Roma – L’offerta di cure alle persone con malattia renale cronica al Gemelli non ha subito mai interruzioni, neppure durante il Covid. Il punto del Direttore di Nefrologia del Gemelli, Giuseppe Grandaliano: “trattamenti emodialitici e trapianti di rene sono proseguiti al ritmo abituale”. E l’esperienza della pandemia ha lasciato in eredità le televisite, per i pazienti fuori Regione e non solo.
“Prepariamoci per l’inaspettato e sosteniamo i più vulnerabili”. Questo il tema della Giornata Mondiale del Rene (9 marzo) – https://www.worldkidneyday.org/- scelto per quest’anno e chiaramente ispirato all’esperienza pandemica, alla tragedia della guerra russo-ucraina, ai disastri naturali quali il terremoto turco-siriano, nonché agli eventi atmosferici estremi indotti dai cambiamenti climatici. Quello auspicato dalla Giornata mondiale è dunque un enorme ombrello di protezione da aprire sulle 850 milioni di persone nel mondo, interessate dalla malattia renale cronica, il doppio di quelle con diabete e dieci volte tanto quelle che vivono con un tumore. 5-10 milioni di queste persone, le fragili tra i fragili, avrebbero bisogno di accedere a una terapia sostitutiva della funzione renale (dialisi o trapianto), ‘privilegio’ concesso purtroppo solo a 2,5 milioni di loro.
“Le malattie renali – commenta il professor Giuseppe Grandaliano, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Nefrologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS e Ordinario di Nefrologia dell’Università Cattolica, campus di Roma – interessano un numero davvero importante di persone, che richiedono grande attenzione anche per la diagnosi precoce. In Italia abbiamo 50 mila persone in terapia renale sostitutiva con emodialisi e dialisi peritoneale e 25.000 con trapianto di rene. Ma dobbiamo e possiamo fare di più. Il tema di quest’anno ci riporta a questa terribile stagione di pandemia, guerre, terremoti, catastrofi climatiche naturali, cercando di attirare l’attenzione sui pazienti con malattia renale che si trovino ad affrontare queste emergenze. Soprattutto quelli in terapia renale sostitutiva rappresentano una grande sfida organizzativa e sono particolarmente vulnerabili durante queste emergenze”. Una lezione questa imparata a caro prezzo all’indomani del terribile uragano Kathrina che nel 2005 ha colpito New Orleans; dopo il passaggio dell’uragano i centri dialisi e gli ospedali degli Stati affacciati sul golfo del Messico si sono trovati in grande difficoltà nell’offrire i trattamenti dialitici e questo ha contribuito ad accrescere il già pesante bollettino di morte. Più di recente, anche il devastante uragano Ian sulla Florida (ottobre 2022), ha creato non pochi problemi alle migliaia i pazienti in dialisi della regione; senza potere accedere a questo trattamento, si accumulano rapidamente nel sangue delle tossine il cui livello può diventare fatale nell’arco di una settimana. “Insomma – commenta il professor Grandaliano – oltre ai piani pandemici,è necessario mettere a terra dei ‘piani dialisi’, in caso di catastrofi causate dall’uomo o dalla natura. Oltre alla dialisi naturalmente durante l’emergenza si possono bloccare gli ingranaggi dei trapianti e il rifornimento dei farmaci immunosoppressori. Ecco perché è necessario accendere i riflettori su questi argomenti per sensibilizzare governi e policy maker affinché pianifichino anche per gli ultimi, per i vulnerabili, i fragili, tra i quali rientrano a buon diritto i pazienti in terapia sostitutiva renale, in caso di emergenza”.
“Al Gemelli fortunatamente durante il Covid – prosegue il professor Grandaliano – non abbiamo avuto interruzioni; abbiamo continuato a lavorare sempre con la dialisi e neppure il nostro centro trapianti ha mai chiuso i battenti. L’emergenza Covid però, come per tutte le patologie croniche, ha portato ad un ritardo nelle prime diagnosi per il rallentato accesso in ospedale dei nostri pazienti. E questo, nel prossimo futuro, potrebbe tradursi in un aumento del numero di pazienti che verranno diagnosticati tardivamente, nello stadio finale della malattia renale, per i quali non potremo far altro che pensare alla sostituzione della funzione renale con la dialisi”.
Tra le eredità ‘buone’ del Covid al Gemelli il servizio di televisite, attivato negli anni della pandemia e tuttora funzionante un po’ per tutti i pazienti ma in maniera particolare per i pazienti trapiantati. Una buona fetta di questi viene da fuori Regione e le televisite sono un ottimo strumento per mantenere un contatto più stretto.
“Qui al Gemelli – conclude il professor Grandaliano – seguiamo 100 pazienti in emodialisi, 72 pazienti in dialisi peritoneale e 6 pazienti in emodialisi domiciliare. Siamo il centro più grande di dialisi peritoneale del Lazio e tra i primi 5 a livello nazionale. Lo scorso anno abbiamo effettuato 28 trapianti di rene da donatore vivente (con l’équipe del professor Jacopo Romagnoli della UOC Chirurgia Generale e dei Trapianti d’Organo e docente di Chirurgia generale, Università Cattolica, campus di Roma) e siamo leader nel Lazio e nel centro-sud e terzo centro in Italia per questa tipologia di trapianto”.(30Science.com)