Lucrezia Parpaglioni

Tumori: gli uomini preferiscono rimanere bloccati nel traffico piuttosto che parlare di salute della prostata

(4 Novembre 2025)

Roma – Oltre un terzo degli uomini, il 38%, preferisce affrontare situazioni stressanti, come vedere la propria squadra perdere una partita importante o rimanere bloccati nel traffico, piuttosto che discutere della propria salute della prostata. Lo rivela un sondaggio di Orlando Health, guidato dall’ urologo Jay Amin. “L’ingrossamento della prostata colpisce circa il 60% degli uomini entro i 60 anni, con una percentuale che sale fino all’80% entro gli 80 anni”, ha affermato Amin. “Molti uomini provano diversi farmaci o terapie mini-invasive per alleviare i sintomi urinari, ma il sollievo è di breve durata; ora siamo in grado di offrire una procedura che raramente deve essere ripetuta; solo circa l’1% dei pazienti necessita di un altro trattamento, anche dopo 20 anni”, ha aggiunto Amin. L’attenzione dello studio si concentra su come lo stile di vita, l’uso dei servizi sanitari e l’educazione possano incidere significativamente sul benessere degli uomini.

Le indagini sulla consapevolezza della prostata mostrano che molti uomini tendono a rimandare discussioni mediche relative a sintomi urinari o ridotta funzione sessuale, con notevoli ripercussioni su diagnosi tempestive e percorsi terapeutici. In parallelo, le innovazioni in urologia e chirurgia mininvasiva offrono nuove opzioni per alleviare sintomi e migliorare la qualità della vita: procedure meno invasive, recuperi rapidi e minori disagi post-operatori rappresentano un passo avanti nelle scelte dei pazienti, che sempre più spesso cercano soluzioni efficaci con rischi ridotti. L’importanza di una comunicazione chiara tra pazienti e medici emerge come tema centrale: educazione sanitaria, prevenzione e diagnosi precoce non sono solo responsabilità individuale ma obiettivo condiviso tra professionisti sanitari e istituzioni, con conseguenze dirette sul benessere della popolazione maschile. Gli esperti sottolineano che la consapevolezza cresce quando le informazioni sono accessibili e presentate in modo comprensibile, e che campagne di prevenzione mirate possono ridurre ritardi diagnostici, aumentare la partecipazione a controlli regolari e incentivare stili di vita salutari. Anche l’uso di tecnologie emergenti e l’adozione di nuove pratiche cliniche richiedono trasparenza, valutazione di efficacia e attenzione alle esigenze patient-centered, affinché i progressi si traducano in benefici concreti per chi è a rischio di patologie prostatiche. Infine, la cultura della prevenzione deve diventare una norma sociale: incoraggiare dialoghi aperti, promuovere vaccini o screening dove opportuni, adottare abitudini che favoriscano un sonno regolare, una dieta equilibrata e un’attività fisica costante, possono contribuire a una riduzione complessiva del carico medico legato alle patologie prostatiche e a una migliore qualità della vita per gli uomini in diverse fasi della vita. Se l’orizzonte resta ancora oggetto di studio, la direzione sembra chiara: maggiore sensibilizzazione, accessibilità facilitata ai servizi sanitari e un dialogo continuo tra pazienti, operatori sanitari e decisori per trasformare le conoscenze scientifiche in azioni concrete che proteggano la salute prostatiche e, in generale, la salute maschile.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.