(30Science.com) – Roma, 2 ago. – I dipinti rupestri, databili 65.000 anni fa, della Cueva de Ardales in Andalusia sono stati attribuiti definitamente ai Neanderthal grazie ad un nuovo studio, pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS), condotto da un team internazionale guidato dal francese Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS).

Formazione di colate nella Sala de las Estrellas a Cueva de Ardales (Malaga, Andalusia), con le tracce di pigmento rosso analizzate e discusse nell’articolo. Credit: João Zilhão, ICREA.
L’origine e la data di comparsa dell’arte rupestre preistorica sono oggetto di dibattito in corso, in particolare per quanto concerne la Cueva de Ardales, la grotta spagnola della provincia di Malaga, in Spagna, dove una formazione di colate è in alcuni punti macchiata di rosso. Questa colorazione ha apparentemente quasi 65.000 anni, ma fino ad oggi una parte della comunità scientifica l’ha attribuita a un rivestimento naturale di ossido di ferro depositato dall’acqua corrente, anziché ad una natura di arte muraria paleolitica. Tuttavia, tale ipotesi è stata appena respinta dai risultati di un team internazionale di ricercatori.
I membri del gruppo di ricerca hanno analizzato campioni di residui rossi raccolti dalla superficie della colata e li hanno confrontati con i depositi ricchi di ossido di ferro nella grotta. Hanno concluso che il pigmento a base di ocra era stato applicato intenzionalmente, cioè dipinto proprio da uomini di Neanderthal, poiché l’Homo sapiens doveva ancora fare la sua comparsa nel continente europeo. In particolare, il pigmento è stato probabilmente portato nella grotta da una fonte esterna.
Inoltre, sono state rilevate variazioni nella composizione del pigmento tra i campioni, corrispondenti a diverse date di applicazione, a volte distanti migliaia di anni. Sembra che molte generazioni di Neanderthal abbiano visitato questa grotta e abbiano colorato di ocra rossa i drappeggi della grande formazione di colate. Questo comportamento indica una motivazione rituale per tornare nella grotta e marcare simbolicamente il sito e testimonia la trasmissione di una tradizione attraverso le generazioni. (30Science.com)