(30Science.com) – Roma, 26 lug. – Il vaccino Sputnik V, sviluppato in Russia dal Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica N. F. Gamaleja, è efficace nel neutralizzare la variante Alpha di SARS-CoV-2, mentre protegge in modo meno efficiente contro la Beta. A questa conclusione giunge un piccolo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati della Icahn School of Medicine del Mount Sinai, a New York.
Il team, guidato da Benhur Lee, ha esaminato i campioni di sangue di 12 individui in Argentina che avevano ricevuto due dosi del vaccino russo. Le sperimentazioni cliniche del farmaco, condotte dal 7 settembre al 24 novembre 2020, hanno suggerito un’efficacia del 91,6%, che però si riferisce principalmente al ceppo originale.
Per conoscere l’adeguatezza del vaccino Sputnik V nel neutralizzare le varianti emergenti, gli autori hanno utilizzato virus ricombinanti portatori delle mutazioni della proteina spike SARS-CoV-2 trovate nelle varianti Alpha e Beta e i campioni di siero di 12 partecipanti argentini. Il sangue era stato prelevato a distanza di un mese dal completamento del ciclo vaccinale.
Stando ai risultati del gruppo di ricerca, Sputnik V è sufficientemente efficace nel neutralizzare la variante Alpha (B.1.1.7), emersa per la prima volta in Inghilterra. I dati mostrano tuttavia un’attività moderatamente ridotta contro la mutazione E484K, presente in diversi varianti di preoccupazione, e un’efficacia significativamente ridotta contro la B.1.351, meglio conosciuta come Beta.
Gli scienziati sottolineano che sarà necessario proseguire le ricerche coinvolgendo coorti più numerose, ma la capacità della variante Beta e della mutazione E484K di sfuggire alla neutralizzazione anticorpale nei campioni analizzati suggerisce che il controllo di alcuni ceppi potrebbe richiedere l’aggiornamento dei vaccini attualmente in distribuzione. (30Science.com)