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Covid: è il caso di vaccinare anche i nostri cari amici a 4 zampe?
(30Science.com) – Roma, 16 nov. – Un vaccino antiCovid per gli animali domestici è tecnicamente fattibile, anche se potrebbe non essere necessario. Questo è quanto emerge da un articolo di approfondimento pubblicato sul New York Times, che affronta l’argomento riportando le parole di esperti e ricercatori per rispondere agli interrogativi che ancora sono poco chiari sulle vaccinazioni destinate a cani e gatti.
“Giaguari, scimmie, lontre, furetti, pipistrelli, leoni, tigri e orsi hanno ricevuto dosi immunizzanti – afferma Elizabeth Lennon, veterinaria dell’Università della Pennsylvania – e in effetti diversi gruppi di ricerca affermano di aver già sviluppato promettenti vaccini per cani o gatti, ma l’immunizzazione dei nostri amici a quatto zampe semplicemente non è una priorità. Prove crescenti indicano infatti che gli animali domestici svolgono un ruolo marginale nella diffusione di SARS-CoV-2. Ad oggi non sono stati segnalati casi in cui gli animali domestici hanno infettato i padroni”. “Il rischio di infezione è così basso che non vale la pena somministrare le dosi – commenta Will Sander, veterinario dell’Università dell’Illinois Urbana-Champaign – credo sia improbabile che si investa in una campagna di immunizzazione per i nostri amici a quattro zampe”.
Nel febbraio 2020, si legge nell’articolo, dopo che una donna di Hong Kong aveva contratto il virus, il suo cane è risultato positivo all’infezione. Dopo questo primo contagio di animale domestico, ne sono stati documentati altri, per la maggior parte asintomatici o con sintomi blandi. La preoccupazione per un’epidemia felina o canina ha portato gli esperti di Zoetis, un’azienda farmaceutica veterinaria con sede nel New Jersey, a sviluppare un potenziale vaccino.
“Nell’autunno 2020 – riporta Mahesh Kumar, vicepresidente della società – avevamo quattro candidati promettenti che avevano suscitato risposte anticorpali robuste in cani e gatti”. Con la diffusione della pandemia, però, è diventato sempre più evidente che l’eventualità di infezione da parte di animali domestici a esseri umani era piuttosto improbabile. Uno studio condotto su 76 cani e gatti domestici appartenenti a persone contagiate, ha mostrato che il 17,6 per cento dei gatti e l’1,7 per cento dei cani erano risultati positivi a SARS-CoV-2. Di questi, l’82,4 per cento non mostrava sintomi, mentre i restanti erano associati a condizioni lievi, come letargia, tosse, starnuti o disturbi intestinali.
“Non sembra che cani e gatti possano rappresentare un serbatoio per il virus – osserva Jeanette O’Quin, veterinaria presso la Ohio State University – per questo non si ritiene necessario un vaccino”. Un articolo pubblicato dagli scienziati della Ohio State University sollevava la possibilità che la variante Alpha potesse provocare infiammazione cardiaca nei cani e nei gatti. “Sarà necessario condurre ulteriori ricerche in questo settore – commenta ancora O’Quin – potrebbero esistere singoli animali domestici che sono particolarmente a rischio di contrarre il virus”. Un team guidato da Elizabeth Lennon ha infatti identificato un cane immunocompromesso che mostrava sintomi gravi a causa del virus. “Si tratta di un caso isolato – precisa– ma suggerisce che anche negli animali Covid-19 può seguire decorsi differenti”. Oltre a Zoetis, anche la società biotecnologica Applied DNA Sciences ha sviluppato un vaccino promettente contro l’infezione negli animali domestici. “Il modo migliore per impedire che i nostri amici a quattro zampe contraggano il virus – conclude O’Quin – è prevenire la malattia nelle persone. Il metodo più efficace è sempre la vaccinazione, per questo continuiamo a esortare tutti a ricevere l’immunizzazione”. (30Science.com)