Valentina Di Paola

Nel delta del Nilo a rischio 60 milioni di persone

(13 Marzo 2023)

Roma – Inquinamento da metalli pesanti, erosione costiera e intrusione di acqua di mare. Sono questi i tre principali fattori di rischio per il delta del fiume Nilo secondo uno studio, pubblicato sulla rivista Earth s Future dell’American Geophysical Union (AGU), condotto dagli scienziati dell’Università della California del Sud e del Viterbi Innovation Fund Arid Climates and Water Research Center. Il team, guidato da Essam Heggy, ha valutato le possibili minacce all’iconico delta del fiume Nilo, dal quale dipendono oltre 60 milioni di persone. Considerato un appoggio fondamentale per gli uccelli migratori che raggiungono l’Africa orientale, il Nilo rappresenta un hot spot importantissimo per moltissime specie. I ricercatori hanno valutato l’impatto dell’inquinamento e di altri fattori potenzialmente rischiosi per la zona, considerando il bilancio idrico e la diminuzione dell’approvvigionamento di risorse dovuto alle difficoltà ambientali degli ultimi anni. Il gruppo di ricerca ha analizzato il particolato e i livelli di inquinamento associato a otto metalli pesanti. Gli esperti hanno raccolto campioni di sedimenti di fondo da due rami del delta del fiume. Stando a quanto emerge dall’indagine, il Nilo è caratterizzato dalla presenza di inquinanti come cadmio, nichel, cromo, rame, piombo e zinco. Queste sostanze provengono principalmente dal drenaggio agricolo non trattato e dalle acque reflue urbane e industriali. In assenza di un adeguato processo di sanificazione dell’acqua, le concentrazioni di metalli pesanti potrebbero aumentare e restare permanentemente incorporate nel letto del fiume. Gran parte della contaminazione da metalli pesanti è irreversibile, sottolineano gli studiosi, ma alcune misure di conservazione potrebbero rallentare il degrado ambientale e favorire il recupero dell’ecosistema del Nilo. “L’aggravarsi dello stress idrico e la rapida crescita della popolazione in Egitto, che ha superato i 100 milioni – afferma Abotalib Z. Abotalib, altra firma dell’articolo – hanno sollevato numerosi dubbi e notevoli difficoltà per le autorità locali, interessate a garantire l’approvvigionamento alimentare senza gravare sulle risorse idriche del fiume, riutilizzando ad esempio l’acqua di drenaggio agricola non trattata o per preservare la salute del fiume Nilo. Le conseguenze di entrambi gli approcci sono misurabili”. “Il nostro lavoro – conclude Heggy – evidenzia la necessità di ulteriori ricerche sugli impatti ambientali del riciclaggio dell’acqua non trattata e sul cambiamento della torbidità del fiume dovuto all’aumento delle dighe a monte del Nilo. Nei prossimi step, sarà infatti fondamentale eseguire campagne di campionamento più capillari, allo scopo di individuare strategie efficaci per il mantenimento di un sano sistema del fiume Nilo”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).