegnati nella realizzazione del progetto europeo.

“A nome del GSSI voglio esprimere grande soddisfazione per la candidatura italiana per l’Einstein Telescope, un progetto di valenza scientifica mondiale che vede coinvolti diversi professori e ricercatori del GSSI, impegnati da anni nelle ricerche più avanzate nel campo delle onde gravitazionali, e che rappresenta al contempo una grande opportunità per l’Italia”. È il commento della Rettrice del Gran Sasso Science Institute Paola Inverardi, a seguito dell’annuncio della candidatura italiana per ET, il progetto che prevede la costruzione di un rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione.

Il GSSI è da lungo tempo fortemente coinvolto nella collaborazione scientifica internazionale di ET. Durante la conferenza era presente la professoressa Marica Branchesi, coordinatrice dell’Observational Science Board dell’Einstein Telescope e membro del comitato tecnico scientifico voluto dal ministero dell’Università e Ricerca, presieduto dal professore e premio Nobel Giorgio Parisi.

“ET permetterà di osservare le onde gravitazionali provenienti dall’universo più profondo – ha commentato la professoressa Branchesi, ordinaria di Astrofisica – è l’osservatorio riconosciuto come massima priorità in Europa per avanzare la nostra conoscenza in astrofisica e fisica fondamentale. Oggi l’ufficializzazione della candidatura a ospitare ET in Italia è un primo mattone per la realizzazione di ET e pone l’Italia e l’Europa al centro dell’osservazione dell’universo per i prossimi decenni”.

 

Rendering dell’EinsteinTelescope. L’infrastruttura sotterranea, con gallerie di 10km di lunghezza,ospiterà 6 interferometri dedicati all’osservazione delle onde gravitazionali.

 

Del comitato fa parte anche il professore del GSSI Fernando Ferroni, già presidente dell’INFN, membro anche del direttorato di ET. Hanno inoltre dei ruoli di primo piano il professor Eugenio Coccia, già rettore del GSSI e attualmente direttore dell’Institute of High Energy Physics (Ifae, Institut de Fisica des Altes Energies) a Barcellona, che ricopre il ruolo di coordinatore del Board della Collaborazione Einstein Telescope, e il professor Jan Harms, coordinatore dell’Instrumental Science Board di ET, responsabile della progettazione tecnica del rilevatore.

“La realizzazione del Einstein Telescope richiede una forte partecipazione dell’industria non solo per la costruzione della infrastruttura. Le nuove tecnologie che dobbiamo sviluppare per il rivelatore saranno un’incubatrice per aziende che operano nei settori dei sistemi di vuoto, dell’ingegneria meccanica di precisione, e delle tecnologie quantistiche e con materiali avanzati. Il progetto sarà una nuova spinta per una collaborazione tra imprese e ricerca di base”, è il commento del professor Jan Harms.

“L’Einstein Telescope (ET) – ha detto Marco Tavani, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) – sarà un’infrastruttura di Osservazione dell’Universo dalle straordinarie potenzialità di rivelazione di sorgenti di onde gravitazionali associate ai fenomeni più energetici del cosmo. L’interesse di INAF per oggetti peculiari quali stelle di neutroni e buchi neri che saranno rivelati da ET è pluridecennale, sia dal punto di vista osservativo che teorico. L’enorme contributo dell’Astronomia alla scienza di ET, oltre a consolidare linee di ricerca precedenti, sarà focalizzato sulle osservazioni delle sorgenti di onde gravitazionali con telescopi da terra e dallo spazio utilizzando tutte le frequenze, dal radio all’ottico fino ai raggi X e gamma. È questa un’attività di reazione rapida alle rivelazioni improvvise dei segnali gravitazionali che la comunità INAF sta già svolgendo e che sarà fortemente potenziata nell’immediato futuro nella prospettiva di realizzazione di ET. Quasi un centinaio di ricercatori e ricercatrici INAF partecipano attualmente alla preparazione di ET e al progetto ETIC nell’ambito del PNRR. In particolare, INAF è coinvolto nella definizione di parti opto-meccaniche del telescopio e nel potenziamento e sviluppo di strumentazione innovativa a multi-frequenza. Tra le infrastrutture osservative INAF è importante ricordare il potente radiotelescopio SRT in Sardegna che potrà essere collegato alle rivelazioni di ET in modo sinergico. L’annuncio della candidatura dell’Italia per questo progetto, da parte del Governo, è un importante passo in avanti per il nostro Paese. La rete degli Enti di Ricerca italiani, compreso INAF, si conferma ancora una volta protagonista dell’eccellenza scientifica italiana nel mondo”.

