Valentina Di Paola

Al CNR il punto sulle ricerche in Artico

(9 Febbraio 2023)

L’Artico rappresenta un luogo di primaria importanza e rilevanza scientifica e internazionale per l’Italia e per la ricerca, non solo in ambito ambientale, ma anche per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni collegati al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità. Questo il fille rouge emerso dal convegno “Il Programma di Ricerche in Artico (PRA). Le sfide della ricerca”, organizzato dal Dipartimento Scienze del sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente (DSTTA) del Consiglio Nazionale delle Ricerche. All’evento, tenutosi in modalità ibrida online e presso l’Aula Convegni della sede centrale del CNR, hanno partecipato scienziati, esperti, personalità politiche e presidenti degli Enti pubblici di ricerca rappresentanti del Comitato Scientifico Artico (CSA). Ad aprire i lavori, la Presidente del CNR Maria Chiara Carrozza. “Quest’anno si celebrano i cento anni dalla fondazione del nostro ente di ricerca – ha affermato Carrozza – ma credo che il Centenario del CNR rappresenti anche una festa della ricerca in generale. L’Artico riveste un ruolo davvero importante e centrale per la ricerca e allo stesso tempo ha un valore strategico di grandissima importanza, non solo come luogo remoto, indispensabile per l’analisi e il monitoraggio dei cambiamenti climatici, ma anche per la definizione degli equilibri geopolitici internazionali”. Dopo i saluti iniziali e istituzionali, hanno preso la parola Gilberto Dialuce, presidente dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e Nicola Casagli, presidente dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS). I rappresentanti hanno evidenziato l’impegno italiano nell’Artico e le sfide che dovranno essere affrontate in futuro per monitorare, proteggere e comprendere le peculiarità della regione. “L’Artico collima diversi piani – ha spiegato Carmine Robustelli, inviato speciale per l’Artico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) – favorendo l’interazione tra il mondo della ricerca, della politica, delle imprese e degli affari esteri. Attualmente, il CSA è composto da otto Stati membri, sei Working group, 13 Stati osservatori e sei partecipanti permanenti. Questa task force si occupa della gestione di iniziative e interventi mirati alla ricerca e al monitoraggio dell’Artico, allo scopo di individuare strategie di intervento efficaci per contrastare l’emergenza climatica”. La collaborazione internazionale e interdisciplinare è fondamentale in questo senso. In Artico è infatti possibile studiare l’andamento dei cambiamenti climatici, la contaminazione di microplastiche, ma anche i fenomeni sismici e ambientali attraverso una chiave di lettura unica e peculiare. “Dal 1979 a oggi – ha riportato Peter Wadhams, docente presso l’Università di Cambridge e membro del CSA – circa i tre quarti del ghiaccio presente nella regione artica è andato perso. A causa della fuliggine e della polvere che si depositano in atmosfera, inoltre, le distese glaciali della Groenlandia hanno assunto una colorazione grigiastra, che accentua gli effetti del riscaldamento climatico”. “La cattiva notizia – ha aggiunto Fabio Trincardi, Direttore del DSTTA – è che le probabilità di tornare alle condizioni iniziali sono veramente scarse, e tutte queste trasformazioni che il pianeta sta subendo saranno in gran parte irreversibili. Per contrastare le conseguenze negative dobbiamo continuare a monitorare i dettagli del cambiamento climatico e ridurre drasticamente il livello di inquinamento atmosferico di origine antropica”. La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato Carlo Barbante, dell’Inter-Agency Standing Committee (IASC), Giovanni Macelloni, dell’Istituto Idrografico della Marina Militare (IMM), Luca Pietranera, di e-Geos e Aldo Pigoli, della Società italiana per l’organizzazione internazionale (SIOI). “Salvaguardare il pianeta – hanno concluso gli esperti – significa proteggere non solo il benessere degli ecosistemi, ma anche la salute umana”. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).