(AGI) – Roma, 17 ott. – Secondo i dati e le previsioni Statista, le entrate stimate a livello globale dell’industria farmaceutica passeranno da poco meno di 1.100 miliardi di dollari nel 2022 – 344 dei quali per farmaci biotecnologici innovativi – agli oltre 1.400 miliardi di dollari, di cui 505 miliardi per farmaci biotech, nel 2026. In percentuale, significa che il biotech pesa oggi per il 31% sul totale dei ricavi del mercato farmaceutico, che diventerà il 34% nel 2026. Solo quattro anni fa, nel 2018, pesava per il 26% su un valore complessivo di 900 miliardi di dollari. L’Italia è oggi tra i principali poli farmaceutici al mondo, con 34,3 miliardi di valore della produzione nel 2020. Sono questi alcuni dei dati che saranno presentati domani nel corso dell’evento a Roma, Patrocinato del Ministero della Salute e da Farmindustria, presso Palazzo Wedekind (Piazza Colonna, 366), dalle 10 alle 13 l’evento “Le biotecnologie in sanità: una roadmap per l’Italia”, promosso da Altems, Alta Scuola di Economia e Management, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con il contributo non condizionato di Argenx e in collaborazione con PPI- Public Policy Innovation.
Il Convegno ha l’obiettivo di mostrare i benefici delle biotecnologie in termini di terapie e di sviluppo per l’intero Sistema Paese, individuare le aree di miglioramento specie in ambito normativo e accesso alle cure, incentivare il dibattito tra i rappresentanti delle istituzioni italiane per tracciare il percorso del prossimo decennio.
“È importante rilanciare il ruolo dell’Italia nel mondo delle biotecnologie, un settore su cui possiamo e dobbiamo puntare anche e soprattutto sul piano europeo. Per questo ALTEMS, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ha promosso questo evento – evidenzia il professor Americo Cicchetti, Direttore di ALTEMS – Vogliamo ascoltare gli interlocutori principali con l’obiettivo di riportare la giusta attenzione in un momento cruciale per le istituzioni e per il nostro sistema economico e sociale. Qualche anno fa dicevamo che la capacità di innovare dipendeva dalla sinergia di tre elementi: la ricerca accademica con il networking tra gli IRCCS, la volontà di investire dell’industria e un quadro regolatorio chiaro fornito dalle istituzioni. Su questi tre aspetti l’Italia ha caratteristiche peculiari ma è necessario attirare e riavviare gli investimenti, e avere regole certe. Parlare di questo modello insieme ai partner è un buon punto di partenza”.
Le scienze per la vita sono al centro dell’attuale rivoluzione industriale. Basti pensare alle nuove opportunità di cura che arrivano dai farmaci innovativi, dai farmaci orfani, dalle terapie avanzate e geniche, le terapie cellulari, l’editing genetico e i nuovi sistemi di diagnosi predittiva oggi integrati con l’Intelligenza Artificiale. Non solo: le nuove biotecnologie permettono già oggi un approccio alle cure personalizzato e a vantaggio di tutti, dai pazienti oncologici ai malati rari.
“Negli ultimi anni i farmaci biotecnologici hanno saputo dare risposte importanti ai bisogni dei pazienti, contribuendo in alcuni casi a curare definitivamente patologie rare grazie a terapie geniche innovative – conferma Annarita Egidi, Componente Consiglio di Presidenza Federchimica Assobiotech e General Manager Takeda Italia – Le malattie rare riguardano centinaia di migliaia di cittadini, ma ogni patologia è diversa, ognuna ha esigenze diverse, ognuna ha impatto su un numero relativamente piccolo di persone e di famiglie. Oggi si stima che, su circa 8.000 patologie, solo 300 abbiano una terapia approvata. Per questo motivo è fondamentale essere rapidi, incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore biotech per produrre soluzioni terapeutiche efficaci per molte altre malattie rare dove la cura è ancora lontana”.
Il biotech rappresenta oggi il motore della ricerca nel settore farmaceutico, e viceversa il settore farmaceutico rappresenta uno degli ambiti dove l’innovazione si esprime alla sua massima potenza. Fra gli 11 potenziali blockbuster (farmaci che rendono almeno 1 miliardo di dollari l’anno) circa la metà sono farmaci biologici, come ad esempio gli anticorpi monoclonali. “Proprio in seguito ad una scoperta pionieristica sull’ingegneria degli anticorpi, ci siamo poi impegnati nell’ambito della cura delle malattie neuromuscolari e autoimmuni per migliorare la vita delle persone che soffrono e che ancora non trovano terapia – sottolinea Silvia Chiroli, CM di argenx – attraverso il nostro Immunology Innovation Program (IIP)”, dove collaboriamo con diverse università e associazioni pazienti anche in Italia”.
Attualmente i più presenti sul mercato italiano sono i medicinali privi di brevetto e i biosimilari, il cui consumo è superiore alla media europea. Considerando il totale delle imprese, tuttavia, circa tre quarti del fatturato biotech totale è prodotto dal settore della salute e ben il 90% degli investimenti totali in R&S biotech in Italia riguarda il comparto sanitario. Le imprese che operano nel settore delle biotecnologie applicate alla salute sono infatti 344, la metà delle aziende biotech italiane, una percentuale che arriva al 58% se consideriamo le realtà dedicate esclusivamente alla R&S biotech, le quali impegnano il 75% dei propri costi totali di ricerca in attività di questo tipo. Lo evidenzia il rapporto BioInItaly 2022 di Enea e Assobiotech, che traccia una crescita nel numero di imprese biotech: 790 aziende censite nel 2021. Il fatturato complessivo di queste aziende che operano nel comparto salute continua a crescere incessantemente da anni: fra il 2014 e il 2020 si è registrata infatti una crescita del 158% fra le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano. Nel 2021 il fatturato del settore biotech-salute ha toccato quota 7,5 miliardi di euro, rappresentando l’ambito più redditizio di tutto il mercato. (AGI)
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Salute: Boom biotech, Italia tra i principali poli farmaceutici al mondo
(17 Ottobre 2022)
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