La sezione INFN di Perugia e l’Università degli Studi di Perugia hanno un ruolo di leadership nel progetto Einstein Telescope e nel progetto ETIC. Michele Punturo, Dirigente di Ricerca INFN è lo spokesperson della collaborazione scientifica internazionale di Einstein Telescope e principal investigator di ETIC. Monique Bossi, Dirigente Tecnologo INFN, è la Infrastructure Manager dell’intero progetto ETIC e Helios Vocca, Professore e ricercatore associato INFN, è il responsabile del laboratorio internazionale CAOS, appartenente alla rete ETIC, in costruzione presso l’Università di Perugia. Al progetto CAOS collabora l’unità operativa ETIC dell’INFN di Perugia, coordinata da Patrizia Cenci, Dirigente di Ricerca INFN e Direttrice della Sezione INFN di Perugia.

“La collaborazione internazionale Einstein Telescope è in rapida crescita, avendo superato in meno di un anno dalla sua nascita i 1430 membri, cioè scienziati provenienti da 23 nazioni e 211 enti e università” – afferma Michele Punturo – “Lo sforzo coordinato di questa grande collaborazione è definire nei prossimi anni il disegno tecnico di ET e contribuire alla selezione del sito o dei siti dove costruire l’osservatorio. La candidatura dell’Italia effettuata dalla Presidente del Consiglio dei Ministri e da una compagine così rappresentativa del governo mette l’Italia in una posizione di forza nella partita internazionale per la selezione del sito di ET”.

“La candidatura ad ospitare ET in Sardegna trova nelle due componenti sviluppate all’interno del progetto ETIC delle solide fondamenta – afferma Monique Bossi -. Da un lato lo studio di pre-fattibilità sul sito nell’area di Sos Enattos e dall’altra il rafforzamento della rete di laboratori che concorrono allo sviluppo scientifico e tecnologico necessario ad ET: due obiettivi ambiziosi costruiti attorno ad una struttura complessa di oltre 140 attività portate avanti da 27 unità operative distribuite in tutta Italia che per i prossimi 30 mesi possono contare su un finanziamento di quasi 50M€”.

“La sezione INFN di Perugia ha un ruolo duplice in ETIC – dichiara Patrizia Cenci – fornire il management all’intero progetto ETIC con personale altamente qualificato, e reclutare giovani tecnologi per l’implementazione degli apparati scientifici nell’infrastruttura CAOS”.

 

Il laboratorio Caos a Perugia

 

CAOS è una infrastruttura internazionale volta principalmente allo sviluppo delle tecnologie di ET nel campo del filtraggio sismico e dei controlli a basso rumore, con possibili grandi ricadute anche in campi trasversali, primo tra tutti quello della sismologia e dell’early warning dei terremoti.

“Il laboratorio, un centro di eccellenza di livello mondiale, potrà ospitare un interferometro con bracci di 10 metri con le sospensioni in scala 1:1 dei detector per onde gravitazionali di terza generazione, come ET, fondamentali per ridurre le fluttuazioni che ne limitano le sensibilità – afferma Helios Vocca –. Nessun altro laboratorio al mondo ha infatti queste caratteristiche e questo permetterà alla collaborazione italiana e all’Università degli Studi di Perugia di mantenere nel nostro Paese questa importante tecnologia con ricadute evidenti per tutto il nostro territorio”.

