Roma – Un’analisi condotta dall’Università di Göteborg e pubblicata sull’American Journal of Cardiology rivela che molti giovani colpiti da morte cardiaca improvvisa avevano mostrato sintomi evidenti e si erano rivolti a un medico nei mesi precedenti. Lo studio suggerisce che un uso più diffuso dell’elettrocardiogramma (ECG) potrebbe permettere di identificare precocemente le persone a rischio e prevenire decessi evitabili.
La ricerca, guidata dalla cardiologa Matilda Frisk Torell della Sahlgrenska Academy e del Sahlgrenska University Hospital, ha esaminato tutti i casi di morte aritmica improvvisa in Svezia tra il 2000 e il 2010 in giovani tra 1 e 35 anni. Su 149 casi analizzati, un terzo delle vittime aveva richiesto assistenza medica nei sei mesi precedenti la morte, spesso per svenimenti o palpitazioni, sintomi che erano venti volte più frequenti rispetto al gruppo di controllo.
Quasi una persona su cinque presentava un ECG anomalo prima del decesso. “È sorprendente quanto spesso i ragazzi si fossero rivolti a un medico poco prima dell’evento – ha detto Frisk Torell –. Questo indica che abbiamo un margine concreto per riconoscere chi è a rischio prima che accada l’imprevedibile”.
Secondo Mats Börjesson, professore di fisiologia dell’esercizio alla Sahlgrenska Academy, “più comprendiamo i sintomi e le alterazioni dell’ECG che possono precedere una morte aritmica improvvisa, meglio possiamo individuare chi rischia di più”. I risultati sottolineano la necessità di prendere sul serio gli episodi di perdita di coscienza o convulsioni nei giovani e di includere sistematicamente l’ECG nei controlli clinici di routine.(30Science.com)
