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Covid: esitazione vaccinale, ecco i pilastri che la sorreggono

(3 Settembre 2021)
(30Science.com) – Roma, 3 set. –  “Il tempo, la consapevolezza, la personalizzazione, e la confidenza” sono i quattro pilastri che sorreggono il fenomeno della cosiddetta esitazione vaccinale. A rilevarli uno studio internazionale appena pubblicato su EclinMedicine del gruppo The Lancet, frutto della collaborazione tra Università Cattolica, New York Medical College, Università di Belgrado e Università di Verona che ha analizzato le possibili ragioni alla base del fenomeno, nella speranza di trovare le parole giuste per vincere i dubbi di queste persone, aiutando così loro e l’intera comunità.
L’esitazione vaccinale – spiega la professoressa Fidelia Cascini, docente di Igiene generale e applicata presso il Dipartimento di Scienze della vita e sanità pubblica della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, campus di Roma e primo autore dello studio – è un fenomeno multifattoriale influenzato da una serie di fattori: cognitivi, psicologici, socio-demografici, politici e culturali. Nel caso del Covid-19, la velocità alla quale sono stati sviluppati i vaccini ha rappresentato un importante contribuito. Ma i pilastri su cui questa esitazione si fonda sono essenzialmente quattro: il tempo, la consapevolezza, la personalizzazione, e la confidenza”.
Nonostante le robuste evidenze sull’efficacia del vaccino, la schiera degli ‘esitanti(una popolazione molto diversa dai ‘no-vax’) continua ad essere numerosa, rendendo così una chimera il raggiungimento dell’immunità di gregge che, secondo gli esperti, nel caso del Covid-19, avverrebbe solo al superamento dell’82,5% di popolazione vaccinata. Uno studio internazionale appena pubblicato su EclinMedicine del gruppo The Lancet, frutto della collaborazione tra Università Cattolica, New York Medical College, Università di Belgrado e Università di Verona ha analizzato le possibili ragioni alla base del fenomeno, nella speranza di trovare le parole giuste per vincere i dubbi di queste persone, aiutando così loro e l’intera comunità.
Gli autori di questa pubblicazione hanno effettuato una ricognizione di tutta la letteratura scientifica pubblicata sull’argomento, selezionando 209 studi. La prima constatazione è stata che i tassi di ‘esitazione’ vaccinale variano molto nelle diverse regioni del mondo; quelli più alti si registrano nei Paesi arabi.
Per quanto riguarda l’identikit dell’esitante, gli autori hanno evidenziato che l’esitante tipo è una donna, giovane, con scarso livello di istruzione, basso reddito, priva di assicurazioni sanitarie, residente in aree rurali e appartenente ad una minoranza etnica.
Ma come convincere gli esitanti?
La letteratura scientifica – commenta la professoressa Cascini – suggerisce di mettere in campo strategie innovative per rispondere direttamente ai bisogni espressi dalle persone, che sono i driver dei loro comportamenti, affrontando i motivi alla base dell’esitazione”.
E lo studio appena pubblicato ha individuato in ‘quattro pilastri dell’esitazione’, gli ostacoli principali all’accettazione del vaccino; per ognuno di loro, gli autori propongono una possibile soluzione.
Il primo pilastro è il fattore tempo. La disponibilità delle persone a farsi vaccinare aumenta quando viene consentito loro di attendere più a lungo, prima di ricevere il vaccino. Da questo punto di vista, la velocità alla quale sono stati messi a punto i vaccini contro il Covid-19, rappresenta paradossalmente un problema perché aumenta la percezione di una loro scarsa sicurezza, e ciò impatta sugli alti tassi di esitazione a livello mondiale. Le persone chiedono alle industrie farmaceutiche e alle autorità sanitarie, più informazioni sulle fasi del processo di sviluppo dei vaccini e dei nuovi farmaci, prima che questi arrivino sul mercato.  Il fattore tempo può essere inoltre considerato sotto altri punti di vista, e in particolare quando sia correlato a distanze o difficoltà che favoriscono la rinuncia al vaccino. Uno dei comuni italiani con il più basso tasso di vaccinati (meno del 40% di vaccinati) è Fiumedinisi in provincia di Messina; colpa anche del fatto che l’hub vaccinale più vicino dista oltre un’ora di auto, su strade peraltro poco agevoli secondo il Sindaco del Paese.
Il secondo pilastro è quello della scarsa consapevolezza di rischi e benefici dei vaccini. Il grado di esitazione verso i vaccini aumenta quando le persone sono poco informate sui benefici, ma anche sui rischi degli stessi. Tra le popolazioni più ‘esitanti’ del mondo vi sono quelle dei contesti a basso reddito, le minoranze razziali e/o etniche e le persone con un basso livello di istruzione. Informazioni più complete e comprensibili a tutti, sono la chiave per cancellare i dubbi e la paura del nuovo, e potrebbero ridurre significativamente l’esitazione vaccinale.
Poi, è il terzo pilastro, la mancanza di personalizzazione nella scelta del vaccino. I vari vaccini anti-Covid attualmente disponibili differiscono molto per meccanismo d’azione (mRNA, vettore virale, ecc.) e queste differenze contribuiscono ad influenzare il grado di accettazione/livello di esitazione delle persone. La principale barriera alla vaccinazione è la qualità delle informazioni su sicurezza ed efficacia di un vaccino rispetto agli altri disponibili. Questo aspetto è reso più complesso dalla rapidità con la quale viaggiano le informazioni (e la disinformazione) su Internet e sui social media. Migliorare le strategie di comunicazione ufficiali per combattere la disinformazione, faciliterebbe il dialogo con le persone e l’accettazione vaccinale.
Infine, il quarto pilastro è rappresentato dalla poca confidenza verso l’operazione vaccinale. Gli operatori sanitari coinvolti nelle campagne di vaccinazione dovrebbero riuscire a guadagnarsi la fiducia e la simpatia delle persone. Avere l’impressione di trovarsi al cospetto di un professionista competente, aperto e onesto, gioca un ruolo fondamentale in questo senso. Le minoranze etniche e le persone provenienti da comunità a basso reddito, si trovano più a proprio agio con professionisti sanitari vaccinatori provenienti dal loro stesso contesto culturale e/o appartenenti alla loro comunità, con cui riescono ad instaurare un rapporto più confidenziale. È dunque importante offrire ai vaccinandi un ambiente familiare, incentivando l’impegno di operatori di un determinato contesto socio-culturale, nelle aree considerate vulnerabili. Un contesto facilitante e operatori sanitari appartenenti alla stessa comunità dei vaccinandi dovrebbero essere inclusi tra i fattori utilizzati per promuovere le campagne di vaccinazione per contrastare l’esitazione nei confronti dei vaccini.(30science.com)
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