Emanuele Perugini

Ricerca Italiana: Scheggia (Unimi), altruismo “Nostro obiettivo è trovare bersagli farmacologici”

(24 Ottobre 2022)

Diego Scheggia, Università degli studi di Milano – Istituto Italiano di Tecnologia
Credits: Istituto Italiano di Tecnologia – © IIT

(30Science.com) – Roma, 24 ott. – “Il fine ultimo della nostra ricerca è ovviamente acquisire una conoscenza sempre più dettagliata per individuare bersagli farmacologici per lo sviluppo di terapie mirate”. Lo ha spiegato a 30Science.com Diego Scheggia, dell’Università di Milano, principale auore di una ricerca, appena pubblicata su Nature Neuroscience, realizzata in collaborazione con alcuni ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologie (IIT) in cui viene descritto il modello di funzionamento neurologico dei meccanismi che regolano lo sviluppo di atteggiamenti di altruismo e di egoismo nel mondo animale.

Questo modello neurobiologico che avete appena scoperto sui topi, puo’ essere utile per capire anche quello dell’uomo e come?

Si certamente. Tra uomo e roditori, tra cui il topo, ci sono enormi differenze di specie, ovviamente, ma anche tantissimi punti in comune, sia di tipo genetico sia di tipo fisiologico. Inoltre il topo è un animale sociale, che vive secondo una organizzazione collettiva, e questo lo rende un ottimo modello per lo studio. Lo studio sul topo però ci permette ci raggiungere una conoscenza più specifica a livello cellulare, che in virtù delle omologie tra uomo e topo, potrebbe consentire di individuare meccanismi patologici associati a deficit sociali e del comportamento.

Che tipo di patologie possono essere correlate a questo meccanismo nell’uomo?

Sono interessate tutte quelle condizioni patologiche associate a disfunzioni dei processi decisionali e deficit sociali come avviene in molte psicopatologie, condizioni psichiatriche e malattie neurodegenerative.

Siete anche riusciti a individuare un fattore di regolazione di questo processo che puo’ essere target per eventuali terapie?

Lo studio si è focalizzato sul circuito cerebrale coinvolto nelle scelte prosociali e sulla sua attivazione durante questo tipo di decisioni e comportamenti. II fine ultimo è ovviamente acquisire una conoscenza sempre più dettagliata per individuare bersagli farmacologici per lo sviluppo di terapie mirate che al momento non esistono per i deficit di tipo sociale. (30Science.com)

 

Emanuele Perugini
Sono un giornalista. Sono nato nel 1970 e ho cominciato a scrivere nel 1994. Non ho più smesso. Nel corso della mia carriera ho scritto molto di scienza, di ambiente, di salute cercando di portare la scienza e la profondità dell'analisi scientifiche in ogni ambito di cui mi sono occupato.