Speciale ERC Starting Grant
Gli italiani che hanno vinto in Europa
(30Science.com) – Roma, 09 dic. – Nei giorni scorsi lo European Research Council (ERC) ha assegnato gli Starting Grant. Si tratta di finanziamenti che vengono assegnati a giovani ricercatori che possono scegliere la sede dove svolgere le loro attività di ricerca. Tra i vincitori di questo bando ci sono cittadini di 46 paesi, in particolare tedeschi (70 ricercatori), italiani (41), israeliani (30) e olandesi (28). Non tutti i ricercatori e le ricercatrici italiane che hanno vinto questo consistente assegno (circa 1,5 milioni di euro) hanno scelto una sede in Italia per sviluppare le loro attività. Alcuni hanno optato per altri paesi.
Simone Pezzotti ha scelto di realizzare il suo progetto ELECTROPHOBIC (HydroPHOBIC solvation at ELECTROchemical interfaces) alla Ecole Normale Superieure di Parigi.
Perchè non ha scelto di realizzare il suo progetto in una istituzione di ricerca italiana?
I motivi sono principalmente due. Parigi, e la scuola normale di Parigi dove svilupperò il mio progetto, sono un ambiente ideale per sviluppare le mie idee, dato che molti tra gli scienziati più innovativi in Europa nei campi dell’elettrochimica e della solvatazione si trovano a Parigi. Inoltre, purtroppo, c’è ancora una gran differenza tra l’Italia e altri paesi europei come la Francia e la Germania in termini di possibilità per la carriera accademica di uno scienziato e anche in termini di fondi per sviluppare al meglio la propria ricerca. Per cui, a malincuore, ho scelto di realizzare il mio progetto al di fuori dell’Italia.
Qual è stato il suo percorso accademico?
Ho fatto i miei studi a Roma, in Italia, laureandomi in Chimica all’università La Sapienza, con specializzazione in chimica-fisica. Dopo la laurea magistrale, sono andato a Parigi, in Francia, dove ho conseguito il dottorato all’università Paris Saclay, e dove ho scoperto e iniziato a sviluppare la mia passione per lo studio d’interfacce acquose e dell’idrofobia. In seguito, mi sono trasferito a Bochum, in Germania, per lavorare come ricercatore nel “cluster of excellence” Resolv, un centro di ricerca incentrato sullo studio dell’acqua e i suoi molteplici ruoli, come solvente, in una grande varietà di processi chimici e fisici, svariando tra biologia, catalisi, elettrochimica, chimica supramolecolare.
Di cosa si occuperà il suo progetto?
La mia idea è di sfruttare il concetto d’idrofobia per migliorare l’efficienza di reazioni elettrochimiche che avvengono all’interfaccia tra un elettrodo solido e un elettrolita acquoso e che giocano un ruolo chiave nella transizione economica verso energie rinnovabili, come ad esempio la riduzione della CO2 o la produzione d’idrogeno dall’acqua. Gran parte dei progressi fatti finora si basa sull’ottimizzazione dell’elettrodo usato come catalizzatore e delle interazioni elettrostatiche con l’elettrolita. Nel mio progetto propongo una prospettiva nuova, che completerà le strategie esistenti. L’idrofobia, ossia la tendenza di acqua e olio a non mischiarsi, da vita a fenomeni affascinanti a livello molecolare, la cui comprensione ha portato a enormi progressi per esempio nel campo della biologia. In elettrochimica, iniziamo solo ora a capire quanto questi fenomeni siano importanti. Comprendere l’idrofobia in elettrochimica e come regolarla per ottimizzare una determinata reazione chimica aprirà la strada verso un modo nuovo ed estremamente promettente di ottimizzare la riduzione della CO2, la produzione di idrogeno dall’acqua, e molti altri processi. Purtroppo, nessuna delle teorie esistenti è in grado di spiegarci l’idrofobia nei sistemi elettrochimici. Il mio obiettivo è di sviluppare una nuova teoria per l’idrofobia in elettrochimica e sfruttarla per migliorare queste importanti reazioni.
Quali possono essere le potenziali applicazioni di queste ricerche?
Sono convinto che la mia ricerca aprirà una nuova via per migliorare reazioni elettrochimiche regolando l’idrofobia dell’interfaccia tra elettrodi ed elettrolita. Questo creerà nuove eccitanti prospettive per lo sviluppo di tecnologie sostenibili per la produzione di energie rinnovabili. Nei prossimi 5 anni, il mio obiettivo è di mostrare risultati concreti per due applicazioni: la riduzione della CO2 e la produzione di idrogeno dall’acqua.
Perché è così importante?
Da un punto di vista applicativo, questa ricerca tocca un tema molto importante per la nostra società, quello delle energie rinnovabili, proponendo una soluzione originale. Dal punto di vista della ricerca più fondamentale, sono convinto che questo progetto aprirà un nuovo campo di ricerca che fonde due rami della scienza, l’elettrochimica e la scienza che studia l’idrofobia, con eccitanti potenzialità in svariate applicazioni.
Quali sono i prossimi obiettivi della sua attività di ricerca
Nei prossimi 5 anni mi concentrerò nel rendere realtà il mio progetto ERC. Dopodiché mi piacerebbe espandere le mie attività nello studio dell’idrofobia alle interfacce acquose verso altri campi, come quello della geologia, della chimica in ambienti confinati o della chimica prebiotica, tutti campi dove le interazioni idrofobiche sono importanti e dove c’è ancora davvero molto da esplorare.(30Science.com)