Valentina Di Paola

A scuola il soffitto di cristallo inverte genere: i prof premiano di più le ragazze

(18 Ottobre 2022)

(30science.com) – Roma, 18 ott. – In fondo lo abbiamo sempre saputo: a scuola le ragazze vanno meglio dei ragazzi. Ma non sempre dietro a questo c’è una imparzialità di giudizio. Anzi, secondo i risultati di uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Trento i cui risultati sono stati pubblicati sul British Journal of Sociology of Education, sembra proprio che dietro a questa preferenza ci possa essere un pregiudizio.  diffuso in modo sistemico, indipendentemente dalla materia e dalle caratteristiche degli insegnanti.

Il team, guidato da Ilaria Lievore, ha coinvolto 38.957 studenti, di età compresa tra 15 e 16 anni, per valutare i divari di genere nel rendimento scolastico. Nei test standardizzati, le ragazze tendono a ottenere risultati migliori nelle discipline umanistiche, nelle lingue e nelle capacità di lettura, mentre i ragazzi sono associati a punteggi più elevati nelle materie scientifiche. Quando, però, si esaminano i voti assegnati dagli insegnanti, le controparti femminili sembrano premiate con una maggiore frequenza in tutte le discipline. Stando a quanto emerge dall’indagine, i voti medi in decimi per le ragazze erano 6,6 e 6,3 rispettivamente per lingue e matematica, mentre le controparti maschili riportavano di media 6,2 e 5,9 per le stesse materie. Secondo l’analisi, quando due studenti di genere opposto con competenze paragonabili in una materia venivano valutati, la ragazza era più facilmente associata a un voto migliore.

Solo due fattori risultavano in grado di influenzare questa dinamica, e solamente con la matematica. Le classi più numerose, le scuole tecniche e accademiche erano infatti legate a un divario maggiore rispetto ai gruppi più esigui e alle scuole professionali.

“I dati – ha detto a 30Science.com, Ilaria Lievore – si riferiscono a studenti italiani in seconda superiore. Il gap nel voto tra maschi e femmine è simile su tutta la distribuzione delle competenze misurate con il test INVALSI. La nostra misura di voto dell’insegnante si riferisce al voto nella pagella del 1 semestre, riportata dal Miur e presente nel dataset Invalsi. Nel nostro campione – ha aggiunto – nel nostro campione sono circa 30% maschi e 70% femmine per matematica, mentre per italiano sono circa 16% maschi e 84% femmine e il nostro modello statistico ci permette di ponderare queste differenze di genere”.

È probabile, osservano gli autori, che gli insegnanti tendano a favorire gli studenti che esibiscono comportamenti tradizionalmente femminili, come la tranquillità e la pulizia, oppure che i voti più elevati possano rappresentare un modo per incoraggiare le ragazze, generalmente meno ferrate in determinate materie. Gli autori dello studio spiegano che i pregiudizi nei confronti dei ragazzi nelle scuole italiane sono considerevoli e potrebbero avere conseguenze a lungo termine.

“C’è una forte correlazione tra voti più alti e risultati educativi desiderabili – afferma Lievore – come ottenere più facilmente l’ammissione all’università e una minore probabilità di abbandono scolastico. Risultati scolastici migliori sono invece collegati a guadagni più alti, un lavoro migliore e una migliore soddisfazione della vita”. “Anche in altri paesi europei si registra un divario di genere nell’assegnazione dei voti – conclude Lievore – ma le motivazioni alla base di questa discrepanza potrebbero variare tra le diverse nazioni. Sarà opportuno continuare ad approfondire le ricerche, considerando anche i voti di fine anno e non solo le valutazioni intermedie”. “Per affrontare questa situazione – conclude Lievore – una strategia potrebbe essere rendere più consapevoli gli insegnanti da un lato, e dall’altro magari cercare di valutare gli studenti nel corso dell’ anno con diverse tipologie di test. Infine, noi consideriamo sia professori maschi che femmine che nel nostro campione sono circa 30% maschi e 70% femmine per matematica, mentre per italiano sono circa 16% maschi e 84% femmine. (30science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).