Balestrieri (Anton Dohrn), un fenomeno da approfondire
(30Science.com) – Roma, 6 dic. – A novembre, centinaia di gazze marine, originarie delle coste dell’Atlantico settentrionale, sono state individuate in Italia. A riportare la scoperta di queste curiose creature uno studio, riportato sulla rivista New Scientist, condotto dagli scienziati della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli. Lo studio è guidato da Rosario Balestrieri, ha raccolto i dati dai primi uccelli il 17 novembre scorso in diverse zone dell’Italia.
Sebbene non sia inusuale incontrare la specie nel Mediterraneo centrale e orientale, i ricercatori precisano che generalmente si tratta di avvistamenti di singoli esemplari, che avvengono quattro o cinque volte l’anno, mentre in questo caso gli esperti hanno riportato 11 gazze solo nel Golfo di Napoli, dove non si vedevano dal 1928, e oltre 400 uccelli in Liguria, in un solo giorno. Gli ultimi avvistamenti confermano inoltre che gli uccelli hanno raggiunto anche la Grecia e altre località del Mar Ionio.
“Ci sono diverse possibili ragioni alla base della migrazione di invasione che da metà novembre ha interessato le gazze marine (Alca torda). Si tratta di un fenomeno assolutamente inconsueto, che merita la nostra attenzione”, ha spiegato a 30Science.com, Rosario Balestrieri, ornitologo della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, che ha riportato gli avvistamenti in Italia di diverse centinaia di gazze marine, una specie di alcidi tipici delle coste dell’Atlantico settentrionale. L’esperto ha lanciato una campagna di raccolta dati (https://forms.gle/kNxEy42aFWtTYL6J6) per ricostruire gli spostamenti degli uccelli e capire le cause alla base di questo curioso fenomeno. Stando alle informazioni attuali, il primo avvistamento sarebbe avvenuto a Lucca il 17 novembre scorso, ma numerosi esemplari sono stati segnalati in Sardegna, nel Golfo di Napoli, in Liguria, in Sicilia e in Puglia.
“Generalmente si vedono quattro o cinque gazze marine ogni anno – continua l’esperto – in questo caso invece abbiamo notato diverse centinaia di individui che hanno sorvolato numerose coste italiane, ma non solo. Sappiamo che la migrazione ha interessato anche il Mar Ionio, la Grecia, la Tunisia e l’Algeria. Questo spostamento è assolutamente anomalo, perché la specie generalmente nidifica lungo le coste del Nord Atlantico fino alle aree artiche, e in inverno si sposta più a sud con rare incursioni nel Mediterraneo occidentale”. Il motivo alla base di questo fenomeno, però, è ancora avvolto dal mistero. “L’aspetto allarmante che ci ha spinti a denunciare l’accaduto al New Scientist – aggiunge l’ornitologo – è stato il peso degli animali che sono stati raccolti. I rapporti dei servizi veterinari non sono ancora disponibili, ma i volontari e i veterinari aderenti ai progetti di citizen science, che hanno raccolto animali in difficoltà o analizzato i corpi senza vita, hanno riportato un peso medio 330-550 grammi per ogni esemplare, quando un adulto in salute dovrebbe raggiungere circa 750 grammi di peso”. La spiegazione di questa grave malnutrizione potrebbe risiedere nella carenza di risorse alimentari. Le gazze marine si nutrono infatti solamente di piccoli pesci pelagici, e non provano a catturare altri pesci in caso di mancata disponibilità. “Una improvvisa riduzione degli stock ittici, che sappiamo essere soggetti a pesca intensiva, potrebbe aver ridotto le possibilità di approvvigionamento degli uccelli – ipotizza Balestrieri – oppure le temperature marine più elevate potrebbero aver spinto i pesci a raggiungere acque più profonde, dove le gazze non riescono a nuotare”.
Un’altra ipotesi per la migrazione di invasione, continua l’esperto, potrebbe riguardare il verificarsi di fenomeni meteorologici estremi. “In realtà c’è da precisare che questa specie è abituata alle tempeste oceaniche – sottolinea l’ornitologo – per cui dovrebbe essersi verificato qualcosa di spaventosamente enorme per spostare gruppi così numerosi di gazze. Più plausibile è invece la teoria secondo cui l’emergenza climatica in toto avrebbe scombussolato le dinamiche ecologiche delle aree in cui gli uccelli erano soliti trascorrere l’inverno”. “Trattandosi di un fenomeno ancora in corso – conclude Balestrieri – non abbiamo ancora modo di stabilire con precisione le ragioni che hanno portato questi uccelli a muoversi in massa verso le nostre coste. Siamo tuttavia fermamente convinti che questo episodio meriti particolare attenzione. Nelle prossime settimane sarà necessario continuare a monitorare la situazione, cercando, ove possibile, di soccorrere gli esemplari in difficoltà e di esaminare i morti. Capire le cause dei decessi potrebbe aiutarci a ricostruire le cause di questa migrazione assolutamente inusuale. Allo stesso tempo, credo sia importante sensibilizzare i cittadini, soprattutto i pescatori, sull’importanza di prestare attenzione in caso di contatto con questa specie. Questi animali hanno un aspetto buffo simile a quello di un pinguino e sono solitamente molto confidenti, ma questo non ci autorizza ad avvicinarci troppo o a provare ad interagire con loro”. (30Science.com)