(30Science.com) – Roma, 22 nov. – Non è così stretto il legame tra diversità genetica e lingue. Anzi, più si esplora la diffusione della diffusione delle popolazioni umane sul Pianeta , più si scoprono casi in cui questo assioma, sembra vacillare. L’ultima prova è emersa dal lavoro condotto da Chiara Barbieri all’Università di Zurigo, che su Pnas ha pubblicato un articolo in cui mette in fila i risultati ottenuti da un nuovo database, chiamato Genes and Languages Together (GeLaTo)che rappresenta una risorsa genomica ad alta risoluzione progettata per la ricerca multidisciplinare sulla diversità culturale e linguistica umana..
GeLaTo raccoglie informazioni su quasi 4,000 individui, ciascuno caratterizzato con 597.573 markers genetici. Questi markers sono polimorfismi a singolo nucleotide, variazioni del materiale genetico che dipendono da un unico nucleotide, ovvero le unità ripetitive costitutive del DNA e dell’RNA. La diversità di questi markers evolve con il tempo, e si può analizzare per ricostruire una rete di parentela tra le popolazioni umane. Il team, guidato da Chiara Barbieri, ha esaminato la teoria del naturalista inglese Charles Darwin, secondo cui i percorsi evolutivi della lingua e della genetica potrebbero in qualche modo essere collegati. La maggior parte delle popolazioni che parlano lingue appartenenti alla stessa famiglia linguistica, osservano gli autori, sono anche molto simili dal punto di vista genetico. Allo stesso tempo, però, quando si verifica un contatto linguistico con gli idiomi delle popolazioni limitrofe geneticamente distanti, possono emergere delle discrepanze. Stando a quanto emerge dall’indagine, queste discrepanze potrebbero rappresentare fenomeni regolari della storia umana piuttosto che eventi eccezionali. Ciò sarebbe in contrasto con le ipotesi di Darwin. In particolare, gli scienziati hanno identificato circa il 20 per cento di discrepanze nelle popolazioni geneticamente vicine a gruppi linguisticamente non correlati. Questi disallineamenti si ritrovano anche nel confronto delle scale temporali genetiche e linguistiche, con divergenze genetiche fino a 10mila anni più antiche delle divergenze linguistiche. Osservato in tutto il mondo, questo fenomeno sembra piuttosto regolare nella storia umana. Allo stesso tempo, i ricercatori sottolineano che solo la metà delle famiglie linguistiche in GeLaTo sono geneticamente più coese del previsto in autocorrelazioni spaziali. Abbiamo raggiunto a Zurigo, Chiara Barbieri.
Quali sono i principali risultati di questa ricerca?
La scoperta della presenza sistematica di “mismatch” tra diversità genetica e linguistica. Questi mismatch corrispondono a popolazioni che non hanno relazioni genetiche e linguistiche allineate, ad esempio popolazioni geneticamente non imparentate con i loro vicini ma che parlano la loro lingua, o popolazioni geneticamente imparentate con i loro vicini ma che parlano una lingua molto diversa. Abbiamo quantificato questi casi di mismatch a circa un quinto dei casi totali esaminati. Allo stesso tempo, molte alter popolazioni sono in match, con profili linguistici e genetici affini.
Avete usato anche campioni di DNA antico?
In questo studio non abbiamo usato il DNA antico: gli individui ritrovati in scavi archeologici non parlano! E’ molto difficile associare lingue a resti umani del passato antico. Ci siamo concentrati su studi di popolazioni viventi, valutando tutte le informazioni a nostra disposizione per fare un accurato link con la lingua parlata da quelle popolazioni.
Questo cosa implica sotto il profilo della comprensione dell’evoluzione delle popolazioni umane?
Il nostro studio rappresenta uno step in più per capire le dinamiche di trasmissione linguistica nell’uomo, e potenzialmente le dinamiche di trasmissione culturale in senso lato. Riuscire a definire e quantificare questi aspetti della biologia e della cultura umana può aprire le porte a modelli evoluzionistici più accurati.
Quali sono le differenze più marcate che sono state rilevate? Ci sono dei casi particolari da segnalare?
Una differenza marcata nella distribuzione di matches e mismatches a livello globale la troviamo in Europa, dove i profili genetici e linguistici appaiono tendenzialmente in corrispondenza. Questo puo’ avere contribuito in passato all’impressione che la corrispondenza geni e lingue fosse la norma, essendo i primi studi naturalmente eurocentrici per disponbilita’ di dati linguistici e genetici. Anche in Europa ci sono casi di mismatch: uno dei piu’ famosi e’ il caso dei parlanti Ungheresi, che mantengono una lingua di origine Siberiana nonostante la parentela genetica con i vicini centro Europei. Nel nostro paper abbiamo anche descritto il caso dei Maltesi, geneticamente molto vicini alla Sicilia, ma con influenze genetiche da tutto il bacino mediterraneo. A Malta si parla una lingua semitica, della famiglia Afro-Asiatica: una delle lingue che sono arrivate in questo crocevia di popoli.
E in Italia?
In Italia c’è una alta diversità genetica che in principio corrisponde abbastanza con la divisione delle famiglie linguistiche principali (mi riferisco a quelli che chiamiamo comunemente dialetti). E’ interessante il caso della Sardegna, geneticamente distinta nel panorama Europeo. In Sardegna ancora si parla il sardo, ma la maggioranza della popolazione parla italiano. In questo senso c’è una discontinuità genetica con le altre popolazioni della penisola, che hanno acquisito l’italiano come lingua comune. (30Science.com)