Secondo il Magnifico Rettore Maurizio Oliviero: “È motivo di grande orgoglio ospitare a Perugia, nel polo ingegneristico del nostro Ateneo, il laboratorio internazionale CAOS. Questa infrastruttura avrà ricadute enormi per l’intera comunità accademica sul piano occupazionale, tecnologico ed economico, offrendosi come un punto di riferimento a livello mondiale. Non possiamo che ringraziare la collaborazione scientifica dell’INFN e del Dipartimento di Fisica e Geologia, per questo contributo fondamentale a uno dei più affascinanti progetti finanziati dal Pnrr che mira ad ampliare la nostra conoscenza dell’universo”.

L’Università degli Studi di Perugia coordina una rete di laboratori con lunga esperienza in questo campo per lo studio e la realizzazione di CAOS. Di questa rete fanno parte gruppi universitari, INFN e INAF italiani (Pisa, Camerino, GSSI-L’Aquila, Roma “La Sapienza”, Bologna), EGO (lo European Gravitational Observatory), e gruppi stranieri (come i giapponesi NAOJ e ICRR).

“L‘Einstein telescope ci darà informazioni fondamentali per la nostra conoscenza fisica e astrofisica dell’universo, ci permetterà di capire come si è sviluppato il mondo che noi conosciamo: osserveremo le onde gravitazionali prodotte miliardi di anni fa.” Così il premio Nobel Giorgio Parisi all’ufficializzazione della candidatura della Sardegna, più nello specifico, della miniera dismessa di Sos Enatto a Lula come sito per Einstein Telescope un gigantesco strumento di rivelazione delle onde gravitazionali che promette di risolvere alcuni dei grandi misteri insoluti dell’universo e di mettere alla prova la teoria della relatività generale di Einstein. La cerimonia di ufficializzazione della candidatura si è tenuta tra gli altri alla presenza della premier Giorgia Meloni. “Come gettando un sasso nello stagno vediamo le onde concentriche che allontanano nell’acqua – ha spiegato Parisi – così dopo una collisione cosmica possiamo osservare le onde gravitazionali che si propagano nel vuoto, se usiamo gli strumenti adeguati.” Il premio Nobel ha rimarcato l’opportunità di eventuale scelta dell’Italia e della Sardegna per questo progetto, per ragioni non solo scientifiche, ma anche storiche e di sviluppo. “La ricerca delle onde gravitazionali è cominciata più di cinquanta anni fa sotto la guida illuminata di Edoardo Amaldi ed è continuata sotto la guida di Adalberto Giazzotto, l’ideatore di Virgo, strumento italo-francese che ci ha permesso di osservare per la prima volta le onde gravitazionali nell’ambito della collaborazione con lo statunitense LIGO. L’Italia è certamente il paese europeo con la maggiore esperienza nella rivelazione delle onde gravitazionali e questo progetto europeo è il coronamento di una ricerca cominciata quando ero studente all’università.” E ha concluso: “Il sito di Sos Enattos, vicino Lula, in Barbagia, è ideale per la scarsità di vibrazioni di origine umana, per la bassissima sismicità, e per il sottosuolo di solido granito. L‘Einstein telescope sarà una grande opportunità non solo per lo sviluppo del Scienza, ma anche della Sardegna non solo per la ricerca ma anche per lo sviluppo di un territorio non adeguatamente valorizzato”. (30Science.com)

Emanuele Perugini
Sono un giornalista. Sono nato nel 1970 e ho cominciato a scrivere nel 1994. Non ho più smesso. Nel corso della mia carriera ho scritto molto di scienza, di ambiente, di salute cercando di portare la scienza e la profondità dell'analisi scientifiche in ogni ambito di cui mi sono occupato.