Valentina Di Paola

Decodificati i segnali cerebrali di un topo

(4 Maggio 2023)

Roma – Si chiama CEBRA, è un nuovo sistema di apprendimento automatico in grado di ricostruire la struttura nascosta del codice neurale. Descritto sulla rivista Nature, questo entusiasmante risultato è stato raggiunto dagli scienziati della Scuola Politecnica Federale di Losanna (EPFL). Il gruppo di ricerca, guidato da Mackenzie Mathis, è riuscito a decodificare i segnali cerebrali di un modello murino attraverso la costruzione di reti neurali artificiali in grado di catturare le dinamiche cerebrali con un grado di accuratezza senza precedenti. Gli scienziati hanno sottoposto dei topolini alla visione di un filmato in bianco e nero di un uomo che corre verso un’auto. CEBRA è stato in grado di leggere gli stimoli ricevuti dal cervello e ricostruire in un altro schermo una sequenza di immagini sorprendentemente simile a quella proiettata per gli animali.

EPFL Interview

CREDIT
EPFL/Hillary Sancutary/Alain Herzog/Allen Institute/Roddy Grieves

C’erano delle distorsioni inquietanti, osservano gli esperti, come se ci fosse un bug nel Matrix, ma questo potrebbe dipendere dal fatto che il sistema apprende dati neurali grezzi. Gli autori sottolineano inoltre che CEBRA può essere utilizzato per prevedere i movimenti del braccio nei primati e ricostruire le posizioni di un modello murino durante una corsa in un’arena. “Questo lavoro – sostiene Mathis – rappresenta un passo in avanti sostanziale verso gli algoritmi applicati alla neurotecnologia e alle interfacce mente-computer (BMI)”. I segnali cerebrali vengono ottenuti direttamente misurando l’attività cerebrale tramite elettrodi inseriti nell’area della corteccia visiva del cervello del topo, oppure utilizzando sonde in animali geneticamente modificati affinché sia visibile l’area cerebrale attiva. “CEBRA – spiega Mathis – si basa sull’apprendimento contrastivo, una tecnica che apprende come i dati ad alta dimensione possono essere organizzati, o incorporati, in uno spazio a dimensione inferiore chiamato spazio latente, in modo che punti dati simili siano vicini. Questo approccio permette di dedurre relazioni e strutture nascoste all’interno delle informazioni elaborate”. “Il sistema – conclude Steffen Schneider, altra firma dell’articolo – permette di combinare i dati in diverse modalità, come le caratteristiche dei film e i dati del cervello, e aiuta a limitare le sfumature che dipendono da come gli input siano stati raccolti. L’obiettivo finale di CEBRA sarà quello di identificare una struttura nei sistemi complessi e aiutarci a capire come il cervello possa elaborare le informazioni. Le potenziali applicazioni cliniche sono entusiasmanti e non si limitano alla ricerca neuroscientifica”. (30science.com) Valentina Di Paola

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).