Valentina Di Paola

Sars-CoV 2: il punto sulle varianti

(10 Dicembre 2021)

(30Science.com) – Roma, 10 dic – Nel corso delle varie ondate pandemiche si sono succedute moltissime mutazioni del virus SARS-CoV-2, alcune sono passate inosservate, altre sono state definite varianti di interesse (VOI), altre ancora sono state considerate varianti di preoccupazione (VOC). Sebbene la maggior parte di esse sembri comunque suscettibile alla risposta immunitaria elicitata dalle vaccinazioni, ricercatori e scienziati continuano a indagare sulle potenziali minacce alla salute pubblica. Recentemente identificata in Sudafrica, ad esempio, la variante OMICRON, (B.1.1.529) necessita di approfondimenti più completi perché potrebbe rappresentare un possibile rischio, sottolineano gli esperti.

VARIANTE ALPHA: nota anche come B.1.1.7 e identificata in Inghilterra, è stata la prima ad aver allarmato la comunità scientifica, a causa delle numerose alterazioni a livello genetico che la caratterizzano. Secondo la letteratura scientifica, si è diffusa nel Sud-Est dell’Inghilterra a settembre 2020. La maggior parte delle alterazioni tipiche di questa variante riguarda la proteina spike, che gioca un ruolo primario nell’introduzione del virus nell’organismo. Gli studi suggeriscono che le mutazioni associate alla variante Alpha rendono più semplice la propagazione del virus, favorendo la trasmissione dell’infezione, ma allo stesso tempo non hanno influenzato significativamente la capacità protettiva della vaccinazione. Dopo essere stata la variante dominante in moltissimi paesi, B.1.1.7 è stata poi pian piano sostituita da un ceppo successivo.

VARIANTE BETA: la versione 501.V2 di SARS-CoV-2, individuata i primi di ottobre dello scorso anno. A metà novembre rappresentava il 90 per cento dei genomi sequenziati dagli scienziati sudafricani. La variante conta 21 mutazioni, nove delle quali concentrate nella spike. I dati genomici ed epidemiologici suggerivano una maggiore contagiosità, ma la gravità della malattia non risultava alterata, e, anche in questo caso, la vaccinazione sembra in grado di contrastare efficacemente l’infezione e proteggere l’organismo da un decorso grave.

VARIANTE GAMMA: conosciuta anche come B.1.1.28, emersa in Brasile nel novembre 2020 e identificata per la prima volta in Giappone. La maggiore trasmissibilità è stata ormai documentata dalla letteratura scientifica, ma i vaccini in distribuzione sembrano comunque agire contro questo ceppo.

VARIANTE DELTA E KAPPA: due sottogruppi della variante B.1.617, di origini indiane e per lungo tempo dominante nella nazione asiatica. Considerati leggermente meno suscettibili agli anticorpi generati dall’immunizzazione, questi ceppi si sono diffusi velocemente a livello globale, tanto che in alcuni paesi la Delta ha guidato nuove ondate pandemiche. Secondo alcuni esperti, le mutazioni intrinseche in questa variante rendono il virus più contagioso della varicella. Nell’ultimo periodo, la Delta si è ulteriormente modificata nella versione Plus, anche se i dati a disposizione per stabilire contagiosità, epidemiologia e potenziali rischi per la salute sono ancora troppo esigui e sarà necessario attendere informazioni più complete prima di trarre conclusioni affrettate.

VARIANTE ETA: B.1.525, individuata in Regno Unito dopo dicembre 2020. Pur avendo suscitato interesse, non ha raggiunto livelli di diffusione paragonabili alla B.1.1.7.

VARIANTE EPSILON: B.1.427 e B.1.429, diventata predominante in California e nella parte orientale degli Stati Uniti, dopo essere stata identificata in Danimarca nel marzo 2020. Sembra associata a una contagiosità del 20 per cento più elevata, ma l’introduzione dei vaccini ha contribuito a frenarne la diffusione.

VARIANTE LAMBDA: identificata per la prima volta in Perù e diffusasi largamente in tutta l’America settentrionale fino al Canada. Sembra essere altamente infettiva a causa delle mutazioni specifiche presenti sulla proteina spike, una delle quali, nella parte terminale della proteina, potrebbe rendere il ceppo in grado di sfuggire più facilmente agli anticorpi. Sarà comunque necessario confermare le ipotesi e valutare attentamente la pericolosità di questa variante.

VARIANTE OMICRON: ancora priva di una classificazione associata a una lettera greca, B.1.1.529 si sta diffondendo in Sudafrica ed è stata rilevata anche in altre località, come Hong Kong. Sembra essere associata a oltre 30 mutazioni, molte delle quali in comune con le altre varianti note. Alcune alterazioni potrebbero tuttavia destare preoccupazione in quanto gli esperti suggeriscono che potrebbero facilitare l’elusione della risposta immunitaria indotta dai vaccini. I dati a riguardo sono tuttavia estremamente scarsi, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità deve ancora stabilire se questo ceppo rappresenterà una variante di interesse o di preoccupazione. In Italia l’incidenza settimanale a livello nazionale continua ad aumentare. Secondo i dati del Ministero della Salute si è passati infatti da 98 a 125 casi per 100mila abitanti registrati rispettivamente nel periodo compreso tra il 12 e il 18 novembre e in quello dal 19 al 25. Secondo il report dell’Istituto superiore di sanità aggiornato a ottobre, però, la stragrande maggioranza dei pazienti Covid-19 ricoverati o deceduti non si era sottoposta alla vaccinazione o non aveva concluso il ciclo vaccinale. Ricercatori, esperti e funzionari della salute pubblica sottolineano quindi che i dati mostrano chiaramente che l’introduzione della vaccinazione contribuisce a ridurre significativamente il pericolo di decorso grave o decesso per Covid-19, per cui esortano tutti a ricevere l’immunizzazione. Gli scienziati ribadiscono inoltre che per superare la situazione emergenziale sarà necessario agire anche a livello globale, supportando i paesi in via di sviluppo nella distribuzione dei vaccini antiCovid. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e quest’anno ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).