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Grazie all’esposizione precoce alle arachidi diminuiscono le allergie alimentari

(20 Ottobre 2025)

Roma – Osservata una significativa riduzione nei tassi di diagnosi di allergie alimentari IgE-mediate totali e alle arachidi, in seguito all’adozione di linee guida cliniche che promuovono l’introduzione precoce delle arachidi nell’alimentazione dei neonati. Lo rivela uno studio guidato da Stanislaw Gabryszewski, e David Hill, entrambi della Divisione di Allergologia e Immunologia del Children’s Hospital of Philadelphia, CHOP, pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics. L’allergia alle arachidi rappresenta una delle più prevalenti allergie alimentari IgE-mediate in età pediatrica negli Stati Uniti. Storicamente, la gestione di questa condizione ha favorito l’evitamento precoce. Tuttavia, uno studio del 2015 ha dimostrato che l’esposizione controllata alle arachidi nei neonati a rischio, tra i 4 e gli 11 mesi, poteva ridurre il rischio di sviluppare l’allergia alle arachidi dell’81%. Questo ha portato all’elaborazione e alla diffusione di linee guida cliniche, pubblicate nel 2015, 2017 e 2021, che raccomandano l’introduzione precoce degli allergeni maggiori. Nonostante la solidità dei dati dello studio, l’impatto di questi interventi di salute pubblica a livello di popolazione è rimasto oggetto di indagine. I ricercatori hanno condotto uno studio retrospettivo utilizzando i dati delle cartelle cliniche elettroniche della rete multistatale American Academy of Pediatrics Comparative Effectiveness Research through Collaborative Electronic Reporting. Lo studio ha confrontato i tassi di diagnosi di allergie alimentari IgE-mediate in diversi periodi temporali, in relazione all’introduzione e successiva revisione delle linee guida sull’esposizione precoce. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa nella prevalenza delle diagnosi di allergie alimentari IgE-mediate. Per quanto riguarda le allergie alle arachidi, la prevalenza è diminuita dallo 0,79% al 0,45% della popolazione in studio, confrontando il periodo pre-linee guida con il periodo successivo all’introduzione dell’addendum. Per qualsiasi allergia alimentare IgE-mediata, invece, la prevalenza totale è scesa dall’1,46% allo 0,93%. Inoltre, l’allergia alle arachidi è passata dal primo al secondo posto tra gli allergeni alimentari più frequentemente diagnosticati in questo periodo, superata dall’allergia alle uova. Gli autori stimano che l’intervento di esposizione precoce possa aver prevenuto lo sviluppo di un’allergia alimentare in circa un bambino ogni 200 esposti. I risultati forniscono la prima prova clinica di vasta portata che gli interventi di sanità pubblica basati sui risultati dello studio LEAP hanno avuto successo nel ridurre i tassi di diagnosi di allergie alimentari IgE-mediate negli Stati Uniti. “I dati disponibili suggeriscono che l’effetto di questo epocale intervento di sanità pubblica si sta verificando; sebbene la strategia di introduzione precoce non elimini completamente le allergie, la riduzione osservata è un risultato promettente che valida l’attuale approccio clinico”, ha detto Gabryszewski. Hill ha evidenziato l’importanza di una maggiore consapevolezza, istruzione e sensibilizzazione per massimizzare i risultati positivi. Studi futuri saranno necessari per ottimizzare i protocolli di introduzione precoce, concentrandosi sui parametri di tempistica, frequenza e dose per massimizzare la protezione immunologica contro le allergie alimentari. (AGI) Lucrezia Parpaglioni

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