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Figli pelosi: in arrivo il libro che svela rischi, emozioni e verità della nuova genitorialità animale

(28 Ottobre 2025)

Roma – Un team internazionale di veterinari guidato da Tanya Stephens, con contributi di Eddie Clutton, Polly Taylor e Kate Williams, pubblica “Pet Parenting: The New Ethics”, libro destinato a scuotere le certezze consolidate sul rapporto uomo-animale nel terzo millennio. Il libro approfondisce il fenomeno crescente della cultura del “figlio peloso”, cioè animali domestici elevati a veri e propri membri della famiglia, spesso trattati come bambini. L’opera, già bestseller nel circuito scientifico e nelle comunità animaliste, accende il dibattito su salute, benessere e diritti degli animali in una società dove la natalità umana è in calo e il ruolo del pet si trasforma.

“Abbiamo voluto smascherare miti e contraddizioni di questa nuova affettività,” dichiara Tanya Stephens. “I cani e i gatti sono fantastici compagni, ma non sono bambini: ignorare la differenza può creare danni profondi, sia per la psicologia delle persone che per il benessere stesso dell’animale.” Il gruppo di veterinari rivisita decenni di studi sulla domesticazione, mostrando come le spinte emotive degli umani abbiano inclinato il patto naturale con i quattro zampe, generando effetti insidiosi. “Il punto critico – spiega Eddie Clutton – arriva quando il desiderio di maternità o paternità frustrato trova sfogo nella cura ‘umana’ del pet. È allora che nascono i problemi: ansia da separazione, disturbi comportamentali, incomprensione dei veri segnali dell’animale.”

Il libro è ricco di casi reali e testimonianze raccolte dai reparti veterinari di Inghilterra, Australia e Italia. Viene descritto il boom di richieste di consulenza per disturbo ossessivo dell’attaccamento tra umano e animale, con padroni che vestono il cane, lo portano al nido, gli organizzano feste di compleanno, fino a trascurare la necessità di gioco libero, socialità tra simili, rispetto dei cicli biologici. “Non c’è nulla di sbagliato nell’amare intensamente il proprio pet,” chiarisce Polly Taylor, “ma la proiezione delle fragilità umane rischia di confondere del tutto i codici comunicativi. Gli animali hanno bisogni diversi dai nostri, e il loro benessere passa dalla libertà, dal rispetto dei ritmi naturali, dalla possibilità di vivere emozioni e frustrazioni normali per la loro specie.”

Il testo non punta il dito sulle emozioni, ma invita a una consapevolezza nuova. “Serve conoscenza – afferma Stephens – e serve anche cultura veterinaria. Il ruolo dei professionisti è suggerire comportamenti corretti, scoraggiare l’umana tentazione di sostituire la genitorialità vera con quella animale. La felicità di un cane non somiglia a quella di un bambino, e il tentativo di colmarli gli stessi vuoti di affetto non produce armonia, ma spesso dolore nascosto.”

Numerosi capitoli analizzano le radici sociali del fenomeno: il calo della natalità, il costo crescente della genitorialità umana, le nuove famiglie monogenitoriali, la diffusione della solitudine urbana. “Oggi gli animali hanno un ruolo terapeutico indiscutibile,” nota Kate Williams, “ma il benessere del pet va garantito con equilibrio, non con eccessi.” Il libro affronta anche le ripercussioni etiche e filosofiche, citando le analisi di Peter Singer, Martha Nussbaum e le posizioni recenti di Papa Francesco, che ha invitato a non confondere i piani e a riflettere sulle conseguenze per la società umana e animale. “La cultura del pet come figlio può portare a una maggiore tutela legale, ma anche a pratiche disfunzionali come l’iper-protezione o il sovraffollamento di animali nei rifugi,” spiega Stephens. “Pet Parenting: The New Ethics” si chiude con una guida pratica: consigli per costruire una relazione sana, riconoscere le esigenze dell’animale e favorire la crescita affettiva della persona senza compromettere la natura del pet. Il libro diventa dunque uno strumento per genitori animali, veterinari, educatori cinofili e chiunque si interroghi sulle scelte emotive del nostro tempo. “Lanciare un messaggio di responsabilità è oggi un atto etico fondamentale,” conclude Stephens. “Un animale non è un surrogato del figlio, ma un compagno da rispettare, conoscere e proteggere.”(30Science.com)

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