Alessandro Berlingeri

Scienza: 2000 anni di storia e di miti intorno alle stelle cadenti

(11 Agosto 2021)

(30Science.com) – Roma, 11 ago. – Con la notte del 10 agosto, è arrivato anche il periodo migliore dell’anno per osservare le cosiddette “stelle cadenti”, il loro gruppo più famoso chiamato Perseidi, che quest’anno sarà anche in numero maggiore rispetto al precedente.

Credit: FelixMittermeier, Pixabay.

Gli osservatori astronomici hanno già iniziato a rilevarle dal 26 luglio, ma alcune sono già visibili ad occhio nudo nel cielo notturno e andranno ad aumentare in numero fino alla metà di agosto. La migliore finestra di osservazione sarà la notte dell’11 agosto, con una Luna crescente pronta a tramontare presto (alle 22 circa), i cieli saranno bui e pronti a regalare uno spettacolo fino all’alba del 12 agosto.

Dall’Italia e da tutto l’emisfero settentrionale, posizionandosi lontano dalle città e dal conseguente inquinamento luminoso, sarà possibile avvistare fino a 40 Perseidi all’ora. Limitando la visuale e la luminosità del cielo, il numero scende regalando comunque l’occasione di vederle bruciare nella nostra atmosfera sfrecciando ad oltre 200 mila km/h.

Credit: Stellarium.

Le Perseidi prendono il loro nome dalla direzione da cui sembrano provenire, cioè la costellazione di Perseo, tra la costellazione del Toro e di Cassiopea. La loro origine però è antica e provengono dalle profondità del Sistema Solare. Le Perseidi sono frammenti della cometa Swift-Tuttle (109P/Swift-Tuttle), che orbita tra il Sole e oltre l’orbita di Plutone una volta ogni 133 anni e prende il nome, come consono per questi oggetti, proprio dai suoi scopritori Lewis Swift e Horace Parnell Tuttle. Ogni anno, la Terra, durante la sua orbita, viaggiando come fosse un’astronave a 30 km al secondo passa vicino al percorso della cometa e i detriti lasciati da Swift-Tuttle si presentano come meteore nel cielo, regalando lo splendido spettacolo delle “stelle cadenti”. L’ultimo passaggio della cometa Swift-Tuttle “vicino” alla Terra è avvenuto nel 1992, mentre per il prossimo perielio – punto di minima distanza dal Sole durante la sua orbita – occorrerà attendere fino al 2126.

Si deve all’astronomo, storico della scienza ed ingegnere italiano Giovanni Schiaparelli la prima dimostrazione dell’associazione tra gli sciami meteorici, in particolari delle Perseidi e delle Leonidi, e le comete. Verificando l’orbita della cometa 55P/Tempel-Tuttle, scoperta il 19 dicembre 1865, ne carpì il legame come corpo progenitore proprio dello sciame meteorico delle Leonidi. Questa ipotesi fu verificata solo decenni dopo, ma la sua scoperta resta scritta nello scambio epistolare con l’astronomo, gesuita e direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano, Padre Angelo Secchi.

In questa esposizione di 30 secondi, scattata con una lente circolare fish-eye, una meteora sfreccia nel cielo durante l’annuale pioggia di meteoriti delle Perseidi venerdì 12 agosto 2016 a Spruce Knob, West Virginia. Credit: (NASA/Bill Ingalls).

Lo sciame meteorico delle Perseidi però accompagna da molto tempo l’umanità con il suo spettacolo “pirotecnico”. Le prime osservazioni conosciute risalgono al 36 d.C. da parte di astronomi cinesi, tanto da entrare nella cultura e nella tradizione religiosa di molti popoli. In Italia le Perseidi sono legate tradizionalmente a San Lorenzo, martirizzato nel 258 d.C. durante la persecuzione voluta dall’imperatore romano Valeriano nel 257, proprio per via della data del 10 agosto. In Grecia è invece legato ad un altro giorno di festa celebrato dalla Chiesa cattolica, ortodossa e da altre confessioni cristiane, cioè quello della trasfigurazione di Gesù del 6 agosto. Tornando indietro all’epoca romana, lo sciame meteorico era associato alla “fecondazione”, alla fertilizzazione dei campi da parte del dio della mitologia greca e romana figlio di Afrodite, Priapo.

Le Perseidi, come anche gli altri sciami cometari che si verificano altresì in altri mesi dell’anno, costituiscono una perturbazione spaziale studiata dalla meteorologia dello spazio, lo Space Weather. Questi fenomeni astronomici possono avere letteralmente impatti sulle attività spaziali dell’Uomo. Infatti, se lo sciame è particolarmente denso di detriti cometari, le “stelle cadenti” possono trasformarsi in una “tempesta meteorica”, caratterizzata da una frequenza oraria di mille meteore all’ora. I detriti più grandi costituiscono un pericolo per l’integrità dei veicoli, delle stazioni spaziali e degli astronauti che svolgono “passeggiate spaziali”, poiché per quanto piccoli e di massa ridotta, di fatto agiscono come proiettili che viaggiano a 200 mila km all’ora e sono in grado di danneggiare i pannelli solari e di perforare le tute spaziali.

Per ammirarle sarà quindi necessario trovare una posizione di osservazione comoda e buia, lontano da luci intense, comprese quelle dello schermo dello smartphone; considerando che l’occhio umano ha bisogno di un certo tempo per adattarsi ad osservare nell’oscurità, un tempo che può essere di circa mezz’ora, di conseguenza ogni nuova luce farà stringere la pupilla e riprendere l’adattamento da capo.

Le Perseidi appariranno come veloci, piccole strisce di luce, quindi non resta che guardare in alto e godersi lo spettacolo. (30Science.com)

Alessandro Berlingeri
Adoravo parlare di Fantascienza con mia madre prima di dormire e tirar fuori strane teorie anziché ascoltare le favole della buonanotte. La conseguenza? Una laurea in Fisica all’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" con una tesi sui “Metodi per la Ricerca di Pianeti Extrasolari”. Mi dedico dal 2008 alla Divulgazione Scientifica ovunque sia possibile, nelle scuole, in grandi eventi pubblici, in musei, in grandi strutture scientifiche di Roma, radio, televisione, internet.. ovunque! Ho affiancato il tutto alle mie passioni di tutta una vita: il nuoto, la musica, il cinema ed ogni sfaccettatura nerd che si possa immaginare.