(30Science.com) – Roma, 13 dic. – L’impatto economico negativo della pandemia passa anche per lo smart working. Secondo uno studio dell’università di Sheffield che ha preso in analisi il settore della vendita al dettaglio e quello dell’ospitalità, con l’aumento del 20% dei giorni lavorati a casa dai dipendenti del Regno Unito, percentuale pari a un giorno in più a settimana, i centri urbani del Regno Unito subiranno perdite nel 2022 quantificabili in 3 miliardi di sterline, circa 3,5 miliardi di euro. L’impatto, chiaramente, si rifletterà sulla forza lavoro: circa 77mila lavoratori dei due comparti saranno costretti a trasferirsi altrove o perderanno il posto.
Lo studio è stato condotto da Jesse Matheson, del Dipartimento di Economia dell’ateneo, in collaborazione con i ricercatori delle università di Nottingham e Birmingham, così da avere una prospettiva più completa possibile sul numero di persone che nel corso del prossimo anno lavoreranno da casa.
Oltre agli impatti economici sui settori e l’indotto e sulla forza lavoro, i cambiamenti legati allo smart working potrebbero aggravare ulteriormente le disuguaglianze tra le fasce di popolazione ricche e quelle povere. Lo studio ha rilevato infatti come ad essere maggiormente coinvolti dal lavoro da casa sono le classi più abbienti, quindi con maggiore capacità di spesa, che non la concentreranno più nei centri delle città dove lavorano e sono presenti negozi, bar e ristoranti, mentre la sposteranno verso le attività collocate nelle aree periferiche più ricche, dove vivono.
Come ha spiegato Matheson, “la diminuzione si concentrerà in pochi centri cittadini molto densi. Nell’area centrale di Londra si registrerà un calo della spesa del 31,6%, mentre in quella di Birmingham sarà dell’8% circa. Parte di questa spesa sarà spostata nelle aree residenziali in cui vivono questi lavoratori, mentre un’altra parte potrebbe andare persa del tutto”. Inoltre, evidenzia il professore, “i lavoratori dei settori della vendita al dettaglio e dell’ospitalità potrebbero anche ritenere che la domanda si sia spostata in luoghi in cui il pendolarismo risulta difficile e il che significa che l’offerta potrebbe non essere in grado di tenere il passo con la domanda“.
Come risultato di questa trasformazione in favore del lavoro da casa, o effetto di ‘zoomshock’ coniato dallo stesso Matheson, “per i centri urbani potrebbe essere necessario attuare una trasformazione, diventando più residenziali anziché rimanere focalizzati sul commercio al dettaglio”, si legge nello studio.
“C’è ancora del lavoro da fare per valutare se tutti i 3 miliardi di sterline persi verranno spesi altrove o saranno invece persi del tutto. Questo denaro può essere recuperato nelle periferie a reddito più alto, ma in molti posti lavorare da casa significa che le persone risultino meno concentrate, il che non va bene per le attività di vendita al dettaglio come i bar, che richiedono aree ad alta densità. Per questo c’è il rischio che queste entrate possano essere perse per sempre dai settori dell’ospitalità e della vendita al dettaglio“.(30Science.com)
“C’è ancora del lavoro da fare per valutare se tutti i 3 miliardi di sterline persi verranno spesi altrove o saranno invece persi del tutto. Questo denaro può essere recuperato nelle periferie a reddito più alto, ma in molti posti lavorare da casa significa che le persone risultino meno concentrate, il che non va bene per le attività di vendita al dettaglio come i bar, che richiedono aree ad alta densità. Per questo c’è il rischio che queste entrate possano essere perse per sempre dai settori dell’ospitalità e della vendita al dettaglio“.(30Science.